La linea ferroviaria Rocchetta Sant’Antonio - Gioia del Colle

date

1909-09-29

author

Fortunato, Giustino

title

Lettera di Fortunato a Giuseppe Solimene

summary

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Napoli, 29 settembre 1909

Mio carissimo Peppino ,

che magnifica lettera, questa tua di ieri, così infinitamente diversa – quando ne eccettui le lettere del tuo e mio Federigo Severini, or ora così iniquamente trattato dagl’incoscienti scrittori del «Corriere Lucano» da tutte quante le innumerevoli lettere che per anni ed anni ho ricevuto ed ancora ricevo? Ah sì, tu hai mantenuto, tu manterrai di certo l’animo puro e incontaminato. Devi, dovrai mantenerlo, ad onta delle molte delusioni, ad onta delle moltissime che dovrai ancora patire! Il dovere della vita è assai duro fra noi del Mezzogiorno, che una miseria secolare ha profondamente corrotti. E sempre che io mi dolgo della sorte che mi è toccata, e penso a voi, oscuri veri martiri del dovere domestico, del lare nativo, oh allora, credimi, arrossisco di me e delle mie misere querele! Come no, solo che io ricorra con l’animo alla superba dolente figura di Federigo nostro? Tu abbilo per fulgido esempio. E ti arrida o no la meta, poco importa. Quale premio più degno di quello di avvicinarti, di giungere alla morale dignità sua?

Tu dunque lavori a’ due scritti, de’ quali mi fai parola. Del primo mi avevi già tenuto discorso. Ottimi, tutti e due. Il Tartaglia , se male non rammento, fu figlio naturale di un Del Balzo di Venosa, - figlio dell’amore di una bella ignota fanciulla lavellese. Tu, mi auguro, vorrai essere sereno freddo espositore di lui e delle sue vicende, senza farti vincere dalle solite borie municipali. Più difficile, certo, il secondo lavoro. Ma come bello, per me, - poi che io ho avuto ed ho la segreta soddisfazione, che il solo comune che io ho lasciato in condizioni economicamente assai migliori di quelle in cui io lo trovai, è appunto Lavello, che mi ha dato e mi dà, grazie all’eroica virtù di mio fratello Ernesto, a vivere; il solo comune che, da dieci anni è davvero nelle mani de’ popolari, i quali, da canto loro, han dato prova di valere poco più de’ borghesi!; è Lavello, in cui io e la mia famiglia possediamo. Avanti, dunque! E ti sia la vita il meno ingrata possibile. Augurartela felice, costà, in Melfi e nel Vulture-Melfese, non posso né devo, senza mentire a me e a te.

Giuseppe Solimene, avvocato di Lavello, studioso di storia regionale, direttore dell’Eco del Vulture . Fra le sue opere: Figure, visioni e leggende medievali di Basilicata (1924); La Chiesa vescovile di Lavello (1925). Cfr. G. Solimene, Gaspare Broglio Tartaglia e l’importanza della sua cronaca inedita manoscritta del secolo XV, Napoli 1953. (ndr)

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