Digital Libraries of Basilicata - Modern Literature

date

1603-11-13

author

Persio, Orazio

title

Matera e dintorni nel XVII secolo: paratesti, prosa e poesia encomiastica - Orazio Persio - Pompeo Magno - Lettera di O. Persio ad A. de Salazar

bibliography

  • Orazio Persio. Pompeo Magno. Napoli: Sottile, 1603.
  • Orazio Persio. Pompeo Magno, pp. 3-6.

teibody

[p. 3] AL SIG. ANDREA DE SALAZAR SEGRETARIO DEL REGNO di Napoli . ET SIGNOR DEL VAGLIO . Essendo dalli miei otij estivi, et dalli otij ancora delle leggi nato POMPEO MAGNO tragedia, oltre altre diverse compositioni poetiche, et havendolo a molti saggi amici dimostrato, acciò che con occhi severi et sindicanti dessero all’opera emmenda debita, quelli (mercé loro) m’hanno favoriti di molti avertimenti, li quali da me sono stati obedientemente posti in essecutione. E perché con li avertimenti mi hanno ancora essortato che la dessi alle stampe, io non tanto son stato pronto a ricevere et ad esseguir l’emmenda, quanto negligente et tardo ad esseguir l'ultima persuasione. Ma non potendo [p. 4] più soffrire gli pungenti sproni delle amiche persuasive, mi son risoluto (quantunque pur mal volentieri) di lasciar uscire in campagna il detto mio POMPEO, il quale perché fu dalla sua buona fortuna abbandonato, temo, che sì come egli fu ammazzato a tradimento, non sia ancora biasimato e lacerato da ogni sua parte dalle lingue de i Momi o per dir meglio dell’Aguzini di Parnaso; e così s'aggiunghi afflittione alli afflitti (il che non vorrei) poiché mi faria compassione vederlo in più tormenti e pene. Anzi mi cagioneria che ad aperta guerra e con la spada in mano lo difendessi. E perché (se ciò avvenisse) da per me solo non faria atto, né bastante a difenderlo, non havendo mai a' miei dì combattuto, ho voluto elegermi per difensore, et per un che mi inanimischi a tirare i defensivi colpi contro le velenose lingue V. Signoria, la quale oltre le sue rare virtudi, grandezze e magnificenze, che puntualmente dal Dottor Camillo Trasente mio cognato, più d'una volta mi sono state preconizate è di tant'autorità e stima appresso di tutti, così per propria virtù come per l'officio dove lei si trova di Segretario del Regno, che non so se alla scoverta, maledico et invido detto haverà audatia opponermisi. Non perché io voglia dire che il mio POMPEO sia incorrigibile, che troppo presontuoso saria, ma perché tengo per fermo che tutto quel suo mancamento et oscurità venghi ademplito et illustrato dal nome di V. S., sotto il [p. 5] quale si fa da tutti vedere, però non temo gl'invidi et odiosi colpi di pestilente lingua, la quale sì come avvoltoio che cerca cibarsi nella più putrida e fetida parte d’un corpo morto, e lascia le buone, così ella, lasciando molte buone virtù d'un huomo, s’appiglia nella picciola parte vitiosa, poco guardando che nissuno huomo è senza emenda, mentre è viatore. Ma io son un da poco e vile d’animo a temere i morsi di quelle lingue che dicono l'Ariosto haver cantato in basso stile, e che non si sa per la confusione delle lodi se Ruggiero od Orlando sia la prima persona del poema; et che il Sig. Torquato Tasso tradusse la sua Gierusalemme a parole arrotate, senza inventione, et altri assai poeti, che hanno appresso di tutti i dotti grandissima lode. In tanto, che è vano il timor mio, temendo gli biasimi di quelli, che oltre i detti biasimano e Virgilio, et Homero, et mi doveriano bastare le lodi di pochi dotti, li quali sanno che la virtù laudata cresce, et danno animo che un giovane meni innanzi i suoi virtuosi pensieri. Ma con tutto ciò sapendo io, che se per il mio POMPEO non ne acquisterò lode, n’acquisterò perché l'ho fatto uscire dalle tenebre delli miei scartafacci, fotto la luce del nome di V.S, però mi darò animo di ridurre à fine MARIA Stuarda tragedia ancor mia, et la prima parte di diverse Rime. E V.S. per pegno della servitù mia piglierà la presente opera asicurandola di sforzarmi gradirla per l'avvenire con altri fioretti poetici, pregandola [p. 6] a non sdegnarsi ricevermi fra i suoi più cari e fra quelli che stimano molto la grandezza sua, già che per tale me le offerisco. Qui finisco facendole riverenza, et augurandole meriti conforme a’ suoi gran meriti. Da Matera alli 13 di Novembre 1603. Horatio Persio

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