Formulario di petitioni, responsioni e repplicationi per Astorre II Manfredi, signore di Faenza

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XVIII

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Petitione al sopraditto signore per un che perdesse el piato per manchamento de prove.

summary

Petizione al signore di Faenza perché interceda nella restituzione di un prestito.

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  • Bologna, Biblioteca Universitaria, 226 (già 272), cc. 19r-20v.

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Petitione al sopraditto signore per un che perdesse el piato per manchamento de prove.

1. Tanta è la divulgata e vera fama dela prudentia e somma discretione dela vostra Signoria come di persona doctissima e savia, che non solamente seria sufficiente al degno governo de una cità como questa, ma etiamdio regeria cum divino ordine ogni gran provintia, sempre tenendo la digna bilança dela vera e inmaculata iustitia. 2. Dela qual cosa ne prehendo continuamente grandissimo gaudio e singular contentamento, considerando maxime che le degne operatione e i virtuosi portamenti dela prefata signoria Vostra respondeno cum laudato [19v] effetto al publico e predicato nome di quella.

3. Per la qual cosa, ricorro cum magior confidentia e più securamente ala benignità dela vostra Signoria, supplicando quella se degni per gratia e per sua humanità volere intendere cum bono effetto una mia causa molto ardua et importante, la quale è questa.

4. Già sono circa dui anni passati che io, sencia testimonio alcuno, da pura fede constretto, prestai ad Antonio, mio caro consorte, in la chiesia magiore, ducati vintecinque, pregato strettamente da lui, per un certo suo occorrente bisogno, non havendo da lui altro che una simplice scripta di sua mano, confidandomi nell’amicicia nostra e nella bontà sua, e credendo che lui fusse homo de conscientia e havesse qualche timor de Dio, il quale quivi in croce era presente nel detto tempio al detto nostro parlamento.

5. Unde, molte volte li ho adimandato li ditti mei [20r] dinari, e insieme sopra ciò havemo havuto lunga contentione, e lui cum aperta fronte et cum sfaciata prompitudine nega e recusa esser mio debitore, et expresso dice quella non essere sua lettera, e che è contrafatta a similitudine dela sua, e in tal modo mi robba e tole il mio.

6. La qual cosa non so se lui il fa per propria malitia opure per necessitate, ma me ne maraviglio e stòne de mala voglia, perché non suole essere de sua natura. 7. Et io, dal’altra parte, mi confido ch’io son sì cognosciuto da tutto questo populo, che ogni homo sa non essere de mia usanza il dimandare l’altrui a persona.

Dopo suole segno di omissione, e essere aggiunto nel marg. dx.

8. Ma sia come se voglia la cosa, io mi conforto esser questa causa radutta qui in lo conspetto dela Signoria vostra, la qual son certo che cum la prudentia sua me ritrovarrà qualche rimedio a investigare il vero. 9. E così m’aricomando al sommo Idio, che fu testimonio [20v] a questo, e ala Signoria vostra, che resguardi la mia pura fede e questa lettera, che altra prova non ho da dovere mostrare, e di costui vegia e discerna la maligna conditione sì è, in tal modo ch’io possa conseguire la rasone e la vera restitutione deli miei dinari che cum tanta liberalitate e larga fede li prestai.

-t- aggiunto in interl.

10. E quando altra via non ci fusse, io tanto confido in lo iusto Idio e in la mia innocentia, ch’io me offerisco a patire cum lui insieme ogni tormento e pena, acioché il vero se trovi, ch’io so che la força e virtù dela vera iustitia è tanta, che, o voglia o no, bisognarà che confessi la veritate ala vostra Signoria, ala quale sempre mi racomando.

Segue un segno di riscontro.

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