DAI FANTASMI DI CRACO ALLA RISORTA ROTONDELLA
La Basilicata di Levi e il nuovo Texas
Craco, fino a quel giorno del 63, era un borgo di circa mille abitanti che si ergeva sulla cima di una rupe a dominare le vallate tra i fiumi Agri e Cavone, un grappolo di case abbarbicate ai piedi del castello, da dove la vista spazia su un panorama che colma non solo gli occhi ma anche i polmoni, per la voglia di respirare a fondo quest'aria pura di Lucania fino a stordirsi, quassù, tra i fantasmi di un lungo e tormentato passato. Craco, l'antica Graculum, vedendola così, con qualche capra che si affaccia al terzo piano di una casa e gli inferociti cani da pastore, soli, che chissà perché portano qui le greggi a brucare l'erba cresciuta nelle crepe dei pavimenti, non si direbbe mai che fu sede universitaria nel 1276, nel periodo più fiorente, poi, mezzo millennio più tardi, durante la Repubblica Partenopea, si appassionò a tal punto agli ideali libertari da subire la spietata repressione dei borbonici. Erano anche i tempi dei 'briganti", termine alquanto vago che comprendeva volgari tagliagole e galantuomini ribelli: comunque, nel 1862 i soldati ne catturarono una ventina sui monti intorno e li portarono qui, per fucilarli sul sagrato della chiesa di San Vincenzo, come monito ai notabili di Craco che pare offrissero loro appoggi, o quanto meno tolleranza. Alla fine dell'800 iniziò la snervante serie di smottamenti, culminati nella frana del 1963: Craco era condannata, e le mille anime trasmigrarono a valle, in contrada Peschieracontrada Peschiera.
Siamo nella terra immortalata da Carlo Levi in Cristo si è fermato a Eboli
, e Aliano, dove visse da confinato politico, è qualche montagna più in là, oltre il fiume Sauro che confluisce nell'Agri. Levi venne mandato qui nel 35. E la Lucania, anziché annichilirlo con i suoi smisurati spazi rarefatti, lo ammaliò.
Scendendo verso sud, si supera il lago di Gannano e poi l'ennesimo fiume, il Sinni, e in un saliscendi di colline che prendono gradualmente il posto dei monti, la strada si inerpica verso Rotondella, a circa seicento metri, e da quassù si percepisce già il profumo del mare che il vento porta dalla costa jonica, dove sbarcarono gli achei nell’VIII secolo a.C. e fondarono Heraclea, colonia lucana della Magna Grecia. Avevano seguito le rotte tracciate dai mercanti micenei, desiderosi di constatare se fossero veri i racconti tramandati da generazioni di una terra fertile solcata da tanti fiumi, e qui portarono una cultura progredita e conoscenze avanzate in agricoltura, allevamento e navigazione: non fu conquista ma graduale integrazione con le popolazioni locali, che sviluppò una civiltà autonoma, economicamente forte. E così, nell'unica pianura della regione, sorsero templi, agorà e fortezze: i parchi archeologici di Policoro e Metaponto, con i relativi musei, permettono di rivivere quell'epoca di splendori. La Rotunda Maris medievale venne distrutta dai saraceni alla fine del XV secolo, poi caparbiamente ricostruita a partire dal 1518, e oggi vanta orgogliosa il soprannome di 'balcone dello Jonio": Rotondella è una spirale di vicoli che avvolgono la cima di due colli, sovrastati dalla cinquecentesca torre di avvistamento, e il panorama si spalanca fino al mare, sulla linea piatta delle spiagge tra Nova Siri, al limite della Lucania, e Rocca Imperiale, già terra di Calabria. Tutto intorno, si distinguono i comuni di ben tre province, Taranto, Matera e Cosenza. Ciò che invece non si vede da Rotondella, è la selva delle torri di trivellazione. Dicono che la Basilicata potrebbe diventare "il Texas d'Italia". Stanno scavando pozzi proprio nelle aree più integre della regione: che ne sarà di tanta bellezza, quando il Dio Petrolio corromperà tutto?
Pino Cacucci