Digital Libraries of Basilicata - Modern Literature

date

1582

author

Cenna, Giacomo

title

Potenza e dintorni nel XVI secolo: paratesti, prosa e poesia encomiastica - Accademie venosine - Piacevoli - sonetti di dedica - 1-2-3

bibliography

  • Cenna, Giacomo. Cronaca antica della città di Venosa. Napoli, Biblioteca Nazionale, ms X.D.3.
  • Cenna, Giacomo. Cronaca antica della città di Venosa. Napoli, Biblioteca Nazionale, ms X.D.3., cc. 159r-159r.

teibody

Nientedimeno un giorno nel principio di detta loro Accademia se ritrova sotto uno scacchiero sopra una boffetta l’infrascritto sonetto: Spirti gentili che le labra havete umide sempre del divin liquore per cui vita retien huom, sì ben muore, e non li fa timor orma di Lethe vorria smorzar tra voi l’ardente sete ch’accende in me desio di farvi honore, e sacrarvi quest’alma e questo cuore, per palesar al mondo quel che sete. Ma in me Raggion via più ch’el desir puote, che pria che lingua per lodarvi sciolga, la man refrena et il mio dir percuote. si ch’a forza convien ch’a dietro volga acciò l’indegnità delle mie note l’onor ch’a voi si deve non vi tolga. Questo sonetto cossì nascostamente ritrovato fu letto in presentia di tutti li signori dell’Accademia e causò in essi assai maraviglia per non potersi saper l’authore chi fosse. Dove che, leggendosi e perleggendosi più volte quello, non se potè scoprire mai chi fosse stato tanto desso a ponere detto sonetto senza loro saputa. Anzi gioivano del desiderio di quello mentre nel suo poema se dimostrava desideroso in voler tra essi loro aggregarsi in detta Accademia. Dove che poco di poi avendo posto nell’istesso loco l’infrascritto poema dedicato all’Accademico nominato il Bidello: Cossì vi cinga l’honorata fronte l’arbor d’Apollo e ’l petto col sen v’infonde l’acque che d’Hyppocrene orna le sponde e fa fiorire di Parnasso il monte. Cossì le rime nostre ornate e pronte, vadin mai sempre a i bei desir seconde, e dove Febo scopre, e dove asconde il raggio suo, sian manifeste e conte. Come io vorrei, Bidello, a gl’amorosi concenti vostri, almeno in presso al segno che di stupor fanno innarcarmi il ciglio. Prega per me tu, di Latona il figlio, ch’infonda al petto mio, quantunque indegno, l’alti secreti tuoi a me nascosi. Fu scoverto dalla spia e chiamato in presentia di tutti i signori accademici, il signor Manilio Cappellano. Non puote tanto scusarsi ch’alla fine non confessarsi il tutto aver fatto invidioso molto d’esser aggregato con essi loro in cossì nobile esercitio, offerendosi dall’hora in poi esercitarsi con essi loro, a quanto dall’ill.mo Principe di essa accademia li veniva imposto. Per la qual cosa fu da quelli si ricevuto carissimamente, e datoli il nome dell’Accademico Incognito, et aggregato nel numero di essi, ne fu imposto all’Accademico Bidello che rispondesse all’ultimo poema scritto da detto Accademico Incognito. Dove che da quello, per l’istesse consonanze, fu inviato l’infrascritto poema che segue: Risposta Ridendo, a che più preghi con man gionte? Mi disse Apollo, che ’l dir vago infonde. Colui le sue virtù, con voi nasconde per farle in altro tempo al mondo conte. Tutte le vie sa ben del sacro monte, conosce e tratta le chiare acque e monde del celebrato fonte ove s’infonde per dar corona all’onorato fronte. Con atti, poi soggiunse, men festosi: che non preghi per te, Bidello, degno Non d’un sol cippo, ma di lungo esiglio? Egli ha passato, e tu non giungi al segno. Ciò detto sparve, e con occhi sdegnosi mi fe’ tremar, ond’ho turbato il ciglio. Fu lodato molto il sopradetto poema da tutti signori accademici, e lodorno infinitamente l’Accademico Bidello che s’era fatigato in quello.

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