Denominazione Basilicata

date

1910-02-04

author

Fortunato, Giustino

title

Lettera di Fortunato a Gaetano Salvemini

bibliography

  • Carteggio, vol. I – 1865-1911, a cura di Emilio Gentile, Bari, Laterza, 1978, p. 190-192

teibody

Gaudiano, 4 febbraio 1910

Mio carissimo,

ti sono assai grato dell’affettuosa tua lettera del 31 gennaio. Chi mai avrebbe detto che sul cadere de’ miei anni io mi avrei avuto il grande conforto della tua amicizia?

Sto dunque assai meglio; ma nonostante io m’abbia molte cure, la laringe o faringe che sia non pare ancora rassicurarmi: morirò di una malattia, quale si sia, delle vie respiratorie, come morì un mio fratello ventenne, com’è morta mia madre. Non me ne importa, credimi, perché non ho nessuno del mio nome dopo di me. Vorrei vivere ancora tanto da metter fuori i rimanenti documenti da me pescati sul Vulture nativo, e per vedere te – così come sono oramai matematicamente certo – a capo di quel movimento di elevazione morale ed economica delle plebi rurali del Mezzogiorno, che io, come possono testimoniare Sonnino e Franchetti, ho sempre sognato. Ecco tutto.

Credo necessario, pur troppo, alla salute che io resti qui tutto il mese, leggendo e non avendo più nel capo la fastidiosa romba di Napoli. Non ci è dunque possibile rivederci subito in Roma. E non ti dolere che io non abbia acconsentito a tenere la divisata conferenza in Firenze! A Firenze verrò, devo e voglio venire. E parleremo, parleremo finché avrò fiato. Io darti coraggio? Se fosse vero, ne andrei superbo.

Sono stato, credimi, molto incerto se raccogliere i miei discorsi elettorali e parlamentari. Croce ne voleva una diecina, per farli pubblicare in un volume dal Laterza. Non ne ho voluto sapere. Per sé stessi, nessun valore hanno. Ne hanno alcun poco come documento storico, dal semplice punto di vista del Mezzogiorno. Come, dal primo giorno all’ultimo, parlò un deputato meridionale alla Camera de’ deputati? E come un deputato italiano parlò sempre ad elettori meridionali? Un deputato, intendiamoci, per educazione e per indole assai timido, pauroso quasi, certo moderatissimo; ma onesto, ma sincero, ma disinteressato. Data l’affermativa, io intenderei pubblicarli a tutte mie spese, cedendo gli utili della vendita all’una o all’altra delle Società, o a tutte due, salvo un piccolo beneficio all’editore, e a patto che il prezzo sia modico. In tanto, a quali degli editori dovrei rivolgermi? Al Le Monnier? Al Treves? Il primo non credo sia buono a spacciare i suoi libri; il secondo ha de’ tipi che a me non piacciono. Escluderei il Laterza, perché la propaganda vorrei maggiormente farla su al Nord, poi che il Nord è imbevuto maggiormente dello spirito della megalomania politica. Se invece mi dirigessi al Garlanda della Minerva, mio amico, dimmi: approveresti?

E contro il pregiudizio che il Sud sia l’Eden che io ho sempre battuto in breccia, e sempre credo doveroso battere. Ho letto la prefazione al prossimo volume del Villari: come sarebbe facile, nell’ultima parte in cui parla del Mezzogiorno, combatterlo! «Invece di cercare nel passato (nel solo passato?) le origini prime della inferiorità, la spiegazione storica (soltanto storica?) del fatto l’abbiamo creduto conseguenza fatale d’una legge di natura, quasi vi fossero in Italia due razze diverse» (sì, le due razze esistono, ma nessuno ne ha detto che la «conseguenza fatale» si debba all’etnografia; sebbene che questa sia stata determinata dalla geografia, e tutte e due han deciso della storia. La quale, onorevole Villari, anche sotto i Normanni e gli Svevi, quantunque allora l’ Italia Meridionale fosse stata, certo, la parte politicamente più importante, non la «più fiorente», no, né la «più civile», né la più «gloriosa», anche allora la nostra storia fu tutta lacrime e dolori). Ec. ec., ché non è qui il luogo di parlarne.

Aspetto, con desiderio, i due lavori che mi prometti. Ho letto con assai vivo piacere parte della tua relazione su l’ispezione in CalabriaCalabria, pubblicata dalla «Nuova Antologia». Che meravigliosa lucidità, che sintesi! Come sarò felice il giorno in cui scriverai a quel modo della questione demaniale, (ossia, onorevole Villari, di tutta la storia economica e civile del Mezzogiorno!) Bada: con essa in campo, il suffragio elettorale a’ contadini è un pericolo; ho potuto toccar con mano, viaggiando il Mezzogiorno, che il nostro contadino, di fronte a quella, è e sarà ancora il contadino del brigantaggio: eroico, ma belva. E soltanto della questione demaniale dovrai tu parlare a quel modo? E ella malaria, no? Avanti, avanti! Beato chi vedrà il dimani luminoso della Verità!

G. Salvemini, Il problema della scuola popolare in provincia di Reggio Calabria , «Nuova Antologia», 1 febbraio 1910.

notes alpha

    notes int