
Le fonti storico-educative nella Basilicata di età liberale
date
1876 - 1922
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Biografie storiche e didattiche degli istituti scolastici
bibliography
- Regolamento organico per la Scuola Normale e Convitto Femminile di Basilicata , Potenza, Stab. Tip. Favatà, 1876
- P. Donà, Monografia sul Regio Liceo-Ginnasio Salvator Rosa e Convitto Nazionale in Potenza, Potenza, Tipografia Santanello, 1884
- R. Convitto Nazionale di Matera, Solenne inaugurazione R. Convitto Nazionale di Matera, Matera, Tipografia Conti, 1904
- N. De Novellis, Relazione sulla Regia Scuola d'arti e mestieri di Potenza, Potenza, Tipografia Spera, 1911
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REGOLAMENTO ORGANICO PER LA SCUOLA NORMALE E CONVITTO FEMMINILE DI BASILICATA
DISPOSIZIONI GENERALI
ART. 1.
A provvedere alla scarsezza generalmente lamentata nella Provincia di buone Insegnanti è istituita a
ART. 2.
L'insegnamento è ripartito in 5 anni, due cioè da compiersi nelle Classi preparatorie, e tre
nelle Normali.
ART. 3.
I corsi si aprono al 15 Ottobre, e chiudonsi al 15 Agosto. Gli esami finali avran luogo entro la prima quindicina d'Agosto.
ART. 4.
Presiede al Convitto una Direttrice, una Maestra assistente col titolo di Vice-Direttrice, ed una Assistente Economa. Vi è addetto un sufficiente numero d'inservienti. È preposto ai Corsi Normali e Preparatorii un Direttore; ai varii insegnamenti sono destinati Professori, sia come Titolari, sia come Incaricati. Vi sarà inoltre una Commissione di 12 Signore Ispettrici. Un Medico ed un Chirurgo presteranno assistenza alle Alunne del Convitto.
ART. 5.
La nomina del Direttore, della Direttrice, della Maestra assistente, dell'assistente Economa, de' Professori, si Titolari che Incaricati, delle Signore Ispettrici, e del Personale Sanitario spetta esclusivamente alla Deputazione Provinciale. Quello del personale di basso servizio è di competenza del Consiglio Direttivo. La Direttrice dovrà essere munita di patente Normale di grado Superiore; per la Maestra assistente basterà quella di grado Inferiore.
ART. 6.
Salvi i dritti e l'ingerenza legittima dell'Autorità governativa Scolastica, la Deputazione Provinciale ha la direzione suprema ed amministrazione dell'Istituto e la esercita a mezzo di un Consiglio Direttivo, presieduto dal Prefetto, e composto, oltre del Direttore delle Scuole e della Direttrice del Convitto, da tre Deputati Provinciali, e da tre distinti cittadini a scelta della Deputazione medesima. Un impiegato della Provincia designato da Prefetto Presidente compie presso il Consiglio le funzioni di Segretario. I tre Deputati Provinciali e i tre altri componenti il Consiglio durano in ufficio un biennio e si rinnovano per metà ogni anno nella prima quindicina di Ottobre.
In caso di assenza o d'impedimento del Presidente, ne fa le veci il Deputato che all' uopo verrà delegato del Presidente medesimo.
DELL'AMMISSIONE AL CONVITTO ED ALLE SCUOLE.
ART. 7.
Presso il Convitto sono posti a pagamento e posti gratuiti e semigratuiti a spese del Governo
e della Provincia, riserbati quest'ultimi a giovinette di civili famiglie nate e domiciliate nella Provincia, ma dimoranti fuori di
Tanto le alunne a pagamento, quanto quelle a posti gratuiti e semigratuiti dovranno all'entrare nel Convitto depositare nelle mani della Direttrice la somma di lire 15: per far fronte alle piccole spese di acquisto di oggetti scolastici e dei lavori donneschi. Le allieve esterne pagheranno anticipatamente lire 3: mensili.
ART. 8.
I posti gratuiti e semigratuiti si conferiscono per concorso di esami, e le prove saranno determinate secondo la rispettiva classe.
ART. 9.
Il giudizio sull'ammissione al concorso spetta alla Deputazione, quello sulle pruove del concorso sarà profferito da una Commissione esaminatrice, che verrà nominata dall'Autorità scolastica e presieduta da un membro della Deputazione Provinciale a scelta di questa.
ART. 10.
Per essere ammesse al concorso come sopra le aspiranti dovranno presentare al Presidente della Deputazione Provinciale non più tardi del 1. Ottobre di ciascun anno le domande corredate dai seguenti documenti, indicando il corso, cui desiderano essero ammesse.
1. Attestato di moralità e di appartenere a civile famiglia, rilasciato dall'Autorità Municipale.
2. Idem di Vaccinazione o di Vaiolo naturale.
3. Fede di nascita, da cui risulti che le aspiranti sono native della Provincia e che abbiano compiuto gli anni 15 se aspiranti al 1° Corso Normale ed in ogni caso non abbiano passato i 18.
4. Fede medica comprovante la sana e valida costituzione dell'Aspirante.
5. Documento rilasciato dall'autorità municipale, da cui risulti essore notorio che la famiglia dell' Aspirante non è in posizione di sostenere in tutto o in parte (secondo la dimanda sia pel posto gratuito o semigratuito) le spese di mantenimento del Convitto.
ART. 11.
In caso di parità di merito saranno preferite le più povere, e fra queste le Orfane.
ART. 12.
Il beneficio del posto gratuito si perde quando negli esami finali non siasi dall'alunna ottenuta l'approvazione pel passaggio alla Classe.
ART. 13.
Gli stessi documenti di cui all'art. 10, tranne il primo alinea del Num. 3, e ad eccezione di quelli di cui ai Num. 5, dovranno essere esibiti dalle allieve che intendono essere ammesse al Convitto a pagamento e da quelle che vorranno frequentare come esterne l'Istituto. La dimanda per queste basterà sia presentata alla Segreteria del Consiglio Direttivo nell'epoca di cui all'art. 10, e non saranno effettivamente ammesse se non previo esame a seconda del corso cui aspirano.
DEL CONSIGLIO DIRETTIVO.
ART. 14.
Il Consiglio Direttivo, sia immediatamente, sia a mezzo del Direttore o della Direttrice, provvede al regolare andamento tanto nella parte scolastica e disciplinare, quanto nella parte finanziaria ed economica di tutto l'Istituto: dà tutti i provvedimenti ordinarii e d'urgenza, salvo in questo caso di riferirne alla Deputazione Provinciale; corrisponde colle Autorità governative: attribuisce i premii e le lodi alle Convittrici e alle Esterne: infligge alle une ed alle altre le note di biasimo e tutte le altre punizioni consentite dai vigenti regolamenti scolastici, non esclusa quella dell'espulsione dalla Scuola e dal Convitto.
ART. 15.
Esso si raduna ordinariamente una volta al mese nel locale del Convitto e in circostanze imprevedute il Presidente lo convoca straordinariamente. Basta la presenza di 2 consiglieri, oltre il Presidente, il Direttore e la Direttrice, per la validità delle deliberazioni, ed in seconda convocazione, qualora niuno intervenga, provvede il Presidente, salvo riferire al Consiglio alla sua prima e legale adunanza.
DELLA DIRETTRICE.
ART. 16.
Alla Direttrice è affidata la sorveglianza sulla condotta morale e civile delle allieve del Convitto, ne cura la disciplina, ne invigila gli studii, tiene vivo nel loro animo l'affetto verso la famiglia e la patria e coltiva in esso il sentimento del pudore e della dignità della donna. Cura la massima economia domestica, tiene sotto diretta custodia le provviste di ogni genere nell'interesse del Convitto e sorveglia alla perfetta nettezza dei locali; cura che le alunne siano cortesi nei modi, polite e composte nella persona, semplici ed uniformi nelle vesti, e che nel Convitto sia assolutamente bandito l'uso del Dialetto. Tiene il registro di condotta delle Convittrici secondo il modulo che le verrà prescritto dal Consiglio Direttivo; propone al Consiglio stesso le lodi ed i biasimi: infligge le punizioni disciplinari consentite dai Regolamenti ed in caso d'urgenza prende ogni altro provvedimento, salvo il riferirne entro le 24 ore al Presidente del Consiglio Direttivo.
Ha a sua disposizione e dipendenza nel disimpegno delle rispettive attribuzioni tanto la Maestra assistente e l'assistente Economa, quanto tutto il personale di basso servizio addetto al convitto.
D'accordo col Direttore della Scuola stabilisce gli Orarii delle lezioni e quant'altro è necessario a far sì che l'andamento di queste non sia in disaccordo colle disposizioni interne del Convitto e viceversa.
ART. 17.
È obbligo della Direttrice di tener sempre l'occhio vigile sulle Convittrici, anche durante l'orario scolastico e specialmente nelle ore dei pasti e di ricreazione. Sarà suo dovere di trovarsi in piedi la mattina appena suonata la sveglia e d'invigilare alla levata puntuale delle allieve, come sará suo obbligo di non ritirarsi la sera nella sua stanza, se non dopo essersi personalmente accertata che tutte le Alunne sono coricate.
DELLA MAESTRA ASSISTENTE.
ART. 18.
Principale dovere della Maestra assistente è l'insegnamento dei Lavori Donneschi nelle ore a tal compito destinate e curare la disciplina delle giovani durante le lezioni a seconda di quanto le verrà prescritto dal Direttore delle Scuole, dal quale, durante l' orario scolastico, essa esclusivamente dipende. D'ordine dello stesso Direttore, intesa la Direttrice, surrogherà, occorrendo, maestre delle classi preparatorie. É pure fra le attribuzioni della Maestra assistente l'invigilare alle sale di studio, ai dormitorii e ai luoghi di ricreazione e collaborare colla Direttrice perchè vi sia mantenuta la maggiore disciplina e nettezza. Durante l'ore di studio potrà dalla direttrice essere delegata a sentire le lezioni di quelle alunne che fossero state a ciò raccomandate dal direttore. È ad esclusiva cura della Maestra assistente la vigilanza alle guardarobe delle biancherie e degli abiti delle alunne. In caso di assenza o d'impedimento della Direttrice ne compierà le veci.
DELL'ASSISTENTE ECONOMA.
ART. 19.
L' Assistente Economa è ad immediata disposizione della Direttrice per quanto riguarda l'economia interna del Convitto.
1. Essa invigila particolarmente all'infermeria, sorveglia che alle inferme sia usata la debita cura, assiste alle visite mediche e veglia per la stretta osservanza delle prescrizioni sanitarie.
2. Ha in consegna e cura che siano conservati gli effetti di cucina e di tavola.
3. Provvede per la regolare lavatura delle biancherie sì d'uso comune, sì di uso personale delle allieve, tenendone distinti notamenti o conteggi.
4. Provvede che la cucina e le mense siano mantenute in istato di perfetta nettezza.
5. Riceve ogni mattina dalla Direttrice la consegna delle provviste, sì di combustibili, sì di commestibili necessarii al consumo della giornata in base ad una tabella di fa-bisogno, che
che nella sera precedente avrà essa stessa avuto cura di compilare a seconda del numero delle allieve tanto sane quanto ammalate. Tanto alla consegna e peso de' generi di vittitazione, quanto alla sorveglianza in cucina delle preparazioni delle vivande, all'apparecchio e sparecchio delle mense, quanto alla vigilanza ed assistenza delle alunne ammalate l' Economa sarà assistita per turno da un'allieva del convitto a scelta della Direttrice, la quale avrá cura di conciliare questo servizio con gli altri doveri dell'alunna.
DEL DIRETTORE DELLA SCUOLA.
ART. 20.
Il Direttore delle Scuole, oltre ad essere organo immediato del Consiglio Direttivo, invigila tutto quello che può promuovere il prosperamento delle scuole medesime. Inoltre
1° Ha cura della tenuta dei Registri giornalieri di scuola, in uno dei quali sarà notata la media mensile dei punti ottenuti da ciascuna allieva.
2. Informa mensilmente, ed occorrendo anche più spesso, il Presidente del Consiglio Direttivo sul profitto e la condotta delle alunne interne, ed invia per le esterne analoghe informazioni alle rispettive famiglie.
3. Impartisce note di lode e di biasimo nei limiti consentiti dai vigenti regolamenti governativi e propone al Consiglio Direttivo i premi e i provvedimenti disciplinari che eccedono la sua competenza.
4. Designa giornalmente alla Maestra assistente le ore e i Corsi ai quali la medesima deve assistere. Ha a sua esclusiva dipendenza, durante l'orario scolastico, l'inserviente bidella.
5. Convoca il Collegio de' Professori tutte le volte che lo crede necessario, e nel caso di divergenza di opinioni tra esso e il Consiglio, ne riferisce al Presidente del Consiglio Direttivo.
6. Ogni bimestre trasmette al Consiglio Direttivo una sommaria relazione sull'andamento delle singole scuole con quelle proposte che crederà del caso pel miglioramento delle scuole stesse. Una più ampia e dettagliata relazione sarà da lui presentata al Consiglio al compiersi del 1° Semestre e un Rapporto complessivo dettagliato al chiudersi delle scuole.
7. Visita le scuole almeno due volte al mese che sia interrogando le alunne, sia assistendo alle lezioni, si accerta se l'opera degl'insegnanti proceda a dovere.
DEI PROFESSORI.
ART. 21.
I Professori hanno il dovere di dare le lezioni nei rispettivi corsi attenendosi strettamente ai programmi governativi e all'orario stabilito d'accordo col Direttore delle scuole e la Direttrice
del Convitto. Faranno a mezzo del Direttore tutte quelle proposte al Consiglio Direttivo che crederanno più utili al migliore andamento sì delle rispettive scuole, sì dell' insegnamento in generale. Ciascun Professore terrà un registro secondo il Modulo somministrato dal Consiglio Direttivo nel quale saranno giornalmente prese note della condotta e del profitto di ciascuna allieva.
DELLE ISPETTRICI.
ART. 22.
Le Signore Ispettrici hanno il compito di recarsi giornalmente e per turno nel Convitto verificare in quali modi sia mantenuta la disciplina, se i dormitorii e tutti gli altri locali del Convitto sieno mantenuti nella debita proprietà e decenza. Entrerà pure nelle loro attribuzioni verificare se le alunne si mantengono nella dovuta polizia della persona, compostezza e semplicità sì nell'acconciamento del capo, sì nelle fogge del vestiario. Avranno il dritto di assistere alle lezioni e sopravvegliare specialmente all'insegnamento dei lavori donneschi. Per quanto riguarda quest'ultimi le Signore Ispettrici avranno ragione di esigere che le allieve eseguano sotto i loro occhi quelli che crederanno più necessarii ed opportuni. Le Signore Ispettrici in fatto di questi lavori femminili avranno cura che si lascino da parte quei lavori che sono più di ornamento e di lusso e che le allieve si esercitino di preferenza in quei lavori di maglia, di taglio e di cucito, specialmente in biancheria, che sono di uso più comune e giornaliero presso le famiglie. Avendo qualche proposta od osservazione a fare, le Signore Ispettrici si rivolgeranno alla Direttrice presso la quale deve esistere un registro, ove sarà presa nota di tali osservazioni e proposte. Trattandosi di avvertenze gravi che si riferiscano a morale e disciplina, le Signore Ispettrici rivolgeranno direttamente le loro osservazioni e proposte al Presidente del Consiglio Direttivo o a chi ne fa le veci.
ART. 23.
Nella prima settimana dell'apertura del Convitto il Presidente del Consiglio Direttivo convocherà le Signore Ispettrici e provvederà che d'accordo si stabilisca fra le medesime un turno d'ispezione.
ART. 24.
Le Ispettrici finalmente hanno il dritto di assistere agli esami e tre di esse, di comune scelta, saranno chiamate a dar voto deliberativo sul conferimento dei premii per lavori donneschi e di disegno applicato al ricamo.
DELLE ALLIEVE.
ART. 25.
Le convittrici debbono:
1.° Adempiere ai doveri di Religione e mostrarsi sempre docili, ubbidienti e rispettose.
2.° Osservare strettamente l'orario e tutte le norme disciplinari che verranno prescritte pel buon andamento del Convitto.
3.° Dovranno avere la massima cura della pulitezza e decenza della propria persona e delle loro masserizie e suppellettili.
4.° Avranno cura egualmente delle cose dell'istituto, e ogni guasto che provenga da disattenzione o incuria dell'alunna, andrà a carico della colpevole, e ove questa venisse dalle compagne maliziosamente occultata, andrà a carico comune di esse.
5.° Non entranno in dimestichezza con le persone di servizio, nè le potranno adoperare per servizii particolari: in caso di bisogno si rivolgeranno, secondo le circostanze, sì alla Signora Direttrice, sì alla Maestra assistente od assistente Economa.
6.° E assolutamente vietato alle convittrici di affacciarsi ai balconi, aver colloqui con persone estranee se non nella sala di ricevimento e previo l'esplicito permesso della Direttrice e alla presenza di Lei o di persone da lei delegate.
7.° Al levarsi e coricarsi dovranno le alunne osservare la massima compostezza e riservatezza.
8.° Al segno della levata abbandoneranno immediatamente il letto e prontamente si vestiranno e provvederanno a tutte le occorrenze di una decente toletta, non trascurando di rifare il proprio letto e mettere a sesto il rispettivo vestiario. Un'allieva per turno per ciascuna camerata avrà cura ogni mattina di scopare il rispettivo dormitorio.
9.° Al tempo del desinare, salvo rare circostanze e solennità da designarsi dalla Direttrice, sarà osservato il più perfetto silenzio. Nessuna allieva potrà sedersi o levarsi da mensa prima dell'ordine della Direttrice: come a nessuna allieva sarà permesso sotto alcun pretesto di conservare i rilievi del proprio pranzo e portarli fuori del Refettorio per consumarli in ore fuori de' pasti ordinarii. Non è punto lecito lagnarsi fra di loro della qualità e quantità del vitto: ogni rimostranza dovrà essere fatta alla Direttrice nella sua stanza e dopo il desinare.
10.° Le ore di studio saranno determinate in un orario redatto dalla Direttrice, sentito il Direttore della scuola ed approvato dal Presidente del Consiglio Direttivo. Quest'orario però non conterrà meno di 6 ore al giorno, oltre una mezz'ora per accudire alla nettezza personale ed un'altra ora di particolari lavori donneschi, nella quale ogni alunna dovrá provvedere ai bisogni del proprio vestiario ed acconciatura.
11.° Durante le ore di lavoro e di studio sarà osservato il più perfetto silenzio.
12.° Nessuna alunna terrà libri estranei a quelli loro prescritti dai rispettivi insegnanti. La lettura di libri istruttivi ed educativi potrà essere fatta in ore speciali e sui libri preventivamente approvati dalla Direttrice.
13.° Il passeggio si farà due volte la settimana, ove il tempo lo permetta, nei giorni e nelle ore designate dalla Direttrice, che dovrà accompagnare le alunne insieme alla Maestra assistente. La passeggiata è obbligatoria per tutte, tranne casi di constatata infermità. Nessuna alunna potrà essere dispensata dall'indossare il prescritto uniforme. Nelle passeggiate le alunne dovranno più gelosamente curare la compostezza e la decenza sì nell'andamento, sì nel vestiario ed acconciatura specialmente del capo. Ogni piccola mancanza durante la passeggiata sarà punita con un grado maggiore di pena, che porterebbe l'istessa mancanza commessa nell'interno del Convitto.
14.° Nessuna convittrice potrà scrivere e ricevere lettere che non siano passate per le mani della Direttrice.
15.° Sarà permessa l'uscita di qualche ora unicamente col padre o colla madre o con chi ne fa legalmente le veci, e ciò sotto la responsabilità della Direttrice e solamente a quelle alunne che non abbiano alcuna nota di biasimo nei Registri. A nessuna sarà permesso mai pranzare fuori del Convitto, o tornare a casa senza ragioni di grave momento che dovranno essere riconosciute giuste dal Presidente del Consiglio Direttivo.
16.° La ricreazione si farà in luogo ed ora determinata; lo schiamazzo e le grida sono severamente proibite.
17.° Essendo inferma un'alunna, sará destinata dalla Direttrice un'altra alunna nelle ore non destinate all'insegnamento o allo studio, per la speciale assistenza dell'ammalata.
18.° Nessuna alunna sotto verun pretesto potrà allontanarsi dalle compagne e rientrare nei dormitorii, le cui porte dovranno rimanere costantemente chiuse e le chiavi esserne custodite da persona di speciale fiducia della Direttrice.
ART. 26.
La porta esterna del Convitto dovrà assolutamente essere chiusa alle ore 24 della sera, nè dopo quell'ora alcun estraneo sotto alcun pretesto, salvo i diritti delle Autorità Governative, potrà essere introdotto nel Convitto, come nessuna persona del Convitto potrà sotto alcun pretesto uscire dal Convitto medesimo. Resta fatta eccezione pel Presidente e componenti il Consiglio Direttivo, le Signore Ispettrici di turno e pel personale Sanitario, ai quali resta libera la facoltà di entrare a qualunque ora nel Convitto. Egualmente ne potranno uscire anche in ore vietate e per ordine espresso della Direttrice persone di servizio in caso di urgente infermità di alcuna, sia per la chiamata dei Professori sanitarii, sia per la provvista dei medicinali.
DEL PERSONALE INSERVIENTE.
ART. 27.
È addetto al Convitto quel numero di persone di servizio che verrà ritenuto sufficiente dal Consiglio Direttivo. Una di queste persone di servizio sarà esclusivamente addetta alla cucina, ed un'altra, durante le lezioni, compierà l'ufficio di Bidella. A quest'ultima farà carico la pulizia delle scuole. Tutto il personale inserviente, salvo per quello che riguarda la bidella durante l'orario delle Scuole, sará a dipendenza della Direttrice, la quale trasmetterà i suoi ordini sia direttamente, sia a mezzo della Maestra assistente e dell'assistente Economa. Le persone di servizio dovranno mantenere il più grande riserbo verso le convittrici e allo stesso tempo non potranno prestarsi a nessuno invito od ordine delle medesime, salvo i casi preveduti in questo regolamento, se non previa intesa e permissione della Direttrice.
DELLA PUNIZIONE E DEI PREMII,
ART. 28
Al chiudersi dell'anno scolastico, compiuti gli esami finali, le alunne sì interne che esterne, le quali siansi distinte per regolarità di condotta e per profitto negli studii, saranno a cura della Deputazione Provinciale, rimunerate di premio corrispondente. Questi premii saranno, uno di 1° grado, un altro di 2° grado ed altri di 3° grado che per numero corrisponderanno ad uno per ciascun Corso. Il premio di 1° grado consisterà in un Libretto della Cassa di Risparmio Postale intestato all' alunna per la somma di L. 50: il premio di 2° grado consisterà in un consimile Libretto per l'ammontare di L. 25; e quei di 3° grado nel dono di un Volume d'Opera Educativa con impressovi a carattere d'oro il nome dell'Alunna premiata. Vi saranno menzioni onorevoli consistenti in Diploma a stampa. Il premio di 1° grado sarà conferito a quell'allieva Convittrice che al maggiore profitto negli studii avrà unito il merito della più esemplare condotta. Quello di 2° grado all'alunna Convittrice che ottenuta una distinta approvazione negli esami si sarà più segnalata per profitto nei lavori dell'arti donnesche e che non avrà durante l'anno riportato relativamente alla condotta nessuna nota di biasimo. I premi di 3° grado saranno conferiti a quella alunna di ciascun corso che più si sarà distinta per diligenza e profitto, non disgiunta da buona condotta. I premi saranno conferiti dal Consiglio Direttivo, il quale deciderà su relazione d'una Commissione Esaminatrice, nominata a sensi dell'art. 8 e sentito il parere del Direttore della Scuola, della Direttrice del Convitto, e delle due Ispettrici di turno. Le punizioni a seconda della gravità delle mancanze consistono:
1° Nell' ammonizione semplice data dal Direttore o dalla Direttrice.
2° Nell'ammonizione con registrazione di note di biasimo data dal Direttore o dalla Direttrice.
3° Nell'ammonizione grave data dal Presidente del Consiglio Direttivo e notata nel Registro.
4° Nell' ammonizione gravissima data dal Presidente del Consiglio Direttivo con l'intervento dei membri del Consiglio stesso, in presenza della Direttrice e del Direttore con annotazione nel Registro.
5° Nell'espulsione dalle Scuole o dal Convitto. L'espulsione dalle scuole sarà pronunciata dal Consiglio Direttivo su rapporto del Direttore delle scuole, udito il Consiglio de' Professori.
L'espulsione dal Convitto sarà pronunciata dal detto Consiglio Direttivo su rapporto della Direttrice, sentito il parere delle due Signore Ispettrici di turno. La espulsione dalla Scuola contiene l'espulsione dal Convitto e viceversa.
DELLA GESTIONE ECONOMICA DELL'ISTITUTO.
ART. 29.
Il Consiglio Direttivo compila annualmente e sottopone all' approvazione della Deputazione Provinciale il Bilancio presuntivo dell'Istituto e sottopone all'approvazione della Deputazione Provinciale medesima il relativo Conto consuntivo.
ART. 30
Le spese pel vitto e per tutto l'altro che può occorrere al mantenimento dell'Istituto stesso saranno di preferenza fatte per appalto.
ART. 31.
Il vitto giornaliero delle alunne sará regolato da una tabella formata dal Consiglio suddetto e non potrà essere modificata che dallo stesso Consiglio.
ART. 32.
Per le Convittrici inferme sarà provveduto giornalmente a seconda le prescrizioni dietetiche dei professori curanti.
ART. 33.
Ogni provvista verrá notata in doppio registro, l'uno da essere conservato presso la Direttrice del Convitto con la controfirma di un Delegato del Consiglio direttivo, e l'altro da conservarsi nella Segreteria del Consiglio Direttivo controfirmato dalla Direttrice del Convitto. In tale registro sará indicata la data dell'acquisto, il genere, il peso o la quantità ed il prezzo del genere acquistato.
ART. 34.
La Direttrice del Convitto di mano in mano che il bisogno lo richiede, ove non vi sia stato luogo ad appalto, proporrà al Consiglio Direttivo le provviste necessarie, che consentite dal Consiglio, verranno consegnate alla medesima Direttrice, che dopo, presente le debite annotazioni, ne rimarrà contabile.
ART. 35.
L'acquisto dei generi non atti alla conservazione verrà fatto giornalmente in piazza d'ordine della Direttrice a mezzo della persona di servizio a ciò destinata: a tale effetto la Direttrice avrà a disposizione una somma sufficiente della quale renderà conte alla fine di ciascun mese al Consiglio Direttivo.
ART. 36.
Oltre il registro di cui all'Art. 33, la Direttrice ha il dovere di tenere un registro giornaliero nel quale verranno annotate tutte le prelevazioni de'generi in magazzino con di fronte l'accertamento del N°. delle persone pel mantenimento delle quali si sarà dovuto provvedere.
ART. 37.
Alla fine di ciascun mese tale registro sarà sotto-posto all'esame del Consiglio Direttivo, il quale dalle risultanze di esso, col confronto del registro di magazzino, curerà il ripieno delle provviste.
ART. 38.
Sulle somme di pertinenza delle Alunne e di cui è parola all'Art. 7 la Direttrice farà le spese per oggetti di studio e di arti donnesche necessarii a ciascuna alunna, tenendone tanti distinti conteggi, quante sono le alunne stesse. Per gli oggetti occorrenti di Cancelleria all'ufficio di Direzione delle Scuole e del Convitto provederà il Consiglio Direttivo su richiesta del Direttore e della Direttrice.
ART. 39.
Salvo le disposizioni generali e normali, di cui agli articoli precedenti, l'azienda economica dell'Interno del Convitto, verrà regolata con più dettagliate e speciali discipline che verranno impartite dal Consiglio Direttivo, secondo i bisogni e a seconda dell'esigenza dell'esperienza.
DISPOSIZIONI TRANSITORIE.
ART. 40.
Le disposizioni di cui all'articolo 7 per quanto riguarda la condizione civile della famiglia non è applicabile alle Convittrici che alla data del presente trovansi regolarmente ammesse nel Convitto: le disposizioni che riguardano il corredo e il deposito cominceranno ad avere applicazione con l'anno 1877-78. La tassa mensile per le esterne è mantenuta per l'anno 1876-77 a Lire 2,00.
Visto ed approvato
Il Prefetto Presidente della Dep. Prov.
Lamponi
I Deputati
CAV. FRANCESCO PIERRI.
AVV. GIUSEPPE TRIVIGNO.
AVV. DOMENICO MONTESANO.
CAV. PASQUALE CICCOTTI.
CAV. DOTT. MICHELE LACAVA.
Il Segretario Capo
P. A. ROMANO.
MONOGRAFIA SUL REGIO LICEO-GINNASIO SALVATOR ROSA E CONVITTO NAZIONALE IN Potenza
Malgrado questi rifiuti però, la civica rappresentanza potentina non si ristette dall'insistere, e le sue pratiche durate per ben due anni, caldamente raccomandate dai più influenti cittadini della provincia, indussero alla fine
Compiuti appena tutti questi alti, l'Amministrazione Comunale, a suo esclusivo carico, pose mano ai non pochi lavori di restauro per ridurre una casa privata ad un luogo di studio e di educazione, ed i lavori tutti nell'aprile 1824 si trovavano ultimati, in modo che l'Intendenza di
1.° Dal Governo per assegno di mantenimento Duc. 4291: 60, pari a L. 18239: 30
2.° Dal G. L. del Debito Pubblico Duc. 154, pari a L. 654:50
3.° Dai Comuni della Provincia per posti gratuiti Duc. 610, pari a L. 2592:50
4.° Dalla Provincia per supplemento Dotazione Duc. 500, pari a L. 2125:00
5.° Da pensione degli allievi Duc. 1808, pari a L. 7684:00
Totale L. 41295:30
Dal 1825 al 1840 furono varii i Rettori; Domenico Antonio Passarella fu il primo; gli successe Vito Autilio, indi Antonio Pace, ultimo Francesco Coronati, che dovette abbandonare il suo posto perchè, arrestato nel 1849, venne condannato a 19 anni di ferri, accusato di amore alla Patria. Qui ognuno immagini in quale abbandono e scompiglio dovè rimanere questo Collegio nei tempi tumultuosi che succedettero il 1848 sino al 1850 in cui Ferdinando II, con decreto firmato a Caserta il 20 Giugno, fu sollecito disporre che il Real Collegio di
Le Scuole ed il Convitto vennero quindi nelle mani dei Padri Gesuiti. Che cosa questi abbiano fatto, come abbiano amministrato la rendita e come impartita la istruzione e l'educazione nel periodo di tempo compreso dal 1850 al 1860, non è dato ad alcuno rintracciare; imperocchè quasi tutti gli atti dei Padri Gesuiti venivano avvolti nel più segreto mistero. Venne il 18 Agosto 1860, la rivoluzione mandò via i Padri Gesuiti, e formato appena il Governo Dittatoriale in questa Provincia, proclamandosi l'unità d'Italia con Vittorio Emanuele, furono aperte le scuole, auspice il nome di
Occorrerebbe far ora una particolareggiata statistica dei Convittori che popolarono il Convitto dal primo suo impianto; ma per quante ricerche si sieno fatte, non si poterono rintracciare che i seguenti dati:
Anno scolastico 1870-71 N.° 55
Anno scolastico 1871-72 N.° 66
Anno scolastico 1872-73 N.° 89
Anno scolastico 1873-74 N.° 77
Anno scolastico 1874-75 N.° 79
Anno scolastico 1875-76 N.° 78
Anno scolastico 1876-77 N.° 57
Anno scolastico 1877-78 N.° 63
Anno scolastico 1878-79 N.° 58
Anno scolastico 1879-80 N.° 58
Anno scolastico 1880-81 N.° 60
Anno scolastico 1881-82 N.° 89
Anno scolastico 1882-83 N.° 96
Anno scolastico 1883-84 N.° 76
Quale che possa essere il valore della presente e breve monografia è opportuno il constatare che le notizie in essa contenute furono cercate con deligenza e pazienza, frugando in polverose carte dimenticate chi sa da quanti anni, e riscontrando gli Archivi Provinciali e Municipali ove si rinvennero pratiche incomplete e disordinate, e forse per la prima volta consultate.
IL PRESIDE-RETTORE PIETRO DONÀ
R. CONVITTO NAZIONALE DI Matera SOLENNE INAUGURAZIONE 4 Giugno 1905
Con regio Decreto n. 660 del 13 ottobre 1904, in applicazione della Legge 31 marzo dello stesso anno sui provvedimenti per la
In esecuzione del suddetto R. Decreto fu inviato in
Con decreto ministeriale del 1 novembre dello stesso anno veniva destinato alla Direzione del nuovo Convitto lo scrivente il quale, seguendo il piano di riordinamento giù tracciato dai due egregi funzionari da cui fu preceduto, ed utilmente secondato dalla stessa sullodata Amministrazione Comunale, potè efficacemente continuare sulla via delle riforme già iniziate.
Quando poi, coll'intervento del R. Commissario, fu insediato il nuovo Consiglio di Amministrazione, venne tosto manifestato il desiderio di inaugurare solennemente l'Istituto; la qual cosa fu una prima volta rimandata per ragioni di opportunità, ma quando parve giunto il momento per non dover più procrastinare, venne definitivamente fissata per la cerimonia la prima domenica di giugno.
Nella tornata ordinaria del giorno 20 maggio, infatti, il Consiglio, esprimendo al Rettore la propria soddisfazione per aver serbato memoria del voto già manifestato durante la discussione del Bilancio dell'esercizio in corso, e per aver saputo scegliere allo scopo il momento più opportuno, unanimemente approvava la proposta del Rettore, autorizzandolo ad escogitare il modo più efficace affinchè la cerimonia avesse importanza pari al beneficio di cui si volea affermare il lieto ricordo ed insieme la riconoscenza verso il Governo del Re che con una istituzione eminentemente civile si era degnato iniziare la serie dei provvedimenti proposti per il miglioramento morale ed economico della
Lo scrivente, in adempimento di quanto sopra, inviava speciale invito al distinto funzionario il quale, pur schermendosi per la sua nota particolare modestia, benevolmente accetterà l'incarico.
Altro particolare invito era rivolto all'On.
«Nella speranza che questo atto di doverosa considerazione abbia eco simpatica nell'animo gentile di V. S. mi pongo nella gradita attesa inviandole intanto i miei distinti ossequi».
Numerosi inviti furono diramati alle Autorità della Provincia e del Circondario, ai Corpi costituiti, alla Magistratura, alle Autorità scolastiche, ai Sindaci dei Comuni del Circondario, ai capi d'Istituto e ai collegi degli insegnanti delle scuole primarie e secondarie, alle notabilità materane residenti in città o fuori della madre patria, al cav. Cantarano, ai Presidi di Liceo che in questi ultimi anni furono anche rettori del Convitto Comunale, ai Rettori dei Convitti Nazionali vicini, ai genitori degli allievi, a tutta la parte più eletta della cittadinanza.
Nei preparativi per la festa il Rettore fu efficacemente coadiuvato dai componenti il Consiglio di Amministrazione, dall'illustre Sotto-prefetto, cav. Alberto Vigo, dall'egregio Sindaco, dott.
Gli invitati accorsero numerosi; molti si fecero rappresentare; tutto precedette con ordine; i cittadini e le Autorità furono lieti della riuscita della festa e ancor più dell'avviamento dato all'Istituto; ed il Consiglio di Amministrazione nella tornata del giorno 10 dello stesso mese, sentita la relazione del Rettore, deliberava un encomio all'indirizzo di quanti avevano contribuita alla riuscita della festa geniale ed uno speciale voto di plauso al R. Provveditore, cav. Rocco Murari, al Sindaco, cav.
Il Rettore, Augusto Ruina
Apre la cerimonia il Rettore con le poche parole di ringraziamento che seguono agl'intervenuti:
Gentili signore e signori, giovani!
Il Consiglio di Amm.ne di questo Convitto Nazionale, in una delle sue prime tornate, si mostrava desideroso a che il nuovo Istituto in una recente occasione venisse solennemente inaugurato; e fu ventilata la proposta di celebrare tale cerimonia in occasione del genetliaco dell'augusta Regina d'
La festa nazionale dello Statuto, che ricorda la tappa più importante fra noi nel cammino della libertà e del civile progresso, parve la occasione meglio propizia per tradurre in atto il voto del Consiglio, a cui proposi senz'altro, nella tornata ordinaria del mese testè decorso, di autorizzarmi a prendere le opportune disposizioni al riguardo. E come tutto fu allestito mi feci un pregio d'invitare le Autorità della Provincia, del Circondario e del Comune, insieme con questa parte eletta della cittadinanza, che ora qui accresce solennità alla cerimonia. E poichè l'appello ha avuto un'eco così gradita, ringrazio anzitutto i componenti il Consiglio che mi hanno dato l'opportunità di veder raccolte in questa sala tante gentili signore ed un nucleo di così distinti cittadini e di persone colte e sotto ogni riguardo insigni ed autorevoli a questa festa della giovinezza e della intelligenza. Ma al nostro egregio Provveditore, cav. Rocco Murari, sento, a preferenza, di essere grato e riconoscente, perchè senza il suo intervento la cerimonia sarebbe riuscita impari allo scopo. A lui dunque i miei, anzi i nostri, più sentiti ringraziamenti per tanta degnazione, per la competenza e l'autorità colla quale interviene, pel contributo che egli porta a che questa giornata memorabile resti scritta con caratteri indelebili nelle pagine della storia di questo Istituto; a lui il benvenuto a nome dei funzionari tutti e degli alunni che, dal suo intervento, si sentono fortemente onorati ed incoraggiati.
Non posso fare a meno però di levare il mio pensiero all'illustre Giure-consulto e Statista che volle e seppe, nell'ultimo periodo della sua laboriosa ed onorata esistenza, provvedere alla resurrezione economica e morale della
"In questo giorno di patrio giubilo, inaugurandosi solennemente nuovo Convitto Nazionale, allievi, educati al rispetto sacrosanto delle libere istituzioni, inneggiando all'
A S. E. il Ministro della Pubblica Istruzione ho parimenti telegrafato in questi termini: «Inaugurandosi solennemente nuovo Convitto Nazionale, funzionari ed alunni inviano E. V. loro reverente saluto ». [Risposta di S. E. il Ministro della Istruzione Pubblica:
"Ruina Rettore Convitto Nazionale
Ora mi sia permesso di leggere fra le tante lettere di ringraziamento e di adesione pervenutemi alcune poche degne di particolare considerazione.
Ill.mo Sig. Rettore,
Graditissima mi giunge la sua; ma non mi è possibile soddisfare il vivo desiderio mio, di essere a
dev.mo suo
Ill.mo Sig. Rettore del Convitto Nazionale
Duolmi non potere personalmente intervenire alla inaugurazione di cotesto nuovo e tanto ambito Convitto Nazionale. Mi associo però di assai buon grado, anche a nome di questa Amministrazione, alla lietissima e bene auspicata cerimonia, e delego a rappresentare me e questo suo Comune natio il chiarissimo Sig. Giannantonio cav. avv. Francesco. Con tutta stima. Il Sindaco Dott. DI GIULIO
Ill.mo Sig. Rettore,
Graditissimi mi sono riusciti l'annunzio della solenne inaugurazione di cotesto nuovo Convitto Nazionale, e l'invito che si è degnata rivolgermi in forma tanto cortese. Epperò, nel congratularmi vivamente con la S. V. Ill.ma e con cotesto egregio Consiglio d'Amministrazione di si geniale iniziativa, io Le faccio qui le più sentite azioni di grazie, riserbandomi di ripetergliele nel giorno della solennità che auguro sia per riuscire corrispondente alla nobiltà del pensiero che l'ebbe ispirata. Il Sindaco B. DE PASCALE [Il cav. De Pascale faceva inoltre pervenire il seguente telegramma: "Impossibilitato recarmi costi, assisto col cuore inaugurazione cotesto Convitto, cui auguro massima prosperità anche a nome cittadinanza. Gradisca ossequi distinti].
Ill.mo Sig. Rettore, Duolmi che il suo gentile invito mi sia giunto con ritardo, essendomi impegnato per domenica prossima ad una conferenza che si terrà in questo Convitto e alla quale interverranno le autorità e numerose famiglie. Trovandomi quindi impossibilitato a recarmi costà di persona, sarò presente con lo spirito alla bella festa, di cui, con lodevole pensiero, Ella si è fatto promotore. Mi abbia per iscusato e voglia presentare ai signori Consiglieri d'Amministrazione, alle Autorità, a tutto il personale del Convitto, compresi i bravi convittori, il mio reverente e affettuoso saluto, mentre rinnovo a Lei e a cotesto importante Istituto gli auguri fervidi del più fiorente avvenire.
Con stima. Il Rettore N. CANTARANO [Anche il cav. Cantarano telegrafava da Bari "Dolente non poter intervenire lieta festa per precedenti impegni assunti ricorrenza Statuto, pregola scusarmi presso onorevole Consiglio Amministrazione rendendosi interprete miei sentimenti verso tutti, cui mando reverente saluto insieme fervido augurio di prospero avvenire cotesto importante Convitto Nazionale].
Sig. Rettore del Convitto Nazionale
Vivamente ringrazio la S. V. del gentile invito fattomi per assistere alla solenne inaugurazione del nuovo Convitto Nazionale, dolente di non poter intervenire perchè impedito. Mi farò rappresentare dal Sig. Sottoprefetto, e faccio voti per la prosperità del Convitto così bene da V. S. diretto. Il Prefetto PRANDI
Ill.mo Sig. Rettore, Nella mia doppia qualità di Sindaco e di Consigliere Provinciale rendo ringraziamenti a V. S. pel cortese invito fattomi d'intervenire domenica prossima alla solenne inaugurazione di cotesto Convitto Nazionale. Un giorno migliore, in cui la Nazione sollennizza la sua festa politica, non poteva scegliersi, ed auguriamoci che dallo Stato vengano, finalmente, a questa nostra derelitta e disgraziata Provincia tutti gli altri benefici promessi. Mi duole però fortemente l'animo di non poter intervenire per causa di malattia, che a
Ill.mo Sig. Rettore del Convitto Nazionale
Ringrazio V. S. Ill.ma della comunicazione contenuta nel contro indicato foglio e di gran cuore interverrei all'inaugurazione solenne che si farà di cotesto Convitto Nazionale, se non mi venisse impedito da urgenti affari di ufficio. Sarò presente col pensiero alla solennità, auspicando al prospero avvenire dell'Istituto che pure si alti sforzi in precedenza compiva per tenersi all'altezza delle nobili tradizioni della Città di
Ill.mo Sig. Rettore del Convitto Nazionale
Mi duole di non poter aderire al cortese invito di cui è oggetto la pregiata nota della S. V. Ill.ma, a margine indicata, perchè sono impossibilitato a muovermi da questa residenza. Intanto, nel rassegnarle le mie più vive azioni di grazie, faccio voti perchè la cerimonia dell'inaugurazione di codesto Convitto Nazionale riesca altamente solenne e degna della Città in cui si compie.
Augurando al nuovo Convitto il più splendido avvenire La riverisco.
Il Sindaco M. PICARDI
Meglio che atto di doverosa considerazione alla quale non ho diritto di sorta, l'onorifico invito della S. S. I. è soltanto conseguenza della cortesia lucana, tanto buona e graziosa nella città di
Piucchè eco di sola simpatia, codesto invito ha in me maggior graditudine e devozione verso codesta città, nella quale ebbi lume d'intelletto e di educazione, che mi volle suo cittadino onorario; e nella quale conto lunghissima schiera dei migliori amici; e volli sinanco educato il mio povero figliuolo. Ringrazio intimamente. E non meno ringrazio la S. S. I. Sarei felice d'intervenire; di risalutare
G. TRIVIGNO - Consigliere Provinciale
Ill.mo Sig. Rettore
Ringrazio sentitamente V. S. e l'Onorevole Consiglio di Amministrazione di codesto Convitto Nazionale del cortese invito fattomi con lettera del 28 maggio p. p. perchè intervenissi alla solenne cerimonia disposta per inaugurare domani il Convitto. Sarei stato lieto di partecipare a tale festa, serbando io sempre memoria di avere costà compiuti i miei studi nelle scuole del Ginnasio e del Liceo; però impegni precedenti, e la strettezza del tempo mi vietano di accettare il gentile invito.
Parteciperò quindi alla inaugurazione con l'animo, facendo voti cordiali e vivissimi per lo incremento e continuo miglioramento di codesto spettabile Convitto, il quale sotto l'abile ed accurata Direzione di V. S. e dell'Onorev. Consiglio d'Amministrazione non mancherà certo di assurgere a grandezza, quale è nel desiderio di noi tutti del Materano. La riverisco distintamente.
GIOVANNI LABBATE - Consigliere Prov.
Egregio signore, sono in questi giorni oltremodo occupato e perciò mi trovo nella dura impossibilità di poter accogliere il cortese e lusinghiero invito di cui il Consiglio di Amministrazione di codesto Convitto Nazionale volle onorarmi. Nell'esprimere il sincero rammarico per tale involontaria rinunzia, che mi priva anche di rivedere la terra natia, alla quale mi legano care memorie e profonde amicizie, porgo a Lei, a tutti i Componenti il Consiglio i sensi di viva gratitudine per il pensiero gentile e per le cortesi parole che lo accompagnano. Auguro al novello Istituto vita lunga e successi degni di coloro chiamati a reggerne le sorti, confidando di potere al più presto venire ad ammirare l'opera concorde di tante buone volontà. Ecc., ecc.
Ill.mo sig. Rettore,
Sono dolente non potere, per ragioni di lutto recente, partecipare alla festa solenne d'inaugurazione del nostro convitto
Avv.
Molti telegrammi sono altresì giunti, fra i quali:
Da
Giungemi qui invito. Spiacente non aver potuto intervenire inaugurazione faccio auguri prosperità.
Da
Impedito intervenire geniale inaugurazione, memore antiche nobili tradizioni Istituto
NICOLA CANTISANO (Consigliere Provinciale)
Da
Dolente non poter intervenire, causa tempo, inaugurazione cotesto Convitto, pregola rappresentarmi. Ringrazio Lei e codesto Consiglio d'Amministrazione gentile invito.
GUIDA (Consigliere Provinciale)
Con animo memore riconoscente partecipiamo in ispirito solenne festa nazionalizzazione Convitto ove fummo educati al vivere civile auspicando sempre maggiore grandezza degna glorioso passato. Con profondo ossequio
Avv. FURLO, Dott. APA
Da
FESTA (prof. della R. Università)
Impegni indeclinabili mi tengono intervenire solenne inaugurazione cotesto Convitto Nazionale alla quale partecipo col pensiero facendo, inviando caldissimi voti prospero avvenire nuovo Istituto.
VENEZIA (Deputato Provinciale)
Da
AVOGADRO (Preside del R. Liceo)
Sospendo la lettura di molti altri telegrammi, biglietti di ringraziamento e lettere in termini lusinghieri, di scusa, di congratulazione e di augurio di altri distinti cittadini non volendo ulteriormente abusare della pazienza dell'eletto uditorio; ma prima di cedere la parola a più degni e autorevoli oratori sento il bisogno di ringraziare non solo quanti si sono compiaciuti d'intervenire altresì tutti coloro che in questa ospitale Città, con a capo l'Amministrazione Comunale e l'Autorità Politico-Amministrativa del Circondario, mi sono stati larghi di aiuto e d'incoraggiamento nei primi momenti in cui le difficoltà per l'assetto e il riordinamento dell'Istituto non sono stati nè poche nè lievi, e di esprimere il mio intimo compiacimento ai miei bravi alunni che, contribuendo con la loro condotta e con l'adempimento dei doveri scolastici alla buona fama dell'Istituto, non hanno neppure mancato di prestarsi affinchè la cerimonia avesse la maggiore solennità. Salve, o giovani, future speranze della Patria, futuri campioni della civiltà e di ogni umano progresso!
Subito dopo prende la parola l' egregio Sindaco di
Gentili signore, ragguardevoli cittadini e giovani carissimi!
Era nell'animo dei componenti la vostra civica amministrazione di commemorare, in questa giornata, il cavaliere degli ideali civili, il personaggio che ebbe a direttiva della sua vita politica il motto principato e libertà, il vegliardo, che molti di voi videro aggirarsi fra le mura di questo edificio, sul morire del settembre 1902. Poichè l'uomo propone e... gli eventi dispongono, quella commemorazione non ha potuto aver luogo, ma quod differtur non aufertur , e, se alla vostra amministrazione,
tanto posta in croce
Pur da color, che le dovrian dar lode,
sarà consentito di rimanere al suo posto di combattimento, l'impegno assunto sarà mantenuto.
Per fortuna non è mancata l'occasione di poter parlare del grande figliuolo di
Ma come parlare della nazionalizzazione di questo istituto, senza volare, colla mente, all'opera dell'uomo, che, mercè la legge 31 marzo 1904, volle, e fortemente volle, iniziare il risorgimento economico e morale di questa povera ed abbandonata Irlanda delle province meridionali d'
Come parlare di nazionalizzazione del convitto, senza ricordare l'opera, spiegata dall' on.
Ed è mestieri non obliare eziandio il valido appoggio, di cui fu largo l'egregio uomo, il quale, con intelletto di amore e con entusiasmo di neòfita, attende al progresso della istruzione in questa provincia. Ricordate? Il nostro provveditore agli studi, il prof. Rocco Murari, fu qui, fra noi, lo scorso anno, a situare la prima pietra all'edificio, preparato dalla legge per la
La festa, che oggi celebriamo, ha per noi un significato di estrema importanza, perchè segna la fine di una iliade di sogni, di aspirazioni, di promesse, di disinganni, di dolori, di sacrifizi, che agitarono e tormentarono l'animo e la finanza del comune.
Il governo di Carlo III di Borbone assai scarsa cura si dette della istruzione dei suoi sudditi. In
Afflitta dall'enorme reddito fondiario di ducati 208,600 l'anno, con soli ducati 33,300 di carichi, racconta il
I vistosi redditi della Compagnia vennero incamerati allo Stato e, con ottima lode, assegnati alla istruzione pubblica; e nuove scuole furono aperte, ovunque erano case e collegi di gesuiti, in
Del provvedimento audace fu strumento il Ministro
Ma l'impianto di quella scuola in questo comune non passi liscio. Sorsero gelosie e sollecitazioni presso il governo, da parte della vicina città di
Per fortuna una relazione, scarabocchiata dal preside, vale a dire dal prefetto, e presentata al ministro
Ma l'opinione pubblica non si dichiarò troppo favorevole all'insegnamento, che si svolse nelle scuole tanneciane, a giudicare da ciò che il Galanti affermava nel 1772. Quell'atto di governo soddisfece ai voti non tanto del pubblico, quanto del piccol numero degli uomini ragionevoli della nostra regione. Nella scuola di
Dall'insegnamento laico, impartito nelle scuole "regie" il buon jam redit et virgo, redeunt saturnia regna». Ma non solo fu il
I frutti di quelle scuole si raccolsero nel regno di
Col nuovo indirizzo ed assetto, venuto fuori dalla rivoluzione francese, tutto un passato di cose fu travolto, e parecchie di queste scuole furono soppresse. Anche
Venuti i napoleonidi al governo del regno di
Nè
Il decurionato allora, in compenso della perdita dei tribunali, subita dalla città, chiese una scuola secondaria, e l'intendenza nel 1818 rispose, che non bastava chiedere la scuola, ma che bisognava preparare i fondi necessari a mantenere in vita il nuovo istituto.
Gli amministratori proposero di rimando al governo di utilizzare i fondi dell'abolita azienda gesuitica. La proposta non fruttò nulla di nulla, perchè il governo fece intendere come «il chiedere i fondi dell'abolita azienda gesuitica era lo stesso che tentare una impresa inutile, mentre questi fondi erano stati addetti ad altri usi». Dove erano andati a finire? Il ricco feudo di
Tornò allora il seminario locale ad attendere alla coltura ed alla educazione della nostra borghesia, finchè, sopraggiunti i moti rivoluzionari del 1860, le porte del seminario si chiusero.
Dopo quattro anni, nel 1864, in seguito ad istanze del comune e coll'aperto e completo accordo del clero, seguì l'impianto dell'attuale ginnasio e liceo, per opera del governo italiano, il quale inviò nella nostra città un regio commissario, l'on.
Non è possibile di presentarvi, senza abusare della vostra pazienza, tutte le deliberazioni consigliari, intese a mantenere e ad accrescere la vita ed il lustro del nostro istituto; non è possibile di enumerare tutte le proposte escogitate dalle amministrazioni, che volta per volta andavano succedendosi, perchè la istituzione avesse corrisposto ai suoi fini educativi; non è possibile mettere sotto i vostri occhi la lunga serie di sacrifizi, subiti dalla finanza comunale, a scapito di altri pubblici servizi, anch'essi di vitale interesse.
Vennero meno le entrate del bilancio, ed ora si votarono prestiti, ed ora si chiedevano sussidi caritativi ai privati, fra i quali si distinse per vistosa elargizione la famiglia Malvinni - Malvezzi; larghi stipendi implorava il personale insegnante, e, perchè le esigenze della istruzione fossero soddisfatte, il consiglio comunale generosamente deliberava.
Gravi dispendi costò la lunga pratica, intesa ad ottenere il pareggiamento dell'istituto a quelli governativi, il che ebbe luogo nel 1875, e non si badò mai a lesinare sulle spese per l'arredamento scolastico, per le dotazioni dei gabinetti, e per la decenza ed igiene dell'alloggio.
Ai voti, inviati al governo, perchè l'istituto fosse passato alla dipendenza dello Stato e mantenuto a spese del bilancio del ministero della P. I., si rispondeva picche; alle sollecitazioni, alle preghiere, alle minacce di sopprimere, e per sempre, un importante centro di istruzione secondaria, con discapito della cultura e della civiltà, in una provincia vasta e povera di scuole, il governo non ebbe nè occhi per vedere e nè orecchi per ascoltare.
Grazie ad un supremo conato, svoltosi durante l'amministrazione del sig. Michele Bronzini nel 1898, si ottenne che il contributo scolastico di lire 30942,00 versato fin dal 1882 al governo fosse, ridotto a lire 24000,00.
E venne finalmente la legge sui provvedimenti per la
Nel porre termine a queste mie povere parole, permettete, o signori, che esprima un augurio, sicuro che interpreto fedelmente i sentimenti dell'animo vostro. Possa lo spirito del vegliardo di Brescia, perennemente, alitare fra le pareti di questo edificio, dove ha sede un istituto, che fu suo figliuolo prediletto, e possa custodirlo, e difenderlo dalle insidie dei nemici implacabili della comune patria, la nostra
E voi, o giovani carissimi, in questa scuola ed in questo convitto, sappiate prepararvi bene, per combattere, con coraggio e con senno, le grandi battaglie dei tempi nuovi. Queste battaglie non sono più dirette ad assicurare alla nostra
Come ebbe terminato il suo dire fra gli applausi generali l'illustre Sindaco, si levò il chiaro prof. Rocco Murari, R. Provveditore agli studii della Provincia, il quale, invitato per desiderio del Consiglio di Amm.ne a leggere il discorso inaugurale, prese a trattare l'interessante tema La funzione pedagogica dei Convitti Nazionali .
Il Consiglio d'Amministrazione di questo Convitto, il quale col presente anno scolastico assumeva nome e dignità di Convitto Nazionale, deliberando in sua adunanza del 20 Maggio n. s. di inaugurarlo solennemente in questo giorno in cui l'
Al pensiero di una società, come al pensiero di un individuo, brilla continuo il concetto di una propria perfezione ideale, a cui tende costantemente di arrivare, anche quando l'azione è un errore e persino quando è una colpa, poichè quell'errore o quella colpa altro non sono che una conseguenza immediata di un concetto subiettivo di perfezione, che riguardato obiettivamente può essere talvolta anche errato o colpevole. Tutto ciò per tanto che contribuisce direttamente, non dirò al conseguimento della perfezione, che è impossibile, come ne è necessaria all'essenza della natura umana l'ansiosa ricerca, ma solo ad avvicinarsi ad esso direttamente, è un bene diretto.
Così un bene diretto per l'individuo sano è il cibo opportunamente preparato e ordinatamente assunto in determinate condizioni di tempo e di quantità, per le quali attuandosi perfetto il ricambio, e si riparano le perdite necessarie, e si porge incremento all'essere ed alle sue varie energie fisiologiche.
Un bene diretto per la società è la pace operosa che collegando in un fascio le forze degl'individui, porge modo ed occasione, con lo sviluppo dell'agricoltura, dei commerci e delle industrie, all'incremento delle energie economiche, con lo sviluppo delle arti all'incremento delle energie estetiche, con lo sviluppo delle scienze all'incremento delle energie intellettuali di essa.
Ma quel corpo che per essere idealmente perfetto dev'essere armonico e sano in ogni sua parte, può qualche volta, o per deficienza congenita o per condizioni temporanee, non esserlo: ed allora è un bene indiretto quel farmaco salutare che risveglia ed aiuta le forze della natura per combattere il male; è un bene indiretto l'apparato ortopedico che porge un sostegno artificiale alle forze mancanti o insufficienti di questo o quel membro.
Quella società che per essere idealmente perfetta deve vivere dell'ordinata distribuzione degli uffici nella operosa quiete della pace, può qualche volta esser minata all'interno da elementi perversi e pervertitori, all'esterno da nemici invidi ed iniqui; ed allora per essa sono un bene indiretto la repressione e la guerra che questi elementi riducano all'impotenza. Così è della famiglia. Un giovine uomo ed una giovine donna, libellule danzanti nella grande serenità della lor vita primaverile, atomi coscienti nell'ampio mare dell'essere, s'incontrano, s'indovinano, si baciano, si fondono; e dal loro amore fecondo, per la legge suprema onde si rinnovella incessantemente il creato, forti da genitori forti, nascono i figli riproducenti le virtù patrie, anelli nuovi della indefinita catena per cui, attraverso alle morti degli uomini, vive di vita continua l'umanità.
La famiglia è compiuta. Ma il roseo sorriso del bimbo che dalla candida culla imparadisa l'anima del padre e della madre, stretti insieme in un'estasi di nuovi affetti, che prima non sognavano neppure, li fa insieme beati e pensosi dei nuovi doveri che loro incombono con la nuova felicità. E la madre, che forse fu presso alla sublimità dell'olocausto nel nascimento del figlio delle sue viscere, lo nutre del suo seno, lo scalda de' suoi baci, ne educa l'incerto piedino ai primi passi, la lingua balbettante alle prime parole, circondandolo di un nimbo di carezze e di cure. E quando, più tardi, di mezzo ai trastulli infantili, carpirà nei vividi occhi del bimbo il primo raggio dell'intelletto ormai operante, ne educherà i primi pensieri, e con industre e solerte premura seminerà in quella tenera anima i primi semi della virtù. E il fanciullo cresce: e il babbo che sin ora lo ha adorato di muta adorazione, ne imprende cura più diretta; ed egli stesso lo va di giorno in giorno, di ora in ora con assiduità minuziosa ed affettuosa preparando alla vita; e gli schiude la mente a mano a mano alle più recondite fonti del sapere, e gli schiude il cuore alle più delicate sfumature della gentilezza, alle più salde affermazioni del carattere; e, lieto di vederlo, pianta di buon seme, fiorir prosperoso, nella preparazione del figlio alla vita sociale, fa consistere la felicità della vita propria, pago di perpetuarsi elettamente in lui e di aver dedicato a questo altissimo fine tutto se stesso e le sue forze.
Ma voi sorridete e scotete la testa, o signori; e il vostro sorriso mi dice che questa che io vi ho fuggevolmente delineata, è una famiglia ideale, che esiste soltanto nel paese dei sogni.
Non sempre quel bimbo, pur troppo, sarà sano e fiorente: non sempre la giovine madre si chinerà raggiante di gaudio sulla sua culla a baciarlo. Verrà una tristissima notte, e quella donna poco prima felice, ora desolatissima, toccando le tenere membra del bimbo suo scottanti per febbre, notandone gli occhi velati, il respiro affannoso, le labbra riarse, muterà d'un subito le estasi della gioia nello spasimo del dolore e, trepidante d'un'angoscia ineffabile, implorerà dall'uomo dell'arte il consiglio e l'aiuto per contendere al male il suo tesoro.
Non sempre al babbo pioveranno nello scrigno dal cielo i mezzi che gli concedano di non distrarsi per nulla dall'altissimo compito dell'educazione e dell'istruzione del suo figliuolo. Troppo poche son le rose nella vita, troppo numerose spesso e pungenti le spine: e il capo d'una famiglia spesso si chiama già fortunato se con l'indefesso lavoro può sopperire ai bisogni di essa, sottraendo il tempo prezioso al delicatissimo ufficio pedagogico: e troppo spesso, naturalmente, l'addestramento del capofamiglia ad un lavoro speciale che frutti mezzi di vivere a lui e a' suoi cari, gli ha impedito, anche quando ne avesse avuto le attitudini, di esser sufficiente ad impartire al suo figliuolo l'istruzione, a promuoverne l'educazione che da esso avrebbero richiesto le attuali condizioni della civiltà, i bisogni e le contingenze avvenire.
Queste sono le ragioni prime delle scuole a cui accedono la maggior parte dei figli della patria: queste le prime ragioni dell'istituzione dei convitti, i quali si sostituiscono alla famiglia in quanto questa non ha i mezzi per sopperire da sola a istruirli ed educarli, per provvedere insomma al loro necessario elevamento intellettuale e morale.
Da quanto abbiamo considerato sin qui, si comprende che il Convitto è un bene indiretto in quanto esso rende minori i mali che potrebbero venire alle generazioni crescenti dalla insufficienza dei mezzi di cui le singole famiglie posson disporre per la preparazione dei loro figliuoli alla vita.
Come logica conseguenza se ne ritrae che i vantaggi che offre il Convitto sono a prezzo di altri che per esso vengono meno. Chi negherà che non sia un male il forzato allontanamento del giovinetto dalla famiglia, da questo tempio vivo dell'umana società, da questo sancta sanctorum dell'umanità, di cui sono sacerdoti compresi della loro alta missione i genitori, altare il desco, tradizioni ieratiche le memorie di famiglia, legge santa l'amore, neofiti i figli?
Come compensare degnamente il bacio che la madre imprime sulla fronte del suo figliuolo la sera, a premio della giornata trascorsa nella attuazione di forti propositi, nella vivace operosità degli studi? Come compensar degnamente la lezione efficacissima, il muto rimprovero d'una lagrima furtiva con cui la madre, pur non negando al bisogno del suo cuore il bacio materno sulla fronte del figlio e la mesta voluttà del perdono, riassume in un sospiro il dolore per una mancanza da esso compiuta? E l'esempio continuo del padre che tutte affronta le traversie della vita e tutto immola se medesimo perchè alla donna, che è madre de' figli suoi, perchè a codesti suoi figli che sono la continuazione dell' esser suo, l'anima dell'anima sua, trascorra più lieta la vita presente, e più serena e non altrimenti gioiosa sorrida la vita avvenire?
Ma se il Convitto non può compensar degnamente questi beni che, coll'allontanamento del figlio dalla famiglia, si perdono o almeno si attenuano, altri beni sa dare che la famiglia non può.
La natura destina l'uomo al vivere sociale. Oltre la famiglia, il paese nativo che è la piccola patria, la grande patria che è lo Stato, l'umanità che per alcune idee trascendenti di fratellanza abbatte barriere di monti e di mari, impacci di trattati e di note diplomatiche, esigono dalla chiara coscienza che l'uomo deve avere della sua partecipazione a queste varie forme della vita collettiva, lo smussamento di certi angoli, la prontezza a impedire o scemare certi attriti, l'adusamento ad opportune cessioni di certi diritti, alle quali apparenti menomazioni del proprio essere l'individuo come tale, anzi tanto più quanto maggiore sente la dignità della vita individuale, si ribellerebbe con ogni sua forza. È bene pertanto che a queste vittorie sopra se stesso egli si abitui convivendo in una piccola società la quale rispecchi in proporzioni minori, le ingenuità e le malizie, le pieghevolezze e gli antagonismi dei caratteri, tutte insomma le varie forme dello spirito umano in mezzo alle quali si troverà quando, fatto adulto, gli sarà imposta, necessaria, inevitabile la convivenza con tanti altri uomini rare volte amici sinceri, spesso in opposizione, sempre diversi da lui. Può egli svolgere adeguatamente questo aspetto importantissimo della sua educazione nella famiglia, dove i genitori col santo disinteresse che loro impone la cara legge di natura sono sempre disposti al sacrificio per lui, e per l'affetto incessante di cui lo circondano sono pronti sempre, forse qualche volta fin troppo, all'indulgenza per i suoi difetti, a precorrere i suoi stessi desiderii? Può egli svolgerlo adeguatamente tra i suoi fratelli, se ne ha, che sono naturalmente, per legge di ereditarietà, di eguaglianza di costumi e di vita, tanto simili a lui? Tra i quali egli esercita, spesso impunemente, un dispotismo tirannico, a cui i più piccini, o i più deboli si piegano senza rancori e senza invidie, e qualche volta persino godendo di soggiacergli?
E poichè ufficio della modesta mia parola non può essere quello soltanto di vellicare gli orecchi delle persone cortesi che mi ascoltano, nè la dignità de' miei ascoltatori approverebbe la vuota accademia di chi tacesse quanto gli appare come verità pel timor di riuscire sgradito, permettetemi che io indugi ancora per poco lo sguardo sulle condizioni spesso antipedagogiche della famiglia moderna. Qui una mammina che ricorda gli imparaticci di storia greca del collegio, madre spartana in sessantaquattresimo, sogna il figlio ammirato per muscoli d'acciaio e forza di nervi, dominatore de' fiacchi suoi coetanei; e fa consistere il suo codice d'igiene..... nel vestirlo coi calzoncini corti e corte le calze anche quando l'inverno è più crudo e più rigido fischia il vento e scende gelata la neve. Qui che, un'altra, sensitiva diafana delicatissima, trema di freddo ad ogni stormir di fronda per sè e per il suo bimbo, il quale non ha ancora dieci anni e giù conosce le tiepide voluttà di cinque o sei gradazioni di maglie e di mutande di lana, di cotone, di lino, e le pettine per lo stomaco e i calzerotti per la notte e gli stivaletti foderati per uscire, e dotta varietà di abiti e soprabiti, a norma del termometro; e ogni colpo di tosse ha la sua pillola speciale, il suo infuso sudorifero, il suo cataplasma; e a pranzo trova preparata sapientemente monda d'ogni pelletica la carne, e discusse a una a una le fette di patata del contorno, e numerati, sto per dire, i chicchi di riso della minestra, e dichiarate sufficienti per frutta sette ciriege, troppe e nocive le dieci.
In questa famiglia col bimbetto non si ragiona: son ordini secchi, e conseguente ubbidienza passivamente cieca, o punizioni che vanno dallo spauracchio dell'orco o del diavolo e dalla minaccia dei carabinieri sino al camerino buio, alle parole aspre come frustate morali, quando non sono veri e propri scappellotti che volano. In quest'altra invece il piccolo despota le ha tutte vinte: egli dispone, egli ordina, in cucina, a tavola, nel salotto, sempre: ogni sua risposta insolente è un tratto di spirito; ogni malestro una vivacità innocente, o la prova di una intelligenza squisita.
Cose e condizioni spiacevoli: eppure ve n'ha di peggiori. Dite, dite: non è egli vero che di molte famiglie per lo allagare di nuove teorie filosofiche e sociali che combattendo qualche ideale son riuscite a spargere il ridicolo su tutti quanti, è ormai così disgregata la compagine che spesso la santa armonia del focolare domestico è considerata un sentimentalismo a sproposito, e con esso l'amor di patria si giudica una quarantottata in ritardo, e l'onestà si chiama, o almeno si pensa che sia, vieta rettorica; sole verità l'utile ed il piacere?
Dite: non è egli vero che nelle famiglie delle classi più colte non sono rari i babbi i quali stimino di aver soddisfatto interamente il dovere che assumevano formandosi una famiglia, quando con l'opera loro le han procurato tutti gli agi possibili della vita; e una casa ben riparata l'inverno, e la villa e il mare e il monte l'estate, e la pariglia di buon sangue in istalla, e la splendida carrozza in rimessa, e il palco in teatro, e cibi sceltissimi, e vesti eleganti? E per i figli la scherma, il nuoto, la caccia, il ciclismo, il ballo, la musica, le lingue straniere? Ottime cose, nessuno lo nega, ma insufficienti a formare intero l'uomo. Ed oltre tutto questo che si può procurare per danaro, nulla o tutt'al più qualche regola formale di quel galateo leggiero che vive di frivole convenzioni o di convenienze superficiali; ma mai un consiglio generoso che scenda nell'animo del giovinetto ad alimentarvi un ideale di ordine, di moralità, di bene, di sacrificio; che gli parli di giustizia e di rettitudine; ma di quella giustizia e di quella rettitudine che nasce dall'intimo senso del dovere e del diritto, non di quella, necessariamente manchevole, perchè non può che informar gli atti esteriori, ed è regolata dalle disposizioni di legge, dalle repressioni del codice.
Ora in tutti questi casi e in molti altri consimili ciò che non sa offrire la famiglia può darlo il Convitto. Convenuti in esso da varie famiglie, da varii paesi, talvolta da varie regioni anche lontane, con energie fisiche e psichiche diverse, gli alunni di esso sono a volta a volta attori e spettatori di una rappresentazione continua, in cui si svolgono in proporzioni ridotte tutti o quasi gli affetti e i dolori, le ire e le paci, le febbri e le apatie, i vizii e le virtù di cui si compone questo immane, e complesso, e multiforme dramma della vita.
E nel Convitto imparano a spese proprie ed altrui, ad infrenare gli scatti, a perdonare le offese, a rispettar le gerarchie, ad accomunare gli sforzi, a irrigidire il carattere, a levigar la scorza esteriore delle forme, a divenire insomma tali, quali conviene che sieno uomini nati a pensar col proprio cervello, a palpitar col proprio cuore, senza che il pensiero e l'affetto nella loro estrinsecazione eccedendo inconsultamente, offendano pensieri ed affetti altrui e nuocciano a loro e ai loro fratelli.
Intesa brevemente così l'essenza della loro istituzione, si comprende ancora facilmente come i convitti non solo siano un bene, ma una necessità.
Come l'etica, scienza ordinatrice delle azioni dell'individuo per sè, elevandosi a scienza ordinatrice delle azioni dell'individuo quale partecipante della società umana, segna un gran passo nel cammino della sapienza civile e diventa sociologia; così mentre l'educazione della famiglia e dell'ambiente in cui questa si svolge può bastare all'individuo nei primi gradi della civiltà, a mano a mano che il fine sociale dei singoli si fa più perspicuo, e più sentita e viva la luce del progresso umano, si rende meno sufficiente la pedagogia empirica dell'affetto e del sangue, e si fa più necessaria quella scientifica che l'affetto non nega, anzi lo presuppone, ma presuppone con esso uno studio regolare dell'igiene, della biologia, della psicologia, dell'etica, della sociologia, di tutto insomma quel ciclo di nozioni coordinate, da cui soltanto possono scaturire le valide norme per le quali gli educatori, lontani parimenti da un sentimentalismo morboso che accascia e da un verismo pedestre che isterilisce, preparino i giovanetti nutriti di forti ideali, ad azioni generose.
Nè il concetto della convivenza dei giovinetti, come alto fattore pedagogico, è cosa di ieri o almeno relativamente moderna. Esso conta già più millennii di storia e il consenso delle nazioni e delle età più disparate. E se noi lo vediamo con carattere aristocratico aprire il bruno maniero medio-evale alla gaiezza presso che infantile dei bimbi di sette anni che ne uscivano a ventuno, inforcando un cavallo, imbracciando uno scudo, brandendo una spada, cavalieri ardimentosi in cerca di avventure e di amori; o con intenti più propriamente chiesastici ricovrarsi all'ombra del santuario nel pio ascetismo dei monasteri, noi lo notiamo già in Persia, sempre aristocratico, popolar di giovinetti le reggie di Cambise e svolgersi con forme democratiche a Sparta per la legislazione di Licurgo.
Ma poichè qui non sarebbe tempo nè luogo opportuno, nè io voglio, nè, volendo, saprei tesservi, sia pure a larghi cenni una storia della funzione pedagogica dei convitti; messi da parte i seminarii i quali, presupponendo nei loro alunni tendenze e vocazioni speciali, li indirizzano, naturalmente, a un fine determinato; messi anche da parte i convitti tenuti con intendimento di educazione civile dalle comunità religiose, ai quali, appunto per questo carattere di chi li dirige possono accedere i figli di queste e queste famiglie, non accedono quelli di queste e queste altre, sebbene (strane anomalie di questa sfinge che è la psiche umana) non sia raro il caso di vedere questi convitti confessionali frequentati appunto dai figli di coloro che nei consigli del comune e della provincia, nel parlamento, nei Consigli stessi della Corona, direttamente o indirettamente ne sono i più recisi avversarii; messi dico da banda tutti questi convitti inaccessibili a priori a una parte dei cittadini, quelli che si possono considerare aperti ai figli di tutti i cittadini son da distinguere in tre categorie: convitti privati, convitti comunali e provinciali, convitti dello Stato.
I convitti privati, salve le debite eccezioni sono una speculazione del proprietario. L'industria del convitto, (scusatemi se la parola è pedestre come l'idea), deve dare un tanto d'utile all'anno per capo, e quest'utile sarà più cospicuo quanto minore sarà la spesa, quanto maggiore sarà il concorso. Quindi parca assai la cucina, prudentemente vegetariano il cibo e battezzato il vino, facili le uscite e le vacanze, poca la cura dell'igiene, scarso il personale di servizio, insufficiente il numero e miserevole la scelta degl'istitutori succedentisi in ridda vertiginosa, spostati, come pesci fuor d'acqua, adibiti a un ufficio materialmente durissimo, moralmente difficilissimo che essi non comprendono: pagati poco, e poco dignitosamente, col pane che mangiano e otto o dieci soldi al giorno, peggio dei servi, ma sempre pagati più di quello che valgono.
Ma per compenso, magnifica la facciata dell'edificio, smagliante d'insegne e di stemmi; e larga la réclame sulle quarte pagine dei giornali contendente lo spazio alle tinture istantanee ed alle panacee, con promesse di corsi abbreviati e di agevolate preparazioni non alla vita ma agli esami: e rumorosa la fanfara, e rilassata la disciplina, e accettazioni troppo facili di elementi perturbatori e corrotti e corrompitori, e troppo difficile rifiuto di ineducabili, e compiacenti perdoni, e adescamenti multiformi, almeno tentati, di professori.
Meno ignobili e meno gravi le mense nei convitti comunali provinciali, tra i quali, e specialmente tra gli ultimi, giustizia vuole che pure si riconoscano meno rare le onorevoli eccezioni.
Ma il tal comune e il tal altro e il tal altro hanno un ginnasio, un liceo, una scuola, un istituto tecnico che gravano forte sulle finanze del comune. La scuola non può esser numerosa per solo elemento locale: bisogna pure trovar modo che gli alunni affluiscano dalla provincia, dal circondario: l'affluenza degli alunni si riflette benefica sulle condizioni economiche del paese, che vede entrare per la via del consumo quanto esce per quella del bilancio comunale a sostegno delle scuole: e si imbastisce un convitto in cui pure tutto è a scartamento ridotto, a cominciare dal Rettore che è un bravo militare in pensione, quando non è uno degli stessi professori delle scuole, ricompensato con poche centinaia di lire per quella parvenza di ufficio, a cui quello porta i sistemi della caserma, questi non può dar che quanto gli resta delle energie che è tenuto a profondere nella scuola.
Questi colori vi parranno troppo foschi, o signori, ma ad attenuarli io non so ripetere se non che riconosco che le eccezioni non mancano. Quali di questi mali le cause?
Varie e complesse, come quelle di qualsiasi problema di vita pratica, delle quali io ravviso le principali in queste due.
I. L'assai scarsa coscienza, da noi già lamentata, che la nazione ed i singoli individui mostran di avere della somma importanza d'una razionale educazione morale dei figli che vada almeno di pari passo con quella dell'educazione fisica, la quale, se è poco curata, è almeno riconosciuta necessaria, e quella della educazione intellettuale la quale, almeno nei suoi frutti pratici di un'idoneità o di un diploma, è ricercata così affannosamente.
II. II disagio economico delle famiglie imposto e protratto dal consolidamento del bilancio dello Stato, il quale dona all'
Dal che ne consegue un'ansia morbosa del divenire o del parere, una febbre spasmodica di elevarsi tra molti concorrenti, ed unico o primo mezzo l'allontanamento dei figli dalle officine e dai campi poco rimunerativi, nella vana illusione che possano assidersi più facilmente al fantastico banchetto apprestato dalle professioni. E poichè gli illusi genitori giudican buone tutte le vie purchè passino i giorni e gli anni che li dividono dal sospirato momento in cui il figlio tornerà loro a casa con un diploma o con una laurea, ma verde di rabbia per aver ormai intravisto l'epicureismo della vita e il modo di goderla e l'impossibilità d'arrivarci: poichè, dico, per giungere a questo splendido risultato tutte le vie si giudicano buone; come si popolano le scuole, così si ricercano i convitti in cui meno si spenda e si speri più facile il conseguimento della pedestre meta propostasi.
Dinanzi a queste dolorose condizioni di cose lo Stato che ha la coscienza de' suoi altri destini e comprende che la sua grandezza è riposta nella dignitosa preparazione de' suoi cittadini al vivero civile, ha tutto il diritto e il sacrosanto dovere di attendere alla soluzione dell'arduo problema.
Per quali vie? Lunghissima e laboriosissima l'una del render più saldo nella coscienza dei capi famiglia il convincimento della necessità per i propri figli di una educazione seriamente civile: dispendiosissima l'altra dell'avocare a se medesimo intera la funzione educativa dei convitti.
Ma mentre alla prima non rinunzia, anzi vi attende con l'oculata vigilanza e col graduale perfezionamento delle leggi scolastiche, e inattuabile è l'altra per gravi ragioni economiche; esso ha sparso per le varie regioni dell'
Ho detto: non sottraendoli alla famiglia; perchè lo Stato ha comune con la famiglia nel suo intento pedagogico il sublime disinteresse e la nobiltà somma del fine; e il Convitto Nazionale altro non vuol essere che la continuazione o la sostituzione razionale ed ordinata della famiglia. Con cura assidua amorosa, studiando le sante leggi dell'armonia tra le energie fisiche, intellettuali e morali, sulle quali si fonda la perfezione dell'uomo e del cittadino, e scendendo all'attuazione pratica di tutti quei mezzi che ci addita la scienza teorica, lo Stato, mentre i giovanetti ad esso affidati compiono il ciclo degli studi medii che dagli elementi del sapere li porti al tecnicismo della preparazione professionale, in questa età così bella e fiorita in cui l'animo umano è pari a molle cera che si piega e s'impronta facile ad ogni sigillo, ne' suoi convitti induce in loro l'abito dell'igiene e del portamento che è forza e dignità del corpo; la facile intuizione parallela del diritto e del dovere che è forza e dignità della mente: l'integrità del carattere sino al sacrificio di se, che è forza e dignità dello spirito.
E tutto questo per mezzo di persone che della funzione educativa han fatto la propria missione nel mondo; senza blandizie snervanti e senza coercizioni avvilenti: con le redini che guidano e sostengono il puledro generoso, non col bastone irto di nocchi che spinge a forza l'asinello arrembato: con gentilezza di modi, con eloquenza di esempi: tutto perdonando nella correzione, al ribollire del sangue giovanile, nulla concedendo al pervertimento o alla malizia; reprimendo quando se ne mostri il bisogno, ma soprattutto prevedendo: insomma veramente, civilmente educando.
Ecco il Convitto Nazionale quale lo Stato vuole che sia, e quale sarà se alle cure amorose che esso gli consacra, continueranno a rispondere e il favore delle famiglie e l'opera efficace degli educatori.
Uno di questi Convitti Nazionali semenzai di civiltà, trasformando il preesistente convitto comunale, il che non è d'onor poco argomento, lo Stato, in ossequio alla legge con cui l'
E nel primo anno della vita di esso il Consiglio d'Amministrazione del nuovo Convitto, con lieto concorso della parte più eletta della Città, lo inaugura solennemente in questo giorno, il quale, mentre ricorda nell'erta delle ascensioni umane la vittoria dei santi diritti dell'uomo contro l'autocrazia, a noi figli di un'
E poiché, grazie al cortesissimo invito, io lieto partecipo a questa festa geniale, io che dopo vent'anni di una modesta carriera dedicata alla gioventù sento ancora gli entusiasmi dei primi giorni, mi sento ancora felice di viver tra i giovani, di parlare a dei giovani, di espander con loro l'animo mio, concedetemi, o signori, che ai vostri figliuoli, alunni di questo Convitto Nazionale nel suo primo anno di vita, io rivolga col cuore sulle labbra l'ultima mia parola affettuosa.
O giovani carissimi, che raccolti nella dolce serenità di questo asilo di pace, mentre nelle scuole dissetate il vostro intelletto alle limpide fonti del sapere con la civile educazione del convitto vi agguerrite alle future battaglie della vita, schiudete le anime vostre farvi campioni ai puri ideali che qui vi si vanno istillando con amore paziente.
Qui imparerete a inorridir di ogni bruttura, a del bene comunque dovunque; a chiedere alla vostra coscienza il primo, spesso l'unico premio dell'opera vostra e a chiamarvene paghi. Non vi spaventi il sacrificio: virtù è una santa violenza; violenza contro i bassi istinti che ci renderebbero minori di noi stessi; violenza contro gli speciosi adescamenti del piacere; violenza contro i miraggi fallaci dell'utile egoistico. Ma questo sacrificio qui non vi s'imporrà come una soma gravosa; qui la parola amorosa che persuade e conquide ne spiegherà all'animo vostro sitibondo del vero l'alta nobiltà, e vinte le prime lotte, a voi sarà dolce quel sacrificio onde sentirete, santamente superbi, esaltarsi la vostra natura.
Qui vi farete uomini veri per la famiglia e per la patria. E quando baldi di giovinezza e di virtù, lasciando queste mura tra le quali si svolse la vostra adolescenza, tornerete per sempre in seno alle vostre famiglie, tornerete all'abbraccio dei babbi vostri, al bacio delle vostre madri, e sentirete un'onda di affetti tutte commuovervi l'intime fibre del cuore, voi comprenderete le cure solerti con le quali qui i vostri superiori conservarono, coltivarono, nobilitarono in voi quel tesoro d'amore, e i vostri genitori benediranno il convitto che alla loro canizie avrà cosi serbata nell'affetto vostro la più serena felicità.
Quando usciti di qui, dopo alcuni anni d'addestramento all'esercizio di quella professione che vi sarete scelta per la vita, sciamerete per le terre della patria, e nelle caserme, nel foro, sulle cattedre, negli ospedali, negli uffici porterete la gaiezza dell'età vostra giovanile, l'entusiasmo delle vostre anime ingenue, frementi di fede in un ideale di giustizia, di desiderio di fare del bene, di impedire del male, la patria a voi sorriderà come alle sue speranze più care maturantisi ai lieti soli delle sue libertà, e giudicherà compensati ad usura i sacrifici sostenuti per questi suoi istituti, poi che voi le cresceste così forti, così colti, così buoni.
O giovinetti, il Convitto Nazionale di
Oh! Fate, o giovani, che l'animo vostro comprenda quanto il convitto si aspetta da voi, quanto da voi otterrà se con serietà di propositi risponderete alle cure che in esso vi si apprestano. Fate che tardissimi posteri conducendo qui per tradizione ormai cara i loro figliuoli ad educarsi, possano additare nei vostri nomi le glorie della nativa città, della provincia, della patria e sia il ricordo vostro un incitamento sublime a virtù per i figli dei figli dei vostri figli che cresceranno dopo di voi tra queste mura,
E sin questo l'altissimo angurio con cui
Le ripetute approvazioni durante il discorso e il lungo applauso finale provarono al distinto Oratore quanto la sua parola fosse stata religiosamente ascoltata, profondamente gradita.
Terminate le congratulazioni delle Autorità al Cav. Rocco Murari, l'attenzione del pubblico fu attratta dalla esecuzione di uno scelto Programma musicale , svoltosi sotto la direzione del distinto Maestro Sig. Alberto Rezza prestatosi gentilmente con i signori Corazza Giorgio, D'Amato Giovanni e Nicola e con gli studenti esterni Barbarito Alberto, Del Salvatore Ettore, Lapolla Ignazio, Ruina Traiano, Rezza Nicola che vollero cooperare anche essi alla buona riuscita della simpatica cerimonia formando un'applaudita orchestrina, unitamente con i convittori Apa Nicola, Canitano Saverio, Fischetti Angelo, Galgano Salvatore, Loscalzo Vito.
PROGRAMMA
Parte I
1. Marcia Reale: Eseguita con Mandolini, Violoncello, Controbasso e Piano.
2. Löschhorn - Allegro moderato per Piano a quattro mani. S. Galgano e T. Ruina
3. De Crescenzo (C.) - Retour des hirondelles; Caprice brillant - pour Piano. Nicolino Rezza
4. Walter (G.) Aure mattutine - Serenata: Eseguita con Mandolini, Violoncello, Controbasso e Piano.
Parte II.
1. De Biasi (G.) Marcia - Libertas: Eseguita con Mandolini, Violoncello, Controbasso e Piano.
2. Leybach (I.) Fantaisie Elégante, Sull'opera Faust di Gounod per Piano. S. Galgano
3. Saladino (M.) - Gioconda del Ponchielli. Danza delle ore. Per Piano a quattro mani. A. Rezza e T. Ruina
4. Verdi (G.) - Fantasia sull'opera Rigoletto: Eseguita con Mandolini, Violoncello, Controbasso e Piano.
La festa si chiuse con un coro di trenta voci a grande orchestra, al quale presero parte, coi convittori, anche i giovanetti Corner Stefano, Rapanaro Michele, Ruina Francesco ed Enrico: fu cantato il bellissimo Inno all'
Sarebbe troppo lungo volersi ora soffermare su quanto di lusinghiero e di gentile fu pronunziato alla fine del pranzo d'onore da molti convitati: brindarono applauditi il R. Sotto-prefetto, il dottor
La Stampa politica e scolastica si mostrò compiacente pubblicando dettagliate relazioni della cerimonia e benevoli apprezzamenti sul conto di quanti contribuirono a darle quella maggior solennità che conveniva al nobile scopo. La Direzione esprime quindi i sentimenti di vera riconoscenza, in nome dell'Istituto e del Consiglio di Amministrazione, ai periodici: La Tribuna, Il Giornale d'Italia, I Diritti della Scuola, Il Giorno, Il Mattino, La Provincia di Teramo, Il Convitto Nazionale, Il Corriere delle Puglie, La Scintilla, Il Lucano, del quale, come organo della Regione, riproduce qui integralmente la bella relazione comparsa nel n. 448 del 10-11 giugno u. s.:
La festa dello Statuto a Matera
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Il giorno 4 giugno, si fece la solenne inaugurazione di questo nuovo Convitto Nazionale in una vasta aula dell'Istituto, genialmente addobbata per la circostanza con i colori della bandiera italiana, con fiori d'ogni specie, serti di verzura e trofei. Con un gentile pensiero di gratitudine, che per l'Istituto in cui si affermava, assumeva uno squisito significato pedagogico, insieme coi ritratti delle LL. MM. spiccavano nel gran salone quelli di
Parlò quindi il Sindaco Dr.
Allo svolgimento dello squisito programma che si chiuse con un inno patriottico del Palermi, su parole di F. Cimmino, cantato da trenta allievi con accompagnamento di grande orchestra, ottimamente diretti dal bravo Maestro A. Rezza, piacque veder prendere parte fraternamente fusi insieme con gli alunni del Convitto, alcuni fra i compagni esterni del R. Liceo-Ginnasio annesso al Convitto medesimo.
La sera vi fu un pranzo d'onore di quaranta coperti che si chiuse con molti brindisi cordialissimi, del Cav. Vigo Sottoprefetto, del Sindaco, del Comm.
INNO ALL' Italia
"Italia" ognun ripete, e il cor si desta
Ad una gioia fortemente altiera;
Come un raggio di sol fra la tempesta,
Brilla fulgida ognor la tua bandiera.
E nel tuo nome santo, in ogni petto
S'avviva il foco d'un novello ardir:
"Italia, Italia" o nome benedetto,
Bello è vincer per te, per te morir.
Dovunque suoni il nome tuo, risponde
Il grido della gloria e del valore;
Ricca di luce e d'armonie gioconde,
Sembri un giardino eternamente in fiore.
Per te fieri e beati, i figli tuoi
Son pronti ogni periglio ad affrontar:
E tu sorridi lor, madre d'eroi,
Dai verdi colli e dall'azzurro mar!
F. Cimmino
PROF. NICOLA DE NOVELLIS (DIRETTORE FF. DELLA R. SCUOLA D'ARTI E MESTIERI IN
RELAZIONE SULLA Regia Scuola d'Arti e Mestieri in Potenza (DALLA FONDAZIONE AL 1911)
notes alpha
notes int