Malgrado la dolorosa uniformità di questo fatto della mancanza di capitali, il modo di coltura non è uniforme dappertutto nelle province di cui discorriamo. Vi si possono distinguere tre zone agricole: la zona dei piani e delle colline con declivio dolce, la zona montuosa di clima temperato, e, finalmente quella dei sommi altipiani dell'Appennino, fra i quali primeggia la Sila. Tralasciando per adesso di parlare di quest'ultima, le prime due, all'infuori delle regioni intermedie, differiscono tra loro in tutto. I caratteri principali della zona piana o leggermente ondulata, sono la grande coltura ad aratro dei cereali, delle civaie, ed in alcuni luoghi del cotone, insieme con vaste estensioni perennemente incolte framezzo alle terre coltivate, e la pastorizia nel più dei casi combinata coll'agricoltura in modo da permettere di trar partito dei terreni continuamente o periodicamente incolti, e delle stoppie fra il tempo del raccolto e quello della semina; poche colture arboree, per lo più concentrate in alcuni luoghi; scarsezza di popolazione, e la proprietà generalmente piuttosto concentrata. Tutto contribuisce a far credere che questi vari caratteri sono collegati fra di loro, dipendenti tutti però dal gran fatto della mancanza di capitali nell' agricoltura. Le incursioni dei Saraceni e le altre guerre e conquiste del principio del medio evo spiegano la prima origine della scarsezza della popolazione, le condizioni politiche e sociali dei tempi feudali spiegano come questa scarsezza abbia durato fino a tempo recente; nella scarsezza della popolazione e nel sistema di coltura ch'essa ha reso necessario, troviamo la ragione perché poche nuove fortune hanno potuto formarsi e contribuire a dividere i latifondi lasciati dall'epoca feudale. La concentrazione della proprietà dal canto suo, fa sì che persista, anche fuori dei vasti tratti invasi dalla mal'aria, la scarsezza di popolazione ed il sistema di coltura che ne è l'effetto. Difatti, posta sempre come premessa la ripugnanza assoluta e universale a mettere capitali nella terra, la quale porta con sé mancanza di concime, data la scarsezza della popolazione, la coltura che convien più a quei grandi proprietari è la coltura ad aratro della massima estensione di terra possibile colle braccia e cogli animali di cui possono disporre, giusto profonda abbastanza, in conseguenza, da permettere al grano di germogliare e di crescere. Potranno col maggior numero di lavoranti, che vien loro per tre o quattro mesi d' inverno dalle montagne, aggiungere qualche lavoro di sarchiatura e di zappatura a quelle colture che lo richiedono maggiormente, ma ciò non modifica sensibilmente il fatto generale. Tutte le circostanze accessorie della coltura devono adattarsi a quella necessità di produrre, senza capitali, la maggior quantità possibile col minor numero di braccia possibile, e tanto la terra data a fitto in lotti minori a contadini, come quella coltivata da salariati a giornata pagati dal proprietario stesso o da un grande affittuario, saranno coltivate al medesimo modo. Insomma la piccola coltura non può esistere. I proprietari, colla pastorizia traggono rendita dai terreni coltivati, nell'intervallo fra il raccolto e la semina, dai terreni a riposo, e dalle sodaglie. Se gli armenti sono loro, non hanno da spendere che il magro salario di pochi pastori e qualche volta il fitto delle pasture estive sulle montagne; non spendono nulla se danno le loro pasture a fitto ad altri. I grandi boschi di parte delle montagne di Basilicata, i vasti altipiani delle Calabria, parte aperti, parte boscosi, quasi tutti incolti, forniscono ampie pasture estive ed incoraggiano quella industria. Che può fare o desiderare di più il proprietario senza sborsare capitali? E, dato pure che per mettere in coltura le sodaglie non abbisognassero capitali, o pochissimi, le migliori condizioni che il proprietario dovrebbe fare a tutti quanti i suoi lavoranti per attirarne altri di fuori, assorbirebbero forse tanto di quella parte del prodotto della terra che adesso viene a lui, che non gli tornerebbe il conto. Egli si limita dunque a piantar vicino alla sua residenza, se trova luogo adatto, qualche agrumeto, ad innestare qualche bosco di ulivi selvaggi e a ridurlo ad uliveto, a piantare alberi da frutto intorno a qualche sua casa di campagna vicina al paese, opere che, quando non sono di lusso, danno una rendita considerevolissima, sproporzionata al capitale impiegato.