Pergamene Potenza - Fondo Fusco

date

1475 gennaio 1

title

Capitula della confraternita della chiesa di San Michel di Potenza

summary

Per devozione alla vergine Maria e ai Santi Michele Arcangelo e Gerardo, in difesa delle fede cattolica e per il buono stato dell’università di Potenza, vengono stilati i tredici capitoli della confraternita dei Disciplinati nella chiesa di San Michele di Potenza, redatti su quelli già approntati sotto il decimo anno di pontificato di papa Martino V, mentre era amministratore dell’arcidiocesi di Benevento Stefano, dottore dei decreti, vescovo di Amelia.

bibliography

  • G. METER VITALE, Una confraternita di Disciplinati a Potenza nel XV secolo, in «Archivio Storico per la Calabria e la Lucania», 34 1965-66, pp. 223-240, qui pp. 224-228.
  • C. PALESTINA, L’arcidiocesi di Potenza Muro Marsico, III, Appendice documentaria, doc. 36, pp. 68-72.
  • BSNSP, Diplomatico, pergamene fondo Fusco 25, Potenza, segn. 10-BB-I-42 [A].
  • FORTUNATO, Badie, feudi e baroni della valle di Vitalba, vol. III, Cartulario e Codice Potentino, p. 352 (regesto)
  • MASINI, La città dei de Guevara e il ruolo dei francescani, p. 39 e nota di riferimento p. 139, n. 171 (notizia)
  • C.D. FONSECA, Le istituzioni ecclesiastiche dal Tardo antico al Tardo medioevo, in Storia della Basilicata 2. Il Medioevo, a cura dello stesso, rist. Roma-Bari 2021, pp. 231-306, qui pp. 299-301 (notizia)

phyDesc

Pergamena (mm 300x650) in discreto stato di conservazione. Sono presenti diverse macchie brune lasciate dall’umidità sparse su tutta la membrana, più marcate e scure sulla parte inferiore del supporto e lungo tutto il margine di destra. Un piccolo foro, dovuto a putrefazione e caduta della membrana, intacca lungo il lato destro i righi 10-12.

teibody

In llo nome, honore et laude dela sanctissima et individua Trinita, patre et figlio et spiritu sancto, amen. Ad reverentia dela gloriosa vergine Maria et del beatissimo Sancto Michael Archangelo et Sancto Gerardo et de tucti li sancti et sancte dela celestiale corte del cielo triumphante, amen. In lo anno dela incarnatione del nostro segnore Iesu Christo .M. .CCCC. .LXXV. inditione .VIII. al primo di del mese de iennaro in lo tempo del sanctissimo in Cristo patre papa Sisto .IIII°., havemo acommenczato quisti subtascripti capituli, dati per la divina providentia papa Martino quinto in lo anno .X°. del suo pontificato, covernante la maiore ecclesia cathedrale dela cita de Bonivento per lo sanctissimo prefato nostro Signore et tenendo loco delo archiepiscopo lo reverendo in Christo patre et segnore meser Stephano de Amilia de sancti decreti et canoni eximio doctore et dela predicta cita de Amilia episcopo dignissimo.

Il decimo anno di pontificato di papa Martino V cade tra l’11 novembre del 1426 e l’11 novembre del 1427. Stefano Bordone, di Napoli, dottore di decreti, canonico di Tropea e tesoriere per conto della camera apostolica nel ducato di Spoleto, il 12 aprile del 1391 fu incaricato di farsi restituire, per conto della camera apostolica, i beni della chiesa detenuti illecitamente nel territorio di Roma e del suo distretto (F. RUSSO, Regesto Vaticano per la Calabria, II, p. 76, n. 8487). Fu fatto vescovo della diocesi di umbra di Amelia oggi di Terni-Narni-Amelia il 3 gennaio del 1392 e il 3 dicembre dello stesso anno si obbligava a versare il servizio comune alla camera apostolica (EUBEL, Hierarchia catholica, I, p. 86; F. RUSSO, Regesto Vaticano per la Calabria, II, p. 79, n. 8579; p. 82, n. 8579). Rimase ad Amelia fino al 1410, quando fu assegnato alla sede di Telese, ove, però, non giunse mai. Infatti, mentre si recava a Gaeta, dove aveva sede in quel momento la curia pontificia, a seguito dello scisma e dei conflitti interni alla Chiesa, e dove il papa Gregorio XII si trovava ospite di re Ladislao I, per ricevere la lettera pontificia relativa al suo trasferimento a Telese, Stefano fu fatto prigioniero ab infidelibus, motivo per il quale la diocesi di Telese, dal 1411, fu amministrata da Bartimo Rapuano, prete della diocesi di Sorrento, suo parente (EUBEL, Hierarchia catholica, I, p. 483 nota 6). È evidente che non può essere, dunque, il vescovo Stefano di Amelia, amministratore dell’arcidiocesi di Benevento nel 1427, perché di lui si perdono le tracce sin dal 1411. Giuliana Meter Vitale, con motivazioni convincenti, ritiene che si tratti, invece, di Filippo Ventorelli, vescovo di Amelia dal 1426, che fu nominato effettivamente amministratore dell’arcidiocesi di Benevento da papa Martino V in seguito alla vacanza della sede per la morte dell’arcivescovo Donato de Aquino nel 1426 (AAV, Reg. Lat. 350, c. 307v), sostituito il 16 giugno dell’anno seguente da Paolo Capranica (cfr. a riguardo METER VITALE, Una confraternita di Disciplinati a Potenza nel XV secolo, pp. 232-233).

Ad honore et reverentia et fidelita dela sacro sancta Romana ecclesia, fermecza, stabilita et defensione dela sancta fede catholica, pace salute et bono stato dela universita de Potencza, quisti so li capituli deli confrati dela compagnia et fraternita dela devota et sancta ecclesia de Sancto Michael de Potencza ad honore dela gloriosa vergine Maria, deli Angeli, dela observatione deli divini conmandamenti. Capitulo primo. El primo capitulo sie che tucti colloro che voleno essere in questa fraternita spontaneamente et de sua bona volunta, se debiano studiare et hobedire al summo omnipotente Dio et li soi sanctissimi commandamenti firmamente observare, czoe primo amare Dio sopra omni altra creatura et lui summamente glorificare et a lui sulo servire et in signo de questo cascauno deli confrati quanno entrano in la ecclesia dela fraternita debiase in primamente ingenuchiare davante et devotamente adorare Dio et a lui se recomandare dicendo uno Pater nostro et una Ave Maria. Secundo capitulo. El secundo capitulo sie che nulla persona debia nominare el nome de Dio invano ne iurare per lo sangue o vero per lo corpo de Cristo ne de nullo altro sancto et sancta o vero blasfemare Dio ne la nostra Donna, et chi facesse lo contrario recepa la desciplina ad descretione et commandamento del priore ma sencza effusione de sangue. Capitulo 3°. El terczo capitulo che nulla persona debia laborare li di dela domenica o vero dele altre feste commandate salvo non fosse stricto neccessario excusabile et chi facesse el contrario recepa la desciplina, ut supra. El quarto capitulo che omniuno se studia de honorare el suo patre et la matre naturali et spirituali, czoe lo sacerdote et lo patino et la patina, czoe collui che lo leva dala fonte del baptisimo o vero lo tene ala cresma et che non li dica parola desonesta, chi facesse lo contrario o per parola o per facto, recepa la desciplina et cosi chi li donasse o facesse scandalo o despiacere et questo anche se observa infra compari et commare. .V°. capitulo. El quinto capitulo che cascuno se guarde de portare hodio ni mala volunta al proximo et che nulla facza ni consenta morte de persona per nullo modo et harte non facza questione ne contensa con persone ne con parole ne con facti et chi facesse lo contrario recepa la desciplina maiore o minore secundo suo delicto. Capitulo .VI°. El sexto capitulo che cascuno se studia de vivere castamente et non usare con altra persona ne altramente che secundo se deve in nel matrimonio. Qualuncha facesse per vitio carnale che se sapesse vulgaremente o che fosse visto andare alo locho publico o ad altra meretrice o mala femina, recepa la desciplina et se fosse cascato in peccato sodomitico che se facza vulgaremente sia gravemente disciplinato et ardasse la sua vestimenta, czoe lo suo saccho in presentia de tucti li confrati, et si alcuno tenesse publicamente femena o havendo mogliere o non, per nullo modo sia receputo ad questa fraternita, se in primo con effecto et verita non lave caczata, intanto che ne notorio et manifesto fornicatore ne adultero de qualuncha condictione se sia, ne masculo ne femena, non se recepa in questa compagnia. El septimo capitulo che qualuncha vole intrare in questa fraternita primo se studia quanto li e possibile di satisfare et restituire quello che havesse de altrui maltolito o de male aquisto per qualuncha modo o per usura o per furto, non se debia recepere ad questa compagnia, se primo non havesse contentato omni persona che da lui fosse stato agravato et, si po che intro ala fraternita fosse trovato alcuno delicto in tale peccato, recepa la desciplina et sia caczato dala compagnia como usuraro infamato et cosi si furasse o robasse o facesse altra dimonia o latrocinio o altramente fosse industriuso guastando che facesse dampno a fructi o a cose de altri o che fosse incendiario o sacrilego. El octavo capitulo che nullo deli confrati dica villania o parola disonesta luno a laltro ne ancho ad altra persona ne nominare ne iudicare ne calumpniare altra persona ad torto et contra lordine dela carita et dela iustitia, ne dica male de altri ne accusa luno laltro ne altra persona a nulla corte sencza licentia del priore della fraternita, el quale priore primo che conceda la licentia de accusare debia chiamare tucti o la maiore parte deli confrati et elegano quili che sono più ydonei ala concordia de qualuncha nascesse infra li confrati o altre persone con li confrati per qualuncha litigio o questione et anche quanto e possibile studianosi li confrati redducere ad pace et concordia altre persone discordante che habitano nelle dicte cita et tucti li confrati et consore se studiano de tenire silencio quanno sono in ecclesia et in omni altro loco se guardano da omne desonesta et octiosa parola et quanno se facesse conseglio infra li confrati se debiano observare in nel parlare quello ordine che lo priore dara. El .IX°. capitulo che tucti quili che voleno intrare ad questa fraternita et congregatione primo se debiano presentare ala compagnia et devotamente ascultare la messa et primo se confessare et comunicare et poi recepere la vesta et la disciplina per mano del priore et promicta de observare quisti capituli quanto Dio li donara la grafia et tucti li confrati debiano obedire al suo ordinario dyocesano episcopo o vero archiepiscopo o suo vicario o simile in tute quelle cose che sono tenuti per rasone dal quali quisti capituli sono stati approbati et confìrmati et auctoriczati con quella indulgencia che in fine appare et subsequentemente debiano obedire al priore dela fraternita havendo respecto al segnore Iesu Cristo el quale se humiliao se medesimo et fecesse hubediente perfino ala dura et acerba passione et victoriosa et supra dolorosa morte dela croce deputato intra li latroni et volsse benignamente morire per nostra redemptione et salute. Ben debiamo nui per suo amore et nostra salute humilemente recepere et darence la desciplina per penitentia de nostri peccati et merito dela divina gloria et quanno alcuno piglia la vesta dela desciplina sia receputo ad osculo de pace da tuti li confrati in signo de unione et carita et cascauno se facza la vesta sua et quanno e receputo debia offerire una torchia la quale debia tenire acesa in mano fin che li confrati cantano “Veni creator Spiritus” et debia essere de una libra et menza et fornito lo canto la offerisca alo altaro dela confratancza et per nullo modo siano recepute le donne ad fare la desciplina con li confrati se non in casa loro honestamente et observare laltre cose che se contengono in quisti capituli et siano recepute ad messa per havere merito da Dio. El priore de questa fraternita se debia elegere anno per anno et quello che have piu voce dela maiore parte, quello sia priore et guardano che non tengano altro modo, et quanno se elege lo priore se faczano quatro consieglieri insieme con lui et audituri con lo priore, et omni volta che se vole fare la processione lo priore facza recercare li confrati mandando uno per la terra con uno campanello et tucti li confrati se debiano vestire et desciplinaresse, et cascauno hobedisca quello che lo priore commandara et debiano portare lo confallone o vero la ymagine del crucifixo et chi facesse el contrario sia punito per lo priore et che lo priore debia rendere anno per anno ragione per quili quatro conseglieri et since iesse laltro priore renda ragione ad ipso priore et ad quilli quatro conseglieri et che quello priore electo se facza confirmare dalo episcopo o vicario. El .X°. capitulo che tucti li confrati et le consore siano tenute omne domeneca et feste commandate per la sancta Romana ecclesia audere una messa integra secundo lordine dela sancta Romana ecclesia ala quale sono tenuti li fideli cristiani tucti de audire et se bonamente se po fare faczano dire la messa in la ecclesia loro et chence siano tenuti inseme et qualuncha non se ce trovasse salvo per excusa licita debia pagare grana .II. al priore et la messa se facza dire la matina per tempo che non impedisca laltre devotione dela ecclesia parochiale et se in la compagnia non fosseno intrate per pagare lo cappellano o per sepellire li morti dela fraternita o per subvenire ali poveri che se studiano quanto se po ad aiutare et subvenire ad quelle necessita che occorreno ali loro fratelli per observare le opere dela sancta misericordia et non potendosse altramente pagare lo priore se imponga la colletta intro li confrati che cascauno paga la sua parte. El .XI°. capitulo che quilli che voleno essere in questa fraternita tanto masculi quanto femine con quella devotione che Dio li concede debiano pregare et orare Dio, quilli che sono preyti dicano lo divino officio secundo lordine dela sancta Romana ecclesia, lo laico dicano per matino dudici Pater nostri et septe per cascauna hora canonica, czoe prima, tercza, sexta, nona, vespero et completa et sempre in fine deli Pater nostri dicano la Ave Maria et quanno voleno mangiare dicano uno Pater noster et una Ave Maria, rengratiando sempre Dio de tucti li soy benefici et per lanima deli morti dicano omni di tre Pater nostri cum Requiem eternam et quanno more alcuno deli confrati et consore se debiano trovare ad compagnare lo morto et cascauno debia per lanima sua .XII. Pater nostri et .XII. Ave Maria con Requiem eternam. El .XII°. capitulo che tucti li confrati et consore debiano ieiunare tucti li di commandati dala sancta Ecclesia salvo secundo la discreta determinatione dela Ecclesia non havesse licita scusa, et che non sence possa pigliare errore li ieiuni commandati so quisti: in primo tucta la quatragesima, secundo le quatro tempore, la vigilia dela nativita del nostro segnore Iesu Cristo, la vigilia dela pentecosta, la vigilia dela nostra Donna, czoe la Assumptione delo mese de augusto, la vigilia de tucti li apostoli, salvo de Sancto Iohanne evangelista et de Sancto Felippo et Iacobo, la vigilia de omne sancto et quanno le feste veneno lo lunidi, deveno ieiunare lo sabbato de nanti; ancho se deveno ieiunare quelle vigilie che commandasse lo episcopo; ancho se deve ieiunare la vigilia de Sancto Iohanne Baptista et de Sancto Laurenczo et caschauno se deve guardare de omne dessonesto parlare et inlicito iuramento et non portare frappe o altre vanita et cosi le donne non deno portare magnosa et ni russo ni bianco ne altri concze in facza. El .XIII°. capitulo che tucti li confrati et consore se debiano studiare de confessare et communicarese la festa dela natività del nostro segnore Iesu Cristo et in la festa dela Resurrectione et in la festa dela Pentecosta et in la festa dela Assumptione de augusto et cascauno se guarda de omne desonesto et illicito exercitio et nullo presuma de iocare ad aczara ne ad altro ioco vetato como le a tabole o a carte o ad altro ioco che se comete ad potesta dela fortuna et chi facesse lo contrario debia pagare quella pena che li commandara el priore con li quatro consiglieri et supra de questo recepa la disciplina et nullo presuma de andare in taberna salvo quanno andasse in camino lontano da fora la ceta che fosse excusato per necessita et qualuncha confrate o consore facesse lo contrario de quisto che dicono quisti capituli sia anunciato al priore caritativamente et collui che a commisso el facto se soctamecta humilemente ad recepere la penitentia per bono merito et salute dela sua anima perczoche non sono condigne de questa vita ala futura gloria la quale Dio ali soi fedeli et devoti cristiani promecte.

Deo gratias, amen.

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