Denominazione Basilicata

date

1909

author

Azimonti, Eugenio

title

Basilicata e Calabria [estratto 3]

bibliography

  • Inchiesta parlamentare sulle condizioni dei contadini nelle provincie meridionali e nella Sicilia, vol. V – "Basilicata e Calabrie", trascrizione 2, Tipografia Nazionale di Giovanni Bertero, Roma 1909, pp. 5-6

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Lasciando le distinzioni agronomiche per accennare a quelle demografiche, si presenta interessante lo studio della densità della popolazione per ciascuna zona nell’ambito del circondario di Melfi e di quello di Potenza. Riferendo alla superficie soggetta a produzione, quale noi l’abbiamo ottenuta col calcolo sommando le cifre catastali, la popolazione presente o di fatto al 1901, si avrebbe, per ciascun circondario, la seguente densità media:

- Circondario di Melfi: ettari 146.277, popolazione 108.085, densità per kmq 74 circa.

- Circondario di Potenza: ettari 284.506, popolazione 160.046, densità per kmq 56 circa.

[…] La forte densità di popolazione della zona collinare arborata del Melfese si spiega benissimo pensando che il 45,8 per cento di quella superficie di ettari 22.961 è occupato da vigneti, vigneti-oliveti, oliveti, orti, canneti, seminativi arborati, cioè da colture che hanno, anche con raccolti non molto forti (come realmente si hanno nel Vulture, per le vigne almeno) una intensità di produzione doppia ed anche tripla di quella dei seminativi nudi.

Ciò che sorprende invece è la densità di popolazione maggiore nell’ampia zona montuosa del Potentino, anziché nella zona delle marine nello stesso circondario; mentre, in relazione alla scarsa produttività del territorio della zona montuosa in confronto di quella orientale, dovrebbe essere il contrario. Anche per il MelfeseMelfese montuoso è forte una densità di 55, in confronto di quella di 58 della zona della Puglia, ossia zona orientale.

La chiave di volta di questo fenomeno è da ritrovare, sembraci, nelle condizioni di salubrità del territorio per rispetto alla malaria, che impera grave, gravissima per tutta la zona delle marine, a tal segno che perfino l’abitato, e non solo le campagne di certi Comuni, ne è afflitto; mentre è molto lieve e non esiste da per tutto nella zona montuosa. Il territorio meno suscettibile di cultura è più salubre; le terre pianeggianti, più ricche, sono malariche in sommo grado.

Così la popolazione si è addensata non dove la produzione era maggiore, ma dove la salute era meno insidiata dal terribile flagello delle febbri malariche.

Evidentemente questa condizione di cose ha potuto reggere soltanto per un periodo di tempo non lungo e fintantoché tra la zona orientale e quella occidentale sussistettero rapporti di produzione di grande importanza, come accadeva quando nel periodo estivo salivano ai monti i molti armenti e i molti greggi, che avevano svernato nelle marine. Quando tali rapporti cessarono in gran parte, per effetto di molte cause, non ultima il disboscamento, e quando le molte terre improvvidamente messe a coltura cessarono, per esaurimento e spogliazione meccanica, di dare produzioni appena appena mediocrissime, s’iniziò nella zona montuosa e divenne più intenso il fenomeno migratorio; mentre nella zona delle marine tale fenomeno non arrivò e non è arrivato ancora alle proporzioni impressionanti della zona montuosa.

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