date

1909

author

Azimonti, Eugenio

title

Basilicata e Calabria nella descrizione di Eugenio Azimonti [estratto 8]

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  • In "Inchiesta parlamentare sulle condizioni dei contadini nelle provincie meridionali e nella Sicilia", vol. V – Basilicata e Calabrie, Tipografia Nazionale di Giovanni Bertero, Roma 1909, pp. 193-194.

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ZONA MEDIA COLLINARE O ZONA CENTRALE

Dell’abitazione. Se si eccettua il comune di Maratea, che ha molte casupole sparse per la campagna, tutti gli altri hanno le case per la grande maggioranza nel centro ove ha sede il Municipio. Le abitazioni dei contadini sono sparse per tutto il paese, non formano quartieri speciali. Le case sono costruite di pietra arenaria o calcarea con pochi mattoni e malta a sufficienza in quasi tutti i Comuni, qualcuno eccettuato, che non ha facilità di avere pietre, perché non si hanno vicini affioramenti rocciosi o almeno letti di fiumi con sassi. Ad Aliano ed Alianello, per esempio, che trovansi in mezzo a una zona di territorio argilloso pieno di frane, senza pietra, usansi più mattoni che pietre di fiume, e spesso i così detti civici, cioè creta e paglia impastata e prosciugata al sole. Generalmente le case dei contadini sono a un sol piano.

Non sempre, anzi poco frequentemente, ricevono aria e luce a sufficienza. A Tricarico molto di esse ricevono pochissima aria e luce, perché sono vere caverne scavate nel sasso. Non hanno mai né latrine, né sciacquatoi, né stalle; gli animali convivono con gli uomini. Vengono illuminate con olio, petrolio e candele, ma spesso anche con la sola fiamma del focolaio.

Hanno camini, ma quasi sempre incompleti, mal costruiti, sì che i prodotti della combustione per gran parte si riversano nell’ambiente e rendono a volte l’aria quasi irrespirabile. Tutta la famiglia del contadino dorme nella stessa camera. A Senise non mancano casi di più famiglie che abitano nella stessa camera. Nel medesimo letto generalmente dormono i genitori ed i figlioli piccoli. I figli grandicelli normalmente dormono in un letto separati dalle femmine. Nella più parte dei Comuni i contadini che posseggono il tugurio dove abitano sono, se non in maggioranza, almeno in numero molto notevole.

Fanno eccezione Tricarico, Senise e qualche altro, dove ben pochi sono i contadini che posseggono la casa e quasi tutti sono costretti a pigliarla a pigione dai galantuomini, pagando un canone variabile da 30 a 50 lire l’anno. Il contadino che riceve la casa col terreno che coltiva è raro dovunque, ad eccezione che a Maratea, dove quasi ogni fondicello ha la casa.

Il contadino che recasi dal paese al fondo deve fare, a seconda dei casi, da mezz’ora sino a tre ore di strada. I contadini trattengonsi in campagna riparati entro miseri pagliari o all’aria aperta a tempo di raccolta del grano, dei fichi e loro essiccamento (Chiaromonte), meno frequentemente a tempo di semina. Ciò però soltanto quando debbono lavorare nei fondi più lontani dal paese. In tali circostanze contraggono assai frequentemente le febbri malariche.

Le condizioni delle abitazioni dei contadini sono migliorate soltanto in qualche Comune per opera di contadini ritornati dalle Americhe. Dato il frazionamento eccessivo della proprietà nelle zone coltivate, non è nemmanco a parlarsi di case coloniche costruite o da costruirsi dai proprietari che intendono colonizzare le loro terre. Niuno che possegga difese e masserie pensa di colonizzare; né si può, ragionevolmente, obiettare nulla in contrario, perché sarebbe nove volte su dieci una operazione senza tornaconto.

Del vestiario.

In alcuni Comuni buona parte dei contadini conservano ancora i costumi tradizionali. In altri invece sono soltanto i vecchi che indossano ancora le antiche fogge di vestire. Tra i primi Comuni citiamo Baragiano, Tricarico, Armento, Gallicchio, Sant'Arcangelo.

Per gli uomini consta della giacchetta, dei pantaloni corti e delle uose; per le donne del corpetto senza maniche e della gonna. Negli uomini la giacchetta e le uose sono di panno di lana casalingo, i calzoni di velluto nero (nei più agiati) o di felpa (nei meno agiati). Nelle donne il corpetto è di velluto di vari colori, la gonna è di lana nera o di tela, secondo le stagioni.

Dove sono state smesse tali fogge, il costume è fatto i panno di cotone e non ha niente di particolare.

La differenza tra le varie classi di contadini sta nella qualità della stoff. A Tricarico ed altrove i più benestanti portano pantaloni lunghi di velluto nero, anziché corti di felpa.

Ad Armento, a Baragiano, a Colobraro, ad Aliano e in qualche altro Comune, si tessono ancora in casa i panni di lana. Nella più gran parte dei Comuni però si acquistano sul mercato, specie se trattasi di panni di cotone di poco costo. Quanto al prezzo, le antiche fogge, specie per le donne, erano più costose. Costavano e costano non meno di 50-60 lire. Per gli uomini 30-40 lire. I costumi di cotone usati ai più oggi costano dalle 10 alle 30 lire. A Baragiano, ad Accettura ed in qualche altro Comune sono ancora molto diffusi tra i contadini i sandali o zampitti antichi. Nella maggior parte dei Comuni però si usano dai più le scarpe di cuoio allacciate sino al collo del piede, con suole fortemente chiodate. Vanno scalze normalmente le sole donne nel periodo estivo.

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