date

1874

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Franchetti, Leopoldo

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Le condizioni economiche ed amministrative in Calabria e Basilicata secondo Leopoldo Franchetti [estratto 6]

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  • "Condizioni economiche ed amministrative delle provincie napoletane. Abbruzzi e Molise – Calabrie e Basilicata. Appunti di viaggio", Tip. della Gazzetta d’Italia, Firenze, 1874, pp. 96-99.

teibody

Nella condizione di debitore perpetuo, spesso verso il proprietario stesso del suolo, e di dipendenza assoluta dal proprietario per il vitto giornaliero, è facile immaginare quali relazioni abbia, in tutto il resto, il contadino col proprietario. Si può dire che non sono state interrotte le tradizioni del servaggio. Il contadino ha di fronte al proprietario la sottomissione assoluta, l'abbiettezza del servo. Quest'abito di mente della grandissima maggioranza, non è senza influenza sopra quei pochi che senza essere in posizione del tutto indipendente, sono pure in condizione un poco migliore, e fa sì che si perpetuino i costumi dei tempi feudali. Laonde, dipendenza morale assoluta del contadino dal «galantuomo» maggiore ancora di quella che notai in Abruzzo e Molise e la quale non cessa nel contadino che colla rivolta aperta e violenta, col darsi al brigantaggio. Solo nella Basilicata pugliese, la vicinanza delle Puglie più civili, a quanto pare, ha forse reso il contadino un poco più indipendente, non molto però. Per modo che, se il contadino nel fissare le condizioni del contratto subisce la legge del padrone o del capitalista, la subisce molto più nella loro esecuzione. Le prestazioni ed i servizi arbitrari che si esigono dal contadino, sono il minore di questi abusi. Il contadino potrebbe certamente rifiutarsi ad eseguirli se pure ciò potesse solamente venirgli in mente, ma saprebbe d'esser mandato via l'anno seguente. Accade che il proprietario od il capitalista, nel misurare il grano che presta al contadino, abbia cura di far cadere il grano dall'alto nella misura affinché ve n'entri meno; quando il grano viene restituito, invece lo si fa versare da basso e pigiare nella misura. V'ha un paese della Basilicata pugliese dove, a mia conoscenza, coloro che praticano questo sistema sono gli amministratori del monte frumentario, a loro profitto s'intende, per modo che l'interesse che, per lo statuto del monte, dovrebbe esigersi, viene nel fatto quasi raddoppiato; il contadino stretto dal bisogno sottostà a tutto. Se poi si aggiunge a questa dipendenza assoluta, alla prepotenza dei proprietari, la poca raffinatezza morale dei contadini semi selvaggi, è facile intendere quali siano in molti luoghi i costumi delle donne ed in conseguenza dei loro mariti e padri. La differenza in molti casi sta solamente fra l’essere sofferenti od offerenti. Questa servitù morale dei contadini che non sono in condizione del tutto indipendente si estende a tutte le loro relazioni coi «galantuomini» anche all'infuori dei contratti e della loro esecuzione. Avrò in altro luogo occasione di citare soprusi usati da signori a contadini; del resto a questo riguardo, non posso che rinviare il lettore a ciò che ho già detto parlando degli Abruzzi e del Molise.

Certo non tutti assolutamente i contadini sono ridotti a vivere di debiti. V'ha fra di loro una piccola minoranza che gode diversi gradi di agiatezza. Vi è quella classe, pochissimo numerosa del resto, che sta in mezzo tra la classe media e infima, e si compone di contadini che sono quasi «galantuomini» o galantuomini che sono quasi contadini, i quali hanno tanta terra e tanto capitale mobile da potere, coltivando terra propria o presa a fitto, menar vita agiata per quei paesi, e sicura del domani. La mattina, all'alba scendono dal paese ai campi coi loro due o tre lavoranti salariati, li sorvegliano tutta la giornata e qualche volta mettono essi stessi mano al lavoro, e la sera, tornano con loro al paese, danno loro col pane la minestra o le patate cotte dalla moglie, e li fanno dormire in terra in qualche stanza della loro casa. Questa classe di persone, insieme con una parte di quella dei proprietari medi, esercita l'industria de' grandi fitti. Quando menano vita proprio da contadini, hanno il nome di massari, nome che del resto in molte parti si dà pure ai fattori. Hanno pure nome di massari o di massarotti tutti i contadini un poco agiati, e che hanno qualcosa di loro, sia pure solamente un paio di buoi. Fra i contadini benestanti e quelli assolutamente proletari e miserabili, vi è la scala delle infinite condizioni intermedie di quelli che, avendo un meschino capitale, o avendo ottenuto per qualche ragione speciale della terra a condizioni migliori del solito, menano una vita un po' meno miserabile, e qualche volta, per una serie di circostanze favorevoli, riescono a sorgere, a miglior condizione. Tali quelli sono fra i massarotti che hanno un paio di buoi, e i cosiddetti mulari, o proprietari di un paio di muli nella Basilicata pugliese, dove si ara generalmente più coi muli che coi buoi. Tali sono, specialmente in alcuni luoghi di Calabria, alcuni fra i coloni inamovibili, che in tempi dove, per la mancanza assoluta di commercio, la terra valeva pochissimo, hanno avuto terra in enfiteusi dai proprietari, in quantità sufficiente per vivere dei suoi prodotti, e l'hanno migliorata.

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