Denominazione Basilicata

date

1909

author

Azimonti, Eugenio

title

Basilicata e Calabria [estratto 2]

bibliography

  • Inchiesta parlamentare sulle condizioni dei contadini nelle provincie meridionali e nella Sicilia, vol. V – "Basilicata e Calabrie", trascrizione 2, Tipografia Nazionale di Giovanni Bertero, Roma 1909, pp. 5-6

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Caratteristica delle zone delle marine è la grande estensione dei seminativi nudi, che rappresenta il 50-60% dell’estensione totale produttiva, e la non trascurabile estensione del pascolo, in prevalenza nudo. Assai probabilmente nella zona delle marine del circondario di Matera, certamente in quella del circondario di Lagonegro, per la maggiore estensione delle aree di denudazione prevalente delle formazioni argillose plioceniche, conseguenza della più vasta e più profonda opera di erosione delle acque di pioggia, il pascolo nudo e quello cespugliato (lentisco) saranno rappresentati da una percentuale più forte.

La zona delle marine è la zona della cerealicoltura estensiva o delle masserie cerealicole, coi greggi e gli armenti pascenti nel periodo invernale, come comportano la mitezza del clima e l’umidità, dando luogo a una discreta produzione erbacea invernale.

Caratteristica della zona montuosa è la grande estensione del pascolo e del bosco (solo in parte, non totalmente, pascolabile) di fronte a quella del seminativo nudo. Il pascolo (in gran parte nudo) ed il bosco (in gran parte di alto fusto) rappresentano poco più della metà (54%) dell’estensione produttiva. Il seminativo nudo, ridotto a poco più di un terzo dell’estensione totale produttiva, è nella generalità, dotato di attitudini produttive assai scarse.

È suolo generalmente poco profondo e povero, ripido, di montagna. Per dirla col geologo De Lorenzo, prevalgono di gran lunga le aree dove si ha, nella migliore delle ipotesi, cioè quando non abbiasi denudazione prevalente, equilibrio tra il disfacimento superficiale dei terreni e il lavoro di ablazione del suolo per opera delle acque, anziché quella dove si verifica l’accumulo del suolo formatosi autogenamente per decomposizioni della roccia.

È la zona dei miseri terratichieri o terraticanti a grano, a canone fisso o parziario, bracciali, o zappatori, che dir si vogliano.

Le colture arboree rappresentano in entrambe le zone una percentuale piccola della totale superficie produttiva, variabile dal 3,8 al 6,1 per cento; in ciò poco differiscono.

La differenza è però grande nella qualità delle colture e nella quantità dei prodotti per le colture che si riscontrano in entrambe.

La zona delle marine è, climatericamente, per eccellenza la regione dell’ulivo e del mandorlo; in piccola parte anche degli agrumi; la vite vi prospera e dà vini liquorosi o da taglio. Per contro, le condizioni climatiche non sono favorevoli alla cerealicoltura, né alle produzioni erbacee in genere.

La zona montuosa non offre in nessun punto condizioni climatiche molto propizie a nessuna delle colture arboree predette; alberga, è vero, su notevole estensione la vite, ma questa dà solo in pochi luoghi favoriti vini da pasto ottimi per qualità, ma in quantità limitata; senza contare che dovunque è assai più costosa di quello che sia alle marine la difesa dalle malattie crittogamiche. L’ulivo si trova qua e là miserevole per sviluppo, deficientissimo e, quasi direbbesi, mancante di produzione. La zona montuosa è invece climatericamente regione atta alla produzione di cereali e in genere delle colture erbacee; ma le terre ripide, poco profonde, limitano per altro riguardo la possibilità di forti produzioni, quali sarebbero consentite dal clima.

Climatericamente regione adatta in sommo grado alla vite ed anche all’olivo è la zona media o centrale o collinare. Ciò non vuol dire che queste attitudini produttive di somma importanza, perché non modificabili per opera dell’uomo, siano per tutta la estensione superficiale di essa utilizzate. Anzi lo sono per una parte assai limitata, eccezione fatta per l’oasi costituita dalle colline arborate del Melfese, che può dirsi un grande vigneto-uliveto, includente dei tratti di seminativo nudo. Difatti il 45,8% della superficie complessiva soggetta a produzione agricola è occupata dalle colture arboree e promiscue e il 45,2 per cento dal seminativo nudo, ossia dai cereali, ecc. Il pascolo, l’incolto, il bosco, rappresentano meno del decimo della superficie totale. Per tutta la restante parte della zona media o del colle o centrale che si estende nel circondario di Lagonegro, la quercia e il cerro per la ghianda tengono ancora luogo della vite e dell’ulivo in gran parte del territorio. Abbondano, cioè, ancora le estensioni a pascolo arborato, anziché i vigneti, gli uliveti, che il clima, se non sempre il terreno, consentirebbe si sviluppassero ottimamente.

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