Denominazione Basilicata

date

1889

author

Ciccotti, Ettore

title

La Basilicata [estratto 10]

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    Del suolo e dello sviluppo economico

    Di 1.067.597 ettari di superficie, secondo calcoli che risalgono a parecchi anni addietro, ma che oggi per la cresciuta emigrazione debbono ritenersi troppo ottimisti, solo 543.987 sarebbero messi a coltura o coperti di boschi. Quindi, altri 523.610 ettari, togli gli abitanti, le strade e i letti de’ fiumi e torrenti, non sono coperti di boschi, non sono messi a coltura, in massima parte non sono nemmeno pascoli pel poco sviluppo della pastorizia; sono deserti e nulla più.

    La produzione della parte messa a coltura, massimamente per i cattivi sistemi di coltivazione, è scarsa, giacché in media ogni ettaro di terra coltivata a frumento non ha fato più di sette od otto ettolitri di prodotto ed ogni ettaro di vigna non ha dato più di dodici ettolitri di vino. Vi è dunque ancora economicamente a sviluppare una sorgente di ricchezza da questo suolo abbandonato come dal seno di quella popolazione vi è una larga messe di energie intellettuali e morali da svolgere, perché in quel popolo incolto buone qualità, se anche non mature, vi sono: e ne è prova che son venute a tratti in fiore, specialmente quando chi n’era dotato ha avuto modo di trasportarsi in altro ambiente. Ma la redenzione economica della Basilicata, condizione prima di altro progresso morale, è difficile che possa compiersi unicamente da’ suoi concittadini. Manca in loro quello spirito intraprendente e quella virtù d’iniziativa ch’è tanta parte dell’impresa, e manca pur quello che è lo strumento primo del successo in questo caso, il capitale. Il movimento dei depositi e risparmi in Basilicata al 31 dicembre 1885 non era che di 3.445.394 lire superiore appena a quello della provincia di Sassari; ed in compenso il debito ipotecario era di 72.847.475 lire. E questa cifra deve essere cresciuta di molto, perché da quel punto fino a oggi, per le numerose operazioni fatte specialmente dal Credito fondiario della Banca Nazionale, si è convertito in ipotecario molta parte del debito chirografario, già, anch’esso, notevolissimo. Il rinnovamento e la redenzione economica e morale della Basilicata debbono venire inaugurati ed aiutati, per ispirito di carità patria, per sentimento alto di giustizia e per supremo interesse nazionale, anche dal resto d’Italia, da Governo e da popolo. Io non parlerò di rimedi, che, per loro stessi o pel tempo presente, possono sembrare radicali, od impossibili od eccessivi, benché io creda che solo le più profonde trasformazioni possono guarire certa sorta di mali; ma ve n’è di quelli che si scoprono a vista d’occhio e che sono di facile applicazione, e in certi casi doverosi ed urgenti.

    In Italia i capitali non abbondano sicuramente, ma quelli che più mancano sono i capitali operosi. Mentre parte de’ capitali, che pur vi sono, comunque in misura modesta, resta inerte, o viene impiegata in imprese di esito rischioso ed in campo fortemente conteso dalla concorrenza, come non tornerebbe opportuno volgerli a fecondare tanta parte di suolo, che rende poco, o giace in tutto infruttifero? Poche intraprese forse come queste sarebbero utili a chi le assumesse e vantaggiose pel paese e pel corpo sociale; giacché in una regione, dove de’ migliori metodi di coltura non si ha idea, o non si ha mezzo di attuarli e si è sbigottiti o sfiduciati dalle difficoltà vere o supposte e dalle prove di qualche insuccesso, niente riescirebbe di tanto pratica efficacia, come l’esempio.

    Sarebbe da sperare che chiunque, a cui accada di andare in quei luoghi, vi vada non per deridere e per imprecare soltanto, ma per trarne materia di osservazione e desiderio del meglio. A chi osservi e comprenda, la vista delle misere condizioni, non volute certo da quelli che ne sopportano le conseguenze, più che sdegno e disgusto, desterà pietà profonda e brama tenace di pronti rimedi.

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