
date
1874
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Le condizioni economiche ed amministrative in Calabria e Basilicata secondo Leopoldo Franchetti [estratto 5]
bibliography
- "Condizioni economiche ed amministrative delle provincie napoletane. Abbruzzi e Molise – Calabrie e Basilicata. Appunti di viaggio", Tip. della Gazzetta d’Italia, Firenze 1874, pp. 92-96.
teibody
Nei latifondi, per esempio, dove i braccianti a giornata sono riuniti nei fabbricati appositi detti masserie isolati nella campagna, lontani dagli abitati, gli operai sono costretti a comprare il vitto dai proprietari. In generale, l'agente del proprietario fa un contratto a cottimo con un fornaio e con un mercante di commestibili che s'incarica della fornitura a un tanto a testa; il bracciante paga un tanto a giorno per il suo vitto, e l'agente, almeno a detta dei proprietari, fa i suoi bravi guadagni sull’affare, a danno parte del proprietario, parte degli operai; non parlo delle frodi del fornitore. Insomma si verificano tutti gli abusi che già sono stati posti in chiaro in Inghilterra a proposito del truck system praticato dagl'industriali. Il genere di vita dei braccianti d' ambo i sessi impiegati nelle masserie, è caratteristico, e più d'ogni altro, atto a dare un'idea dell'esistenza cui sono ridotti i contadini di quelle province. Essi scendono dalle montagne, sia per conto proprio, sia sotto a «caporali» che servono d'intermediari fra essi e i proprietari, soprattutto quando si tratti di lavori speciali, fossati ecc. Sono riuniti nelle masserie sotto la sorveglianza dell'agente nominato dal padrone. In alcune parti dormono tutti e tutte nel medesimo stanzone; ogni famiglia vi si fa la sua lettiera di paglia a parte. Altrove vi sono due stanzoni, uno per le donne, l’altro per gli uomini, e il sorvegliante è incaricato del mantenimento dei buoni costumi; ciò che non impedisce che, intorno a Matera per esempio, il maggiore insulto che si possa fare ad una donna è il dirle: «sei stata alle masserie». Nei grandi uliveti poi, dove alla coglitura delle ulive sono impiegate quasi esclusivamente le donne, esse sono per lo più stipate in certe stanze, dove coprono letteralmente il suolo coi loro corpi. In quanto al guadagno che i contadini fanno con quella vita, in tutti i paesi di montagna dove ho chiesto se riportassero economie a casa, mi è stato uniformemente risposto che ne riportavano poche o punte. In quei latifondi, la condizione migliore è quella dei salariati all'anno, che ricevono la paga parte in denaro, parte in grano o farina e, spesso, parte sotto forma di partecipazione al prodotto del fondo. Ciò si chiama avere una certa estensione di terreno (40 od 80 ari in generale) seminato «nella sorte»: il contadino ha tanta parte del raccolto totale, quanta è la porzione del terreno totale seminato rappresentata dalla quantità di terra assegnatagli. Questi salariati ad anno ricevono inoltre dal padrone l'alloggio, che consiste in una casetta composta di una stanza, e qualche volta di uno stanzino. Accanto al palazzo del proprietario e a tutti i suoi annessi, si vedono quei filari di casette, col solo pian terreno, appoggiate le une alle altre, ognuna col suo tetto a punta, e che rammentano le celle delle Certose, salvo che le case dei contadini sono molto più piccole. Questi contadini hanno l'inestimabile vantaggio d'avere il guadagno assicurato per tutti i mesi dell'anno; è vero che in compenso devono spesso restar nella mal'aria. Del resto, il loro numero è scarsissimo, e in un latifondo ove sono impiegati fino ad 800 e 1000 lavoratori avventizi, essi sono appena 70. Sono generalmente impiegati come bifolchi. I pastori sono pure salariati all'anno, ma la loro condizione, e soprattutto il loro genere di vita sono peggiori.
Il contadino s'ingegna in molti modi, oltre a quelli enumerati fino adesso: nei paesi di montagna, in autunno, va nei castagneti a raccogliere le castagne e a seccarle; due terzi del prodotto vanno al proprietario, un terzo rimane al contadino; in alcuni luoghi il contadino, oltre al suo terzo, ha diritto di nutrirsi di castagne mentre fa il raccolto. Dove sono gelsi, il contadino alleva i bachi da seta; se lo fa a parte col proprietario, riceve l'anticipazione del seme e della fronda, a cose fatte, ne restituisce il valore, ed ha una metà od un terzo del prodotto netto; quando alleva i bachi per conto proprio, riesce male quasi sempre, a cagione dell'insalubrità del suo alloggio. Parte dei contadini allevano il maiale, sia a conto proprio, sia a metà con chi abbia anticipato le dieci o dodici lire necessarie per comprarlo piccolo; il mantenimento dell'animale costa poco: non mancano nel paese le immondizie per nutrirlo. Ma qualunque sia stata la riuscita di tutte queste speculazioni, il risultato, per il contadino, ne è sempre lo stesso. Vi è una cosa che parifica la condizione di tutti i contadini proletari, ed è l'usura. Una fatalità pesa sulla loro esistenza, e fa sì che qualunque somma guadagnino, la guadagnano troppo tardi, hanno già dovuto, in un momento di bisogno, farsene imprestare una spesso molto minore, ed il loro guadagno non basta o basta appena a restituire il capitale e l'interesse. Se per strana fortuna giungono in fondo alla stagione con qualche economia, gli ozi forzati cagionati dallo stato già descritto dell’agricoltura, le spese, per quanto minime, del viaggio se vanno a lavorare in altra parte della provincia, le hanno presto consumate, e se ciò non basta, viene la prima annata cattiva, con raccolto scarso, col vitto caro, con poco lavoro, a divorare ciò che può avanzare dei loro risparmi, e a farli ricadere nei debiti. Col nome di contadini proletari non intendo solamente accennare a quelli che non hanno assolutamente nulla, ma anche a coloro che sono proprietari di una casupola, come accade non di rado nei paesi di montagna, specialmente d'origine antica, dove non v'era castello baronale, ed a quelli i quali hanno poche are di terreno che non arrivano quasi mai all' ettaro e sul quale lavorano nelle giornate disoccupate come meglio possono senza capitale. Quelle proprietà minuscole non migliorano sensibilmente la condizione dei contadini se non in quanto servono loro a prestar garanzia per il pagamento del fitto di altra terra, e li aiutano ad ottenerne.
Il macinato ha aggravato le spese del contadino. Parte dei guadagni sussidiari dei contadini è stata scemata sia da cagioni fortuite e, giova sperarlo, temporanee, sia dalle mutate condizioni politiche. Così, la produzione della seta è stata considerevolmente ridotta dalla malattia dei bachi. L' industria della tessitura casalinga per il consumo della classe agiata locale è stata in alcuni luoghi scemata, in alcuni altri distrutta del tutto dalla concorrenza dei prodotti meno costosi dell'industria meccanica estera o d'altre province; vi sono dei luoghi dove le contadine, che prima lavoravan tutte in casa al loro telaio, adesso, invece, vanno nei campi a zappar la terra. In quanto alla vita materiale dei contadini vivono in case per lo più di una sola stanza e mangiano pane tanto secco che, almeno in
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