
Documenti medievali di Potenza tràditi nel volume della Sommaria
date
1375-09-21
title
74. Instrumentum testamenti di Angelo de Madio
summary
L’abate Angelo de Madio, stando nella propria casa sita nella parrocchia di S. Gerardo, presso il palazzo episcopale, malato nel corpo ma sano di mente, fa rogare il proprio testamento, nel quale designa quali propri eredi Nicola de Iuliano, suo fratello uterino, e Margherita de Madio, sua zia paterna; segnatamente, lascia a Nicola due once di carlini d’argento, una coperta bianca imbottita, un paio di lenzuola e un cuscino; destina alla predetta Margherita tutte le terre in contrada Tora, un’isca nella medesima contrada ‹?›, un’isca da lui posseduta pro indiviso con la predetta Margherita e dieci once. Stabilisce che il proprio corpo sia sepolto nella chiesa di S. Gerardo, dove fu sepolto l’arcidiacono Pietro; demanda l’organizzazione delle proprie esequie alla volontà dei suoi epitopi. Lascia, per i mali eventualmente commessi, un magazzino (apotecha) ubicato nella piazza di Potenza; lascia a Dionisio Mariosa, suo zio paterno, due tarì; lascia a Giovannello de Madio, suo parente, una casa con casile contiguo, in località la Tanaria. Lascia a Pietro Cerno ‹ovvero Cervo›, vita natural durante, una terra in località Campus Rotundus ‹?› e dispone che alla morte del predetto Pietro, detta terra passi nel possesso di Antonio de Aliduca detto Cavoto, a patto che questi non turbi il predetto Pietro quando è in vita; qualora Antonio violi questa clausola, dispone che la terra in questione ritorni nelle mani dei suoi epitropi. Lascia a Giovannello de Madio una casa contenente tre magazzini (apoteche), sita nella piazza di Potenza in via dei Fabbri (ruga Ferrariorum), con la condizione che una di queste apoteche sia tenuta da Pietro Cervo, che vi dimora, vita natural durante e che solo alla di lui morte passi a Giovannello. Dispone un lascito di circa quindici once affinché sia eretta una cappella intitolata a Sant’Angelo, dove insistono i casalini dei de Madio; relativamente a questa cappella erigenda, dispone che vi officino Giacomo de Padula e Andrea Corvo, chierici della chiesa cattedrale di Potenza, dicendo due messe a settimana per l’anima del testatore; a detti chierici lascia le terre site all’Isca della Flomaria e un terreno sito a Porta Nuova; dispone che nelle more dell’erezione di detta cappella, i due predetti chierici dicano due messe a settimana per la sua anima presso l’altare dei defunti; dispone che, se dovesse morire uno dei due chierici designati, gli succeda Giovanni de Meula e stabilisce altresì che alla morte di entrambi i suddetti chierici il giuspatronato di detta cappella passi a Giovannello de Madio e ai di lui figli maschi (sia legittimi sia naturali); qualora questa condizione non possa realizzarsi per la morte di Giovannello e dei suoi figli, lo iuspatronato passi ai chierici del capitolo di S. Gerardo, due dei quali dicano due messe a settimana per l’anima del testatore. Lascia ad Antonio de Aliduca detto Cavoto un terreno alla Strada delli Lucanali; lascia a Robertello de Petra Fixa terreni con una macchia siti in contrada Macchia de Robertelli. Fa quindi una serie di lasciti alla luminaria di S. Gerardo: due terreni in contrada Macchia de Robertelli; un appezzamento di terra in contrada Macchia de domno Durante; una terra a Putei Stalisii ‹ovvero Falesii›; due terre in località lu Canali; tutte le terre da lui possedute ad Aria Silvana; un ortale alla porta di S. Luca, quest’ultimo per soddisfare il censo annuo di cinque tarì dovuti alla luminaria di S. Gerardo e con la clausola che i frutti di detto ortale, per l’anno corrente, siano destinati agli epitopi. Stabilisce che se Giovannello de Madio si vorrà assumere l’onere di corrispondere ai frati dell'ordine di S. Giovanni il censo annuo da lui loro dovuto (pari a quindici tarì), abbia le terre da lui possedute a Canaletto, Margine e Rivisco, altrimenti siano i frati suddetti ad avere le terre in questione, a titolo di compensazione del censo annuo già menzionato. Lascia al diacono Nicola de Ingannulo le terre oltre il fiume Tiera, al varco Maccle Cacate ‹ovvero Capute?›, nonché terre a Serra de Foi, vita tatural durante e con la clausola che, dopo la morte di Nicola diacono, dette terre passino alla luminaria di S. Gerardo. Lascia a Giovannello de Madio una coperta trapuntata bianca, un materasso di cotone, tre paia di lenzuola di lino, un ulteriore paio di lenzuola, un cuscino imbottito con penne, una trapunta imbottita con penne e un paio di fiaschi di peltro. Lascia ad Antonio de Aliduca detto Cavoto un piatto di peltro. Dispone che gli epitopi possano decidere secondo la loro volontà dei seguenti beni: una tina nuova piena di frumento; una coperta imbottita; un tappeto nuovo; un materasso di cotone; un cuscino; trenta cubiti di tela di lino sottile; una cintura in argento; una tunica blu e una casa alla parrocchia di S. Gerardo. Lascia ad Antonio de Aliduca detto Cavoto una botte per il vino della capacità di otto salme, vuota; a Giovannello de Madio due botti vuote per il vino e due botti per riporre il frumento; lascia ad Antonio Cavoto una tina per il frumento; a Mecca de Marco dodici tomoli di frumento ‹?›; a Mecca ‹ovvero Macche›, figlia di Cecca, venticinque tarì; a Francesca sorella di Brunetto tre tarì; a Mecca de Picusino sei tarì (lasciati da Francesca de Lacupensuli) e sei tarì per un piccolo materasso; lascia ai frati dell’ordine di S. Giovanni, per il censo annuo loro dovuto, un’oncia e mezza; a Giovannella de Madio, un’oncia e tredici tarì per il debito al quale era tenuto e, per lo stesso motivo, otto tomoli di frumento, un tomolo e mezzo di orzo e tre cubiti di lino. Lascia a suor Giovanna de Madio sei tarì; a Nicola de Madio sei tarì; alla chiesa della Ss. Trinità, tre tarì; alla chiesa di S. Michele, tre tarì; alla chiesa di S. Luca, due tarì; alla chiesa di S. Lazzaro, due tarì; alla chiesa di S. Francesco, due tarì. Dispone che l’eventuale surplus sia distribuito secondo la volontà degli epitopi, ai quali lascia diciotto tarì. Da ultimo, designa i propri epitopi nelle persone di Giacomo de Padula, Pietro Cervo e Giovannello de Madio.
bibliography
- ASNa, Regia Camera della Sommaria, Diversi, 1a numerazione, Dip. Somm., I, 309, n. 4bis, cc. 471v-479r, n. 146 [S].
- Copia: ASPz, Atti demaniali, b. 706, cc. 73-76 [B] (eseguita nell’anno 1811 agosto 16 a Potenza «dal suo originale sistente nell’archivio della cattedrale chiesa di S. Gerardo»).
- Pedìo, Cartulario della Basilicata, III, p. 126 (notizia dettagliata desunta dalla copia conservata negli Atti demaniali)
teibody
(c. 471v) In nomine domini nostri Iesu Christi amen. Anno a nativitate eius millesimo ‹tri›centesimo septuagesimo quinto, regnante ‹serenissima› domina domina nostra
Nos ‹sic› pro presenti // (c. 472r) anno quarte decime indicionis iudex, ‹sic› que sunt in loco ubi dicitur ‹sic› dicendo qualibet septimana missas duas pro anima ipsius testatoris, terras omnes que sunt in ‹sic› succedere ‹sic› dicto Cavoto‹sic› de Petra Fissa‹sic›
‹sic› ubi dicitur ‹sic› dicto Cavoto
BAdenolfus
Così S perheredis institutio
Così S perSandrulli
(da docc. coevi)
BMichaelis Millarani
Così S verosimilmente perLacupensuli
Bdomini
BCerno;
S, in seguito, ancheCervo
BRotundus
(lettura più probabile in base a un docc. coevo)
BCernum
Brevertatur
BMichaelis de Amilino
Bcorpore
Così S peruna
BRobertello,
qui e in seguito
BGuarneri,
qui e in seguito
BFalesii
BMichaeli,
qui e in seguito
Così S, BMecchę Cartolus
BCannarnigni !
BSilvana
Bcensu,
qui e in seguito
BMichaele de Incannulo
BCapute
B, più attendibileFoy
Così S, Bpunctrdonis !
Bbleveto
BMichaelangeli dompni Enrici
BMecchę,
qui e in seguito
Così S perLacupensuli
BPauli
Quod scripsi ego prefatus
Ego
Ego
Ego
Ego
Ego
Ego
Ego
Ego
B e docc. coeviLeonardus
BCamillus de Certangia
BB Joseph de Guitola
notes alpha
notes int