Formulario di petitioni, responsioni e repplicationi per Astorre II Manfredi, signore di Faenza

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XXXVI

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Risposta ala sopraditta peticione cum benigitade e confessione del delinquente.

summary

Il signore accorda la petizione, ma interrompe ogni rapporto col graziato.

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  • Bologna, Biblioteca Universitaria, 226 (già 272), cc. 33r-34v.

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Risposta ala sopraditta peticione cum benigitade e confessione del delinquente.

1. Se la iustitia, amico carissimo, in terra non fusse, hor che seriano le citate e le provincie? Che seriano i regni e l’universo mondo? Certo, non [33v] altro che latrocinii seria, e hospitio d’ogni male. 2. Mai seria in terra pace o bene alcuno, ma odio sempre, e cruda inimicitia cum mille vitii, sceleragine e peccati. 3. Nesuno potria mai star securo in le sue cose, no·mai se staria sencia aspra guerra pensando sempre come l’uno l’altro si potesse cum fraude ingannare.

4. Dove seria l’amore, il timore e la benivolentia? Dove seria la familiaritate e la gratissima amicitia? Certo non altro che infinito male e continua discordia.

Segue un segno di riscontro. Segue un segno di riscontro.

5. 5. Hora aduncha, amico mio, il qual fra gli altri da mi principalmente sete strettamente amato, non bisogna dechiararvi quanto capital già feci de costui del qual tanto me constrengeti a clementia e pietate, ma investigati da lui quanto in la casa mia lui havea domestica libertate, e quanto in la robba [34r] mia veramente potea, e de tutte le cose mie era il signore come io.

6. Come seria aduncha possibile ch’io levasse la mia mano a far cosa che grata li fusse, che, come vedete, e hora nimico del mio honore, dela fama e della propria sì duramente se è dimostrato?

7. Nientedimeno, perch’io ho determinato che ’l vostro amore e ’l mio sia reciproco, e che mai non sia vano il vostro sperare in me, li perdono la ingiuria facta in verso di me, ma non l’honore e la fama tolta, et anche non voglio che quella consuetudine e conversatione che è stata per lo passato tra lui e mi li sia più per lo avenire.

8. Ma così com’io po[n]go in oblio il male che lui m’ha fatto anchora non uscito de memoria, così voglio che sia il bene, il quale se per lo tempo a venire lui se ingegnarà de exercitare [34v] credo che optimamente li potrà giovare.

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