
date
1874
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Le condizioni economiche ed amministrative in Calabria e Basilicata secondo Leopoldo Franchetti [estratto 4]
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Queste sono le condizioni delia massima parte della porzione piana di quelle province, e se si tolgono gli agrumeti ed altri albereti tenute a piccola coltura sulle marine intorno a Reggio ed a Gerace, gli sterminati uliveti della piana di Palmi e dei dintorni di Rossano, i quali si possono noverare fra le grandi colture, e poche altre eccezioni, tutte quelle terre piane o leggermente ondulate che, sul versante Tirreno, sono occupate dai pantani di Rosarno e dalla marina desolata che si estende sotto a Nicastro, e, sull' altro versante, occupano quasi tutta la marina dell'Ionio sino ai confini della provincia di Lecce, s' internano nelle terre col vallo di Cosenza e, a misura che s'avvicinano all'Adriatico, vanno allargandosi, cingendo il circondario di Potenza, e finiscono col confondersi colle colline basse di Puglia, tutte queste immense estensioni di terra presentano, quando pure sono lavorate, quell'aspetto sconsolato delle terre coltivate a cereali nelle province meridionali. La campagna nuda d'alberi, sparsa qua e là di qualche masseria, stalla da bestie e da uomini; a grandi distanze l'un dall'altro, i paesi, per lo più su qualche altura, e i gruppi di case e di fabbriche agglomerate intorno al palazzo padronale nei latifondi. La triste monotonia di questo spettacolo è rotta solamente dal verde di qualche frutteto intorno ai paesi, o di qualcuno di quei parchi piantati d' ulivi e di viti che circondano la villa di qualche proprietario, da qualche antico bosco di ulivi selvaggi ora innestato e ridotto ad uliveto, e dai lentischi cresciuti sulle sodaglie.
Lo spettacolo e le condizioni mutano affatto in buona parte della regione montuosa. La coltivazione a zappa, resa necessaria dal pendio del terreno, implica, quasi necessariamente la piccola coltura ed è suscettibile, più di quella ad aratro, di differenze, a seconda del vigore dell’operaio e dell' impegno che egli mette al lavoro. Inoltre, la popolazione è molto agglomerata in quella parte, ed è poco il terreno posto nella zona di clima temperato e che sia coltivabile senza grandi impieghi di capitali, cioè senza grandi opere per trattener la terra sulle pendici e per difenderla dai torrenti. Queste cagioni han portato i contadini ad offrire le condizioni più vantaggiose che fosse possibile ai proprietari per ottenere terre a fitto e, in conseguenza, a trar dal terreno quella maggior quantità di prodotto che era possibile con un maggior lavoro. Non è raro infatti vedere in quelle parti, non solo la terra smossa più profondamente, i solchi fatti con maggior cura, ma anche piccole colmate di montagna, piccole opere d'irrigazione fatte dai contadini fittaiuoli, malgrado la brevità del contratto di fitto e l'incertezza del suo rinnovamento. Accade, salendo anche sui monti più scoscesi e spogliati e meno atti all'agricoltura, di veder tratto partito di quei pochi metri quadri di terreno rimasti qua e là colla loro coperta di terra vegetale, e di trovare in mezzo ai cespugli e alle rocce un campicello, largo forse di quattro o cinque passi, seminato a fagioli. D'altra parte, la proprietà è un poco più divisa in quella parte del paese, dove, nei numerosi centri di popolazione, col l'esercizio dei mestieri o coll'usura, si sono formate delle piccole fortune che in parte si sono impiegate in terra. Altra sorgente di piccole fortune è, in quella parte, l’industria del legname dove sono boschi, industria esercitata più o meno onestamente, per lo più a danno dei boschi comunali, spesso colla complicità delle autorità comunali stesse.
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