Digital Libraries of Basilicata - Modern Literature

date

1582

author

Cenna, Giacomo

title

Potenza e dintorni nel XVI secolo: paratesti, prosa e poesia encomiastica - Accademie venosine - Rinascenti - giornata II

bibliography

  • Cenna, Giacomo. Cronaca antica della città di Venosa. Napoli, Biblioteca Nazionale, ms X.D.3
  • Cenna, Giacomo. Cronaca antica della città di Venosa. Napoli, Biblioteca Nazionale, ms X.D.3., cc. 174v-176v.

teibody

Venuti tutti i signori accademici coforme l’introdutto costume nel luogo destinato, prima d’ogni altro cominciamento, furno dal secretario recevute le nove imprese, e con curiosa attentione lette et ascultate, le quale per essere assai facile ad essere intese da chi non sia del gusto de sì vaga compositione a fatto degiuno, serranno da me solo scritte, e senz’altra dechiaratione referite. La prima fu quella del meritassimo Principe dell’Accademia, il padre Anello Gesuita, che s’intitulava l’Accademico Segace: haveva per impresa un bracco cane che stava in atto di cercare in una campagna, con il motto CONTECTA DETEGIT. Il secretario dell’Accademia era Annibale Caracciolo; s’intitulava l’accademico Ardito: haveva per impresa un Pegaso volante, con il motto che diceva NIHIL INVIUM. Il lettore si era il signor don Emanuele Gesualdo, Prencipe di Venosa; s’intitulava l’Accademico Schivo: haveva per impresa uno elefante in un prato con un topo vicino, con il motto che diceva NAUSEAT INTUITU. Il primo assistente era il dottor medico Vincenzo Bruno; s’intitulava l’Accademico Turbido: haveva per impresa un fonte d’acqua turbida, con il motto che diceva INTERIUS CLARIOR. Il secondo assistente era il dottor medico Camillo di Luca; s’intitulava l’Accademico Ravivato: haveva per impresa un carbone acceso con alquante legne intorno, con il motto che diceva FLAMMESCET. Sequea dopoi il dottor Cesare Principe, governatore di Venosa; s’intitulava l’Accademico Rinforzato: haveva per impresa un’aquila invecchiata che batteva il becco nel sasso, con il motto FRANGITUR UT FRANGAT. Sedeva presso al sopradetto il dottore Don Iacovo Cenna, Archidiacono di Venosa; s’intitulava l’Accademico Vivace: haveva per impresa il fiore della sempreviva, con il motto SEMPRE IDDEM. Vi stava di presso il dottor medico Pompilio Russino; s’intitulava l’Accademico Esercitato: haveva per impresa una cerva con un ceviotto, con il motto UT TUTA QUIESCAM. Sequiva dopoi il dottor Fabritio de Pilli; s’intitulava l’Accademico Oscuro: aveva per impresa depinto un catenaccio todesco, con il motto UNICO NOMINE. Seguitava nella parte sinistra il padre theologo fra Lorenzo di Terlizzo; s’intitulava l’Accademico Conosciuto; faceva per impresa un campo di […] e spine, con il motto LILIUM INTER SPINAS. Sequeva appresso Gio. Antonio Cappellano, capitaneo del battaglione; s’intitulava l’Accademico Pronto: haveva per impresa un arco con la pharetra carca di saette, con il suo motto MI RIPOSO NO ES FLAQUEGA. Stava di presso il signor Iacovo Suave; s’intitulava l’Accademico Veloce: aveva per impresa un cane levriero che drizzava il corso dietro una fiera, con il motto che diceva INSEQUAR. Seguiva dopoi il signor Bernardino Cenna; s’intitulava l’Accademico Ringiovenito: havea per impresa un serpe che di nova spoglia se revestiva, con il motto ITERUM AEPHEBUS. Appresso dopoi seguiva il signor Mattheo Cavaselice; s’intitulava l’Accademico Infiammato: haveva per impresa un torchio acceso combattuto da’ venti, con il motto che diceva ADVERSIS CLARIOR. Segueva appresso il dottor Jacovo Nigro; s’intitulava l’Accademico Rinfrescato: haveva per impresa una fonte con molti rivi di cui l’acqua una sola sponga succiando recoglieva, con il motto NON SEMPRE ARESCET. Appresso dopoi segueva il signor Andrea Mattheo di Ruggiero; s’intitulava l’Accademico Generoso: haveva per impresa uno sparviere beccando una quaglia, con il motto NOBILIORA PETIT. Seguia dopoi il signor Mutio Monaco; s’intitulava costui l’Accademico Svegliato: haveva per impresa una leonza con i leoncini, con il motto che dice SOPITOS COMMOVET. Appresso di questo seguiva il signor Ottavio Alberti; costui s’intitulava l’Accademico Tempestoso: faceva per impresa un delfino nel mar turbato, con il motto che diceva ADVERSIS SUPER EMINET UNDIS. Ultimo vi sedeva il signor Paulo Sarluca; s’intitulava costui l’Accademico Vago: haveva per impresa una colomba che se rimirava nell’acqua, con il motto GAUDET INTUITU. Furno dal signor Annibale Caracciolo, secretario, recevute tutte le suddette imprese con li motti e nomi e cognomi di quelli, e perché erano tutte pintate in carte reale, fu per ordine dell’eccellentia del Principe dell’Accademia comandato che se ponessero nel muro affisse, con ordine come nelle precedentie dette di sopra et essendo stato eseguito con universale delettamento, nell’istesso giorno, comparsero l’infrascritti sonetti, l’uno venuto dalla gran città di Bari, in lode dell’eccellentia del signor don Emanuele, quale era stato capo in erigere detta Accademia, e l’altri fatti dall’istessi signori accademici per la morte del padre Clavio. All’Ecc.mo S.re don Emanuele, principe di Venosa per l’accademia ivi eretta: Nel venusino coro, entro al natio splendore, ove reluci in glorioso onore, rinovi il secol d’oro, gran Gesualdo, mentre al giusto impero tranquilla pace accresci et amor vero, Non turbidi pensieri nutre popul soggetto, né signoreggia ingiusto e vano affetto in personaggi altieri, ma la raggion, qual chiaro sol, gli sgombra dalle nubbi del senso ogni van’ ombra. Or mentre lieta pace si gode in bel riposo, doppio Anfion rasembri, in glorioso stuolo d’honor verace, perché di signoria l’imperio è l’uno, l’altro di senno altrui sempre oportuno. VENOSA, madre antiqua di spiriti famosi, d’heroichi studi, pegni gloriosi, mentre nutrisce amica parti che di celesti ambrosie pasci, all’antiquo tuo honor, lieta, rinasci. Ode la dolce lira quel tuo famoso Flacco per tutto resonar, onde di Bacco l’isola tutta ammira e ’l Latio che per lui d’antiqua gloria la Grecia avanza et se ne gode e gloria. Diversi hor son l’accenti da quelle prische leggi, Canta di Mecenate egli i gran preggi e l’avi illustri, intenti al bene altrui, onde la fama a pieno della sua gloria, li nutrisce in seno. Ma tu con varie tempre d’heroi che, trombe unite, canta del tuo signor lode gradite, e gl’avi regij sempre ricchi d’imperi e di coron serbate al gran Emanuel hor mecenate.

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