La congiura de’ Baroni del Regno di Napoli contra il Re Ferdinando primo

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Camillo Porzio

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La congiura de’ Baroni del Regno di Napoli contra il Re Ferdinando primo - Lettera di dedica

bibliography

  • Camillo Porzio. La congiura de’ Baroni del Regno di Napoli contra il Re Ferdinando primo. Roma: Paolo Manuzio, 1565.
  • Camillo Porzio. La congiura de’ Baroni del Regno di Napoli contra il Re Ferdinando primo. A cura di Ernesto Pontieri. Napoli: Edizioni Scientifiche Italiane, 1964.

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Lettera a Carlo Spinello, Duca di Seminara

Come V. S. Illustrissima sa, tra le buone cose ch’io conobbi peregrinando, fu Pagolo Giovio, padre delle moderne istorie; il quale pervenuto all’estremo della sua età, e poco contento de’ principi ch’egli diceva con la penna avere illustrati, si era riparato in Firenze a casa il Gran Duca Cosimo, come ad unico rifugio degli uomini eccellenti: ove dimorando anch’io, e assai con esso seco ragionando dell’istorie, e di quelle principalmente che appartenevano al Regno, l’udii molle fiate rammaricarsi che, per mancamento e trascuraggine degli scrittori, egli non avea potuto in cotanti anni ridurre alla memoria degli uomini uno de’ primi fondamenti delle guerre che seguirono nel Novantaquattro; ciò era la congiura del Principe di Salerno e del Conte di Sarno contra Ferdinando Primo: per la quale fatto il principe fuoruscito, e privo dello stato, si ricoverò da’ Francesi, e persuase il Re Carlo Ottavo a fare l’impresa del Regno; dalla cui passata egli tirava il filo della sua istoria. Questo desiderio io lo giudicai tanto giusto e sì fattamente necessario, che in me si apprese, come fu in lui, di qualità che, pochi anni sono, abbattutomi nel processo originale che fe formare il predetto Re contra il Conte e Antonello Petrucci suo secretario, parvemi che mi si porgesse occasione di potere in maggior parte rinvenire le cose di quel tempo. Postomi poi a cercare dell’altre, io mi sono finalmente avveduto di avere ragunate tante membra di quella congiura, che, sebbene non sono perfette, se ne potrebbe pure da buono maestro formare corpo intiero: il quale maestro, morto il Giovio, mi ho anche persuaso che sarebbe di presente difficile a ritrovare. Ma sperando che i cieli col tempo ne possano produrre de’ somiglianti e migliori, e per esserne già strettamente pregato dalla veneranda memoria di monsignore illustrissimo Seripando, ne ho io fatto una bozza e un modello, sopra il quale que’ che verranno non solamente possano fabricare un bel corpo, ma dargli vita et alla eternità consegnarlo: il che da me non potrebbe avvenire giammai. E veramente, si vorrebbe essere troppo dotato dalla natura, e dall’arte ammaestrato, a corrispondere alla scelta delle parole, o alla loro numerosa testura, richiesta nell’istoria. E molto più si converrebbe ritrovarsi ricco d’ingegno, e fra’ rettorici lungamente versato, a bene usare l’ordine, le sentenze e l’orazione di questa scienza. E grandissimamente bisognerebbe esercitarsi ne’ maneggi degli stati e nell’opere militari, a perfettamente ritrarre i consigli de’ principi, gli assalti e le battaglie. Lascio da parte quanto sarebbe mestiero il penetrare nella geografia, e filosofia morale, per esplicare compiutamente le qualità degli uomini, e de’ paesi. Converrà dunque a più sublime ingegno di formare una sì grande, vaga e riguardevole figura: e io mi rimarrò contento di avergli nella presente operetta additato e adombrato l’ordine, i tempi, e gli accidenti che seguirono. Ove, se da saggio lettore fie scorto alcun neo, che con più studio e maggior diligenza se le arebbe potuto torre, dirittamente a V. S. Illustrissima più che a me averà da imputarlo; poiché, in approvandola tutta, mi ha confortato e sospinto a mandarla in luce, né io me le ho potuto o dovuto opporre, essendo Ella nelle lettere giudiciosissima, e sedendo per origine, per fortuna e per valore, in altissimo grado fra’ nostri primi Baroni; al cui profitto questa fatica in maggior parte riguarda. Ma, per certo, né anche è da maravigliarsi che V. S. Illustrissima procuri con tanto desiderio che altri conosca, per la lezione dell’istorie, li pestiferi frutti che sogliono produrre le discordie e le ribellioni: poiché ancor giovanetto, seguendo l’orme de’ suoi predecessori, devotissimi della corona aragonese, ha sì prontamente e magnificamente servito il suo Re nelle prossime guerre, che n’ha riportato dignità e gloria; e, quel ch’è mollo più da stimare, l’amore e la benivolenza di tanta Maestà, dignissimo premio di un animo nobile e generoso.

Luoghi onde l’autore ha tratto la storia

Dal processo originale contro il Conte di Sarno, Antonello Petrucci e figliuoli.

Dal processo in stampa contro a' Baroni.

Dai ricordi fatti in Napoli.

Dalla fama appo i Napoletani.

Dagli scritti di Tristano Caracciolo.

Dal Platina, Volterrano, Sabellico, Machiavelli, Corio, Pontano, Argentone, storia Universale.

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