La linea ferroviaria Rocchetta Sant’Antonio - Gioia del Colle

date

1914-11-06

author

Fortunato, Giustino

title

Lettera di Fortunato a Gaetano Salvemini

summary

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Rionero, 6 novembre 1914

Mio carissimo Gaetano,

ti scrivo questa lettera, affinché tu la servi per il giorno in cui, non più vivo io, si avvererà ciò che ora io ti predico. Sono il primo e solo ad avere una ben triste previsione del domani, circa l’Acquedotto Pugliese, assai più grave di quelle che agitano gli animi de’ tuoi comprovinciali.

Prima o poi che le acque del Sele giungano a Bari, con o senza le invocate fognature, è bene che tu sappia da me, da me per il primo, che in un domani più o meno lontano la colossale opera dell’Acquedotto stordirà i viventi per la improvvisa inaspettata ostruzione in più punti delle sue lunghissime gallerie lungo le falde di argilla scagliosa dell’Appennino da Conza a Venosa, dacché la costruzione di quelle gallerie è poggiata su due grandi errori, frutto di imprevidenza principalmente a causa di mala intesa economia:

1) dacché, per il rivestimento, venne adottata, non la sagoma circolare, come per i trafori ferroviari di Ariano, ma la ovoidale:

2) dacché alle abbondantissime acque sotterranee di quelle gallerie non fu dato alcuno sbocco, contrariamente a quanto venne fatto per gli acquedotti di Vienna e di Berna, in uno o più cunicoli sottostanti al piano stesso del canale.

Anche se la sagoma ovoidale, tanto meno valida alle pressioni, sarà bastevole a resistere a queste, le acque sotterranee, forzatamente, imprigionate, ma impossibile a essere trattenute, cagioneranno lesioni, prima, rotture, dopo, le quali importeranno o che le pure acque del Sele arrivino di là dalle Murge commiste con le sotterranee delle gallerie dell’Appennino Lucano (e così sarà fin dal primo giungere di ese a Gioia del Colle, in fin d’anno!) o che il canale addirittura si ostruisca od almeno che occorra sospenderne il corso per le necessarie riparazioni. Insomma, l’Acquedotto non sarà per anco inaugurato, che, a un tratto, verrà a galla l’enorme difficoltà della sua normale funzione.

Peccato io non abbia saputo dirti, con linguaggio più tecnicamente esatto, la verità delle cose! Ma della verità della cosa, ancora interamente ignota a tutti, tu non dubitare. E il giorno in cui, disgraziatamente, sarà palese, quel giorno fa pure il mio nome. Anche dall’altro mondo, io te ne sarò grato.

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