Napoli, 10 gennaio 1886
Egregio amico,
rispondo subito alla cortese Sua lettera, dandole quelle notizie, che sono a mia conoscenza, e che Ella desidera.
Innanzi tutto, certamente Rapolla non ha nulla a che vedere con gli albanesi del Monte Vulture. È antichissima, anteriore a Melfi. Par che sia la dauna Strapellum di Plinio. Fu vescovado suffraganeo di Bari il 1028, di Canosa il 1307; fu riunito a quello di Melfi il 1528.
In quanto poi a Barile, il comune fu prima abitato da una colonia di albanesi scutriali, venuti il 1492; ad essi furono aggruppati uno sciame di messeni il 1534 e uno sciame di manioti il 1647. Oggi però l’uso della lingua greca è del tutto scomparso; permane solo l’albanese.
Albanesi scutriali sono certamente quelli di Ginestra, forse anche quelli di Maschito. Senza dubbio, oggi a Ginestra e a Maschito non si parla che l’albanese, e, da’ contadini, anche più tenacemente che a Barile.
Parrebbe, infine, che Rionero avesse una prima origine da’ basilesi, forse da’ masseni del 1534 o da’ manioti del 1647; ché insino al secolo XVIII fu in Rionero seguito il rito greco: un vescovo di Melfi, il cui nome ora non ricordo, adoperò la forza per sostituire ivi al rito greco il rito romano. Certo però oggi l’albanese è affatto ignorato in Rionero. Per quanto è a mia conoscenza, solo in alcuni cognomi di contadini va tradita la loro origine basilese.
Non dimentichi, che Ginestra è frazione, non comune. Il comune è Ripacandida, nulla a che fare con gli albanesi. È tradizione, anzi, che Ripacandida respinse fuori dell’abitato i fuggiaschi albanesi del 1492: di qui l’origine di Ginestra.