(Caratteri dell’isolamento)
Stata per poco co’ Normanni e con gli Svevi alla testa del regno, la Basilicata venne appresso perdendo ogni importanza politica e si ridusse sempre più a vivere in sé stessa e di sé stessa. La biforcazione dell’Appennino, che recingendola, le serviva da baluardo, le rendeva d’altra parte difficile, anzi le impediva ogni comunicazione col di fuori; e in quel tratto non lungo, in cui era lambita dal mare, mancava affatto di porti, che avessero potuto favorire e sviluppare un attivo commercio e d’altro canto le comunicazioni interne erano così ardue per l’assoluta mancanza di vie, che in ogni modo le popolazioni interne non avrebbero potuto trovare uno sbocco verso quella parte estrema della provincia. Così quel primo elemento e fattore di civiltà ch’è il commercio di cose e di idee con altre genti venne a mancare alla Basilicata. Ridotte a vivere in quel gruppo di monti, ristrette tra le chiostre dell’Appennino e de’ suoi contrafforti, gli orizzonti morali ed intellettuali delle popolazioni si vennero adeguando alle proporzioni dell’orizzonte visibile; e le barriere naturali, che nascondevano a’ loro occhi il resto del mondo, celarono anche alle loro menti i mutevoli eventi della storia ed i progressi del vivere civile. Con l’impulso di più vivi bisogni mancava fino il concetto del meglio, e, segregati dalla vita del mondo, mancavano loro ad ogni tratto nuovi ideali da raggiungere, e fino condizioni migliori e stati nuovi di vita, a cui potesse tendere lo spirito irrequieto e insoddisfatto. Uscire dalle consuetudini ordinarie di vita, tentare nuove cose e nuove forme di produzione, quand’anche avesse potuto balenare alla mente di qualcuno e sembrare possibile, sarebbe pur sempre paruta cosa insieme vana e temeraria. Il tempo così passò per loro senza portare radicali mutamenti, come un ruscello che scorre sempre modesto e sempre uguale, e non turba né il suo letto, né le sponde; l’indole anzi degli abitanti si venne assuefacendo a quest’attitudine meramente passiva, e le condizioni economiche, morali, intellettuali e sociali rimasero quasi immutate pel corso dei secoli. Ancora adesso vivono, pur destinate a scomparire tra breve, e non in una classe soltanto della popolazione, usi, tradizioni, superstizioni, pregiudizi, che meriterebbero d’essere presi in esame dal sociologo. Ivi ancora inalterati e costanti usi nuziali, che nella loro simbolica rivelano chiaramente la forma primitiva del ratto e della compera, ed usi funerari che rivelano i più rudimentali concetti della vita d’oltretomba, e forme liturgiche che mostrano la maggiore materialità delle credenze religiose.