I percorsi di Giustino Fortunato

date

28-09-1902

author

Fortunato, Giustino

title

L'On. Zanardelli a Melfi, parte II - Il banchetto e i brindisi a Melfi - L'arrivo a Rionero

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  • Fa parte di "Pagine e ricordi parlamentari", Bari, Laterza e Figli, 1920, pp.207-211
  • Pubblicato su "Il Mattino", il 28 settembre 1902

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IL BANCHETTO DA BRINDISI A MELFI

Ci telegrafano da Melfi, 27 settembre, ore 7 ant. (Pellegrini).

Al banchetto di iersera in onore del Presidente del Consiglio, on. Zanardelli, qui giunto col treno delle 4 del pom. in compagnia dell’on. Fortunato, il quale gli era andato incontro a Palazzo San Gervasio: al banchetto offertogli da sottoscrizioni private, e tenuto nella gran sala dell’Istituto Tecnico- allo champagne si alzò il Sindaco di Melfi, avv. Agostino Aràneo, portando all’on. Zanardelli il doveroso saluto della più fervida ammirazione e il ringraziamento della più sincera gratitudine.

Il saluto- egli disse- è tanto più doveroso a chi, recatosi una volta in Basilicata a commemorare Mario Pagano, vien qui per la seconda volta, e col medesimo slancio giovanile, per conoscere e studiare amorosamente le penose condizioni di queste popolazioni. Nessuno meglio dell’On. Zanardelli potrà menare ad effetto i nostri voti. Da questa gente, abituata alla religione del lavoro ed alla massima frugalità di vita, niente vien chiesto che non sia giusto ed onesto. E d’altra parte, quando alla somma delle cose vi ha un uomo che risponde al nome di Giuseppe Zanardelli, questo nome è, più che una promessa, una garanzia di Fortuna. – Bevve quindi all’on. Zanardelli con l’augurio, che egli possa essere lungamente serbato all’affetto di quanti amano la patria italiana.

Dopo il Sindaco si levò l’on. Fortunato, il quale profferì il seguente discorso:

«Se l’obbligo che ho, come deputato del Collegio, di brindare anch’io all’uomo di brindare anch’io «all’uomo, che oggi onora di sua presenza noi e la nostra Provincia, può, in questa occasione, avere «un intento di comune espressione politica, - ebbene, o signori, lasciate che io ricordi e che rinnovi «il saluto augurale, che dalla vostra città, or sono sette anni, il 16 maggio del 1895, alla vigilia di «una delle più contrastate elezioni generali del Regno, io inviai nel nome vostro, del maggior «numero di voi, a Giuseppe Zanardelli (Applausi).

«Tanti rancori che parevano eterni, tante lotte che sembravano inesauribili, tante correnti, tante «abitudini che solo un cataclisma noi credevamo potesse interrompere tante cose non tutte nè belle «nè buone son passate, - e quel tempo ormai ci appare lontano assai più del vero, come dianzi, «guardando di qui nell’aperta campagna, dietro il velo della pioggia, le vette del Vulture; e «quest’uomo, invece, il nostro ospite, l’ultimo rappresentante della generazione eroica che ci ha «data la patria, è sempre lo stesso, sempre giovanilmente animoso, sempre credente a un modo, - «duce e maestro a noi tutti nell’assidua, austera pratica della virtù, nel sentimento devoto e pio, nel «culto costante della libertà (Vivissimi applausi).

«Ed oggi eccolo qui tra noi, in quest’ultima tappa del faticoso suo viaggio per la nostra Provincia, «testimone e auspice di una grande verità, - questa, cioè, che il problema del Mezzogiorno è, e sarà «per lunga ora, il problema capitale, il problema fondamentale di tutta quanta la nuova politica dello Stato italiano (Applausi).

«Egli cotesto problema, nel recente suo discorso di Napoli, ha coscienziosamente posto nei «termini precisi e degni di un elevamento sempre maggiore, suffragato da ragioni ideali di giustizia «e confortato da ragioni pratiche di salvezza comune, di un elevamento civile ed economico, per «opera di tutto un indirizzo di politica generale, - nelle province meno prospere e meno fortunate: «meno fortunate (è la parola da lui pronunziata), non per colpa nè per vizio di uomini, ma per «minori fonti, per minori risorse naturali di pubblica ricchezza, che a noi meridionali rendono poco «men che insostenibile, causa la estrema povertà di nostra terra, - poco men che insostenibile, io «ripeto, il presente carico tributario del Regno (Approvazione).

«Certo, averlo così posto non significa punto averlo risoluto. Tutt’altro! E a voi è noto che io ho «sempre rifuggito e che non mai come ora io rifugga, riguardo ad esso, da ogni illusione, da ogni «falsità, da ogni mistificazione. Tutt’altro, specialmente, se tra noi meridionali per i primi è ancora «tanta la confusione e il clamore delle lingue, tanta l’ignoranza delle cause, tanto l’egoismo meno di «classe che di persone, tanto l’impulso disordinato e cieco alle dimande, direi quasi (perchè «tacerlo?) all’arrembaggio del pubblico erario… Ma averlo così posto è già molto, addirittura «moltissimo, se posto – come è – per il bene e l’onore dell’Unità nazionale nel nome della virtù e «sotto l’egidia della libertà, poichè solo con esse e per esse è possibile onestamente raggiungere, «insieme con la meta, non la gloria che è vana cosa, non la gratitudine che non è dote del cuore «umano, ma la gioia intima e suprema del dovere compiuto (Applausi e grida di: Viva Zanardelli! «Viva Fortunato!).

«Io bevo perciò a Giuseppe Zanardelli, intemerato e puro; e a lui, all’autorità grande, all’alto valor «morale della sua persona, a lui che ancora una volta in quest’ora nuovissima afferma e conferma il «nostro buon diritto, io levo il bicchiere, risalutandolo nel nome vostro, come sette anni or sono, «come sempre dacchè ho l’onore di rappresentarvi alla Camera, con animo nè mai mutato nè certo mai più mutabile, maestro e duce» (Vivissimi applausi e lunga ovazione).

Dopo l’on. Giustino Fortunato sorse l’on. Zanardelli, accolto da una prolungata ovazione. Egli così si espresse:

«Alle parole così lusinghiere del Sindaco non posso rispondere se non che troppo egli è stato largo «di gentili encomi all’adempimento del mio dovere. Egli mi ha assai bene espresso il suo animo, ed «io devo dichiarargli che promesse non posso dare, perchè vorrei prima avere la sicurezza di «mantenerle; ma nulla mi sta così grandemente a cuore come il migliorare le condizioni di questa «terra, meritevole di tanta miglior fortuna (Applausi).

«Ed ora il mio debito di rispondere una parola al mio carissimo amico Fortunato. È vero che egli «da lunghi anni mi è personalmente e politicamente prodigo di incessante affetto.

«Orbene io lo assicuro, che questo affetto è uno dei maggiori orgogli della mia vita, - poichè il «vostro deputato, o cittadini di Melfi, è davvero ornamento della rappresentanza nazionale per «ingegno, per cuore, per carattere, per eloquenza, per fedeltà di principi (Lunghi e vivi applausi).

«Sembra che il poeta della sua terra abbia proprio scritto per lui, scultoriamente, il verso: Est «animus tibi, sunt mores et lingua fidesque (Approvazione).

«Ed ora lasciatemi esprimere il vero compiacimento che provo, nell’avere avuto occasione di «visitare una così illustre città.

«Qui a Melfi, subito dopo il Mille, seguì l’impianto del dominio Normanno, uno dei più importanti «avvenimenti della storia del medio evo; qui ebbero, a lungo, soggiorno di predilezione monarchi «normanni, svevi ed angioini e, tra gli altri, attratto dalle cacce del Vulture, quel Federico II, che «qui, come in Sicilia, mostrò qualità sì alte ed insieme sì geniali di sovrano nelle sue imprese «guerresche, nel suo amore per l’arte e per la poesia, nella sua lotta indomita a sostenere i diritti del «principato civile contro la teocrazia, - unitamente con lui, che del cuor suo tenne ambo le chiavi, «Pier delle Vigne, uno e l’altro insieme promulganti di qui le celebri costituzioni augustali, grande «raccolta di leggi, che ricorda la collezione Giustinianea...

«E poichè tutto oggi ci ha parlato di Orazio, lasciatemi rammentare com’egli, anche lontano, «ricordasse sempre questa sua contrada natale. Ed uno di questi ricordi mi è suggerito dalla «presenza del deputato Pavoncelli, cui esprimo la somma gratitudine per essere qui venuto a «salutarmi.

«Orazio, infatti, parlando del vino, celebrava il vino generoso e leggiero, non solo perchè gli «sgombrava le cure e gli rafforzava l’animo e le vene e gli rendeva più facile la favella; ma «specialmente perchè gli era pegno sicuro presso la sua amante lucana (Applausi).

«Bevo dunque caldamente a Melfi illustre ed ospitale, al suo Sindaco così provvido nei vostri «interessi, ai rappresentanti della Nazione che mi sono amichevoli compagni, e agli altri «commensali che, in queste rapide ore, appresi tanto a stimare per gentilezza e coltura».

L'ARRIVO A RIONERO

Ci telegrafano da Rionero, 27 settembre, ore 9 ant. (Sestini).

L’on. Zanardelli, partito iersera da Melfi, giunse qui a Rionero prima di mezzanotte. Era accompagnato da Ciuffelli, Talamo, Fortunato, Gianturco, Pietro Lacava, Pavoncelli e Torraca. Tutti sono ospitati in casa Fortunato. Una gran folla accolse il ministro, che si tratterrà qui oggi e domani per riposarsi e meditare il discorso, che dopodomani a sera si terrà a Potenza. Il tempo si è rimesso al buono.

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