I percorsi di Giustino Fortunato

date

1896-06-13

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Fortunato, Giustino

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Le strade comunali obbligatorie

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  • Fa parte di: "Pagine e ricordi parlamentari", vol. I, Firenze, Vallecchi, 1920, pp. 81-84.

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Camera de' Deputati

Iª tornata del 13 giugno 1896

Come per tanti altri fatti e atti della nostra vita amministrativa e politica, anche per le strade comunali obbligatorie, sancite dalla legge 30 agosto 1868, noi avemmo troppo alto, troppo sconfinato l’ideale; e come per tante altre cose, di pari ed anche maggiore importanza, la dura necessità dei mezzi affatto sproporzionati ai fini ci ha costretti, oramai, dal soprassedere a un’opera, che era follia, vera follia ostinarci a condurre in porto.

Due apposite leggi, quelle, se rammentate, del 12 giugno 1892 e del 19 luglio 1894, han posto termine, molto opportunamente, alla vana impresa di tutta una fitta rete, che noi, or sono ventotto anni, immaginammo di potere avere per tutto quanto il territorio del Regno.

Ma, intanto, trecentoventi milioni sono stati spesi, e tredici mila chilometri di vie comunali sono stati costruiti. E qui sorge la questione: possiamo, dobbiamo noi permettere, che le strade compiute vadano assolutamente perdute, e che un tanto patrimonio vada miseramente sciupato, come ne corre il pericolo e ne esiste la minaccia, solo per cattivo volere, o per insufficiente capacità finanziaria de’ comuni?

E no, dico anche io, e no ha già detto saviamente il ministro dei lavori pubblici fin dalla tornata del 19 marzo, quando egli, se ricordate, presentò qui alla Camera un’importantissima relazione, che io spero voi tutti abbiate letta, sul rendiconto dato dai prefetti del Regno in merito alla gestione delle nostre strade comunali obbligatorie.

In essa, onorevoli colleghi, sono pochi, ma eloquentissimi ragguagli sui risultati materiali, ottenuti dalla larga ed onerosissima applicazione della legge del 1868.

Ebbene, questi ragguagli non sono davvero confortanti, poiché risulta che in molte province, alle cure e alle spese profuse per la costruzione delle strade comunali obbligatorie, non hanno corrisposto le cure e le spese necessarie per la conservazione dei lavori compiuti. Basti dire che, sopra 55 delle nostre 69 province, la condizione della viabilità comunale appare soddisfacente in 27, mediocre in 7, pessima addirittura in 21, cioè, nelle province di Aquila, Ascoli, Avellino, Bergamo, Caltanissetta, Catanzaro, Cosenza, Firenze, Girgenti, Lucca, Macerata, Messina, Palermo, Perugia, Porto Maurizio, Potenza, Reggio Calabria, Reggio Emilia, Roma, Teramo e Trapani.

Dai rapporti degli uffici del Genio civile, dice la relazione, si rileva che le cause, per cui vanno deperendo e anzi addirittura distruggendosi i lavori stradali, con tanto sacrificio compiuti, sono l’assenza o la insufficienza tanto della sorveglianza quanto della manutenzione, giacché o i comuni non stanziano nei propri bilanci fondi a tale uopo, o li stanziano in misura derisoria, stornandoli anche di sovente per altri bisogni più pressanti. Così non solo non si provvede da tempo alle ordinarie riparazioni, ma in alcune province, specialmente (mi duole dirlo) nelle province meridionali e siciliane, il transito è divenuto quasi impossibile. Nella provincia di Girgenti, financo, il piano di alcune strade risulta ormai occupato dagli antichi stessi proprietari del suolo!

Ognun di voi, onorevoli colleghi, potrebbe qui citare gli esempi di casa propria. Io, della provincia di Basilicata, cito gli esempi del mio circondario, che è quello di Melfi, ricordando, fra le strade comunali obbligatorie che, costruite di sana pianta per effetto della legge del 1868, vanno ormai alla malora, le strade – da Melfi al Ponte di Pietra dell’Olio, da Venosa al ponte di Pietra dell’Olio, da Venosa al Ponte a Poggetto sull’Ofanto, e da Lavello a Minervino Murge. Sono tre strade, tre bellissime strade, le ultime due di agevole manutenzione, perché assolutamente pianeggianti, le quali, dopo che pur costarono centinaia di migliaia di lire, sono oggi in parte malamente mantenute, in parte totalmente abbandonate. E invano, in questi due ultimi anni, reclami sopra reclami furono da’ frontisti spediti alla prefettura di Potenza! Non ancora consolidata né finita è parimenti la via da Montemilone a Palazzo San Gervasio, e già mezzo perdute si possono dire le vie comunali del Macarico e della Ginestra, precedenti la legge del 1868, che scendono alla strada nazionale delle Puglie, una da Barile, l’altra da Ripacandida, - la cui amministrazione comunale par ne reclami un’altra, nuova di pianta, per Morbano a Venosa, salvo a vederla ruinare, non appena costruita….Eppure tutti i santi giorni è un salmeggiare, laggiù, nel Mezzogiorno, per la mancanza, la deficienza stradale!

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