Denominazione Basilicata

date

1874

author

Homunculus [Giacomo Racioppi]

title

Storia della denominazione di Basilicata [estratto 4]

bibliography

  • Storia della denominazione di Basilicata, Roma, Tipografia Barbera, 1874, pp. 26-28.

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Il lettore, se pregia la storia fatta sui documenti, non ci saprà male, io spero, di aver riferito per intero questo ricamo della fantasia popolare su qualche dato di storia a noi ignoto, Noi però l'abbiamo riferito per intero, non tanto all'intento di rendere men arido il corso del nostro lavoro, quanto allo intento di fornire alcun dato alle conghietture, che ci occorre di fare intorno alle attribuzioni del Basilico.

Parmi che il riferito documento ci dà diritto di supporre, con qualche grado di verità:

1º Che il Basilico era un alto uffiziale pubblico, o magistrato; - 2º che esso aveva a sua dipendenza, o sotto l'autorità sua, minori uffiziali, o vicarii , o sotto-prefetti che si abbiano a dire; 3° - che esercitava funzioni piuttosto civili e amministrative, poiché viene detto espressamente giudice, crites; - 4° che aveva eziandio attribuzioni finanziarie o fiscali, perché a lui s'indirigono quelli che accusano il cenobita di sperpero e di spoglio ai monasteri, quasi demanii del sovrano; - 5° che mandato ad amministrare la Italia (cioè la Puglia) e la Calabria, egli è simile al Catapano per altezza di grado e di funzioni; - 6º che forse ne differiva unicamente per le attribuzioni del tutto civili e non militari, come pure le esercitava il Catapano.

E coteste del tutto civili attribuzioni nel Basilico ci pare rilevarle così dalla espressa qualifica di critès, come da altri luoghi della leggenda stessa di S. Nilo. Nella quale è pure fatta menzione di un Basilio stratego Calabriæ; e poi di un Niceforo, magister «mandato dai pii Imperatori a reggere ambedue le regioni d'Italia e di Calabria;» nel quale luogo la dignità di Magister dà il concetto di potestà anzitutto militare.

Allo stato dei documenti scarsissimi e scorretti di quella buia e scompigliata età, non è possibile distinguere le differenze e le gradazioni di questi vari uffiziali pubblici. Certo è che il Catapan, titolo e grado dei più alti, ma dei più recenti, tra gli uffiziali del Governo bizantino in Italia, significava viceré, ovvero signore in secondo, giusta la spiegazione di un antico cronista, - più schietta e concludente della etimologia in versi che ne dava il nostro Guglielmo Pugliese in quegli attorcigliati e saltellanti suoi esametri, che a proposito del Catapano non ci è erudito che non ricorda.

Che il nome, se non l'uffizio del Catapan nella Italia fosse stato de' più recenti, forse non prima del secolo X, può inferirsi da questo che Costantino Porfirogenito, accennando alle divisioni amministrative dell'Italia grecanica dei suoi tempi, non ricorda che per la Calabria e la Sicilia lo stratego, e per Napoli, il patrizio. Nei diplomi, inoltre, che ancora ci restano, non si trova menzione del Catapan prima del 956, che è anche prima del primo di cui dà notizia Lupo Protospata.

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