Madrigali a petizione di D. Sebastiano Traetti di Altamura e di D. Leonardo Scarla di Modugno, musici eminenti, sopra le treccie di una S.ra
Son le treccie tue bionde
in tanti giri attorte
laberinto, signora
ove mai sempre Amor giace e s’asconde.
Ivi fra’ lacci intrica, e rubba (ahi, sorte!)
ben mille volte l’hora,
pubblico ladro, i semplicetti cori
quai speme non han mai d’uscirne fuori,
Ah, fiera traditora
di quel cuor che t’adora
consenti et furto et tante pene, guai?
Guarda, guarda, che fai!
Ché non ti scusa che sia ’l ladro Amore
se consenti l’errore,
poiché dee parimenti
punirsi chi fa ’l furto e chi ’l consente.
Occhi che vergognar facete il sole
perché, chiari e splendenti,
Ver me non non vi volgete
d’Amor serbando i pianti e le parole?
Sparse son forsi a i venti?
E, traditori, lo mio cuor terrete.
Ah, per Dio, non scherzate,
ché, mancandovi fe’, manca beltade.
Deh giratevi homai, siete pur tardi,
venite qua, bugiardi,
che vi farò ma pur non voglio, ahi spero
offendo me per non offender loro.
Quei saporiti baci
che già mi desti un tempo, oh me felice,
mi divorano il cuor fin da radice
come lupi rapaci
onde chiaro conosco
che nelle labra, ingannatrice, il miele
mi porgesti, e crudele
di tristezza coperto assenzio e tosco.
Credi gioco l’inganno
che mi facesti, onde ne spasmo e moro?
No, no, ch’in ingannar, giovane soro
commettesti gran danno.
E tu, scaltra, ben sai,
chi ’l danno non rifà non ha perdono
ma ’l mio danno hor ti dono
se senza mai restar mi bacierai.