
Documenti medievali di Potenza tràditi nel volume della Sommaria
date
1392-09-23
title
91. Instrumentum testamenti di Graziano de Iacobini de Gratiano, arciprete
summary
Graziano de Iacobini de Gratiano di Potenza, arciprete, malato nel corpo, ma nel pieno possesso delle proprie facoltà intellettuali e locutorie, stando nella casa di Giovanni de Angelica, fa rogare il proprio testamento nuncupativo, nel quale: nomina quali suoi eredi i nipoti Leonardo de Moyse e Comina de Puteo, ai quali lascia sei tarì ciascuno; dispone che il proprio corpo trovi sepoltura nella chiesa di S. Gerardo di Potenza, nel sepolcro dei chierici; fa un lascito per la riparazione dei mali incerti commessi pari a un’oncia; dispone che tutti i chierici potentini e tutti i frati minori di S. Francesco prendano parte alle sue esequie con croci e tuniche ‹?› e lascia loro una quantità di cera e di denaro a scelta degli epitopi; a ciascuno dei preti e dei frati che celebreranno nel giorno del suo funerale una messa, fa un lascito a discrezione degli epitopi; lascia alla chiesa di S. Gerardo quattro fiaccole di tre libbre di cera ciascuno, da accendere per le sue esequie; lascia quindi una fiaccola di tre libbre di cera a ciascuna delle seguenti chiese: S. Michele, S. Francesco, S. Luca e S. Lazzaro; lascia alla chiesa di S. Gerardo un calice d’argento del valore di tre once di carlini, da acquistarsi a cura degli epitopi; lascia al vescovo di Potenza, se ci sarà e celebrerà l’ufficio sul feretro del defunto, sei tarì, altrimenti non potrà avere nulla a pretendere; fa un legato in favore di Angelillo de Granno ‹ovvero de Gratiano ?› consistente in un appezzamento di terra nel territorio di Potenza, in contrada Conducti, a condizione che lui e i suoi eredi non possano venderla, donarla, permutarla o affittarla ovvero stabilisce, qualora vadano in deroga a quanto disposto, che detta terra passi nel possesso della chiesa di S. Gerardo; lascia ad Angelillo Ventre una terra in contrada San Lazzaro; lascia alla camera del vescovo di potenza un ortale; lascia a Barthomuccio e Ansaysio de Grannis ‹ovvero de Gratianis ?› un ortale da lui posseduto pro indiviso con loro, sito in contrada Pasti ‹ovvero Pasci›; lascia alla camera del vescovo un ulteriore ortale tenuto pro indiviso con Muccio de Bastiano in contrada Pasti ‹ovvero Pasci›, circondato su ogni lato da terre del vescovo; lascia al diacono Giacomo Ventre, suo consanguineo, un pezzo di terra in contrada Pasti ‹ovvero Pasci›; fa un legato alla luminaria di S. Gerardo consistente in un pezzo di terra in contrada Putei Falense, con metà di un pantano, la cui altra metà viene lasciata a Leonardo ‹de Moyse›; lascia alla luminaria di S. Gerardo un territorio in contrada Meli Cotogni (posseduto pro indiviso con Angelillo e Santillo Conte) e tutte le terre da lui possedute in contrada Vallone Dobussa; lascia alla Ss. Trinità un pezzo di terra in Matina de Grannis ‹ovvero de Gratianis ?›, dove si dice la Bufata; lascia al predetto diacono Giacomo Ventre la sua casa, un suppedaneo e due botti per il vino, a condizione che quando sarà sacerdote sia tenuto a celebrare una volta a settimana una messa per la sua anima, finché vive, mentre dopo la sua morte detta casa passerà nel possesso di volta in volta di un sacerdote della chiesa di S. Gerardo, unitamente all’obbligo di celebrare messe in suffragio; allo stesso Giacomo Ventre lascia due ulteriori botti; al predetto diacono Giacomo Ventre e a suo fratello Angelillo lascia due materassi, una trapunta, un tappeto e un cuscino pieno di penne; lascia all'ospedale di S. Spirito e all’ospedale di S. Giacomo di Potenza la restante parte della biancheria da letto da lui posseduta, la cui consegna è affidata ai suoi epitopi; lascia a suor Loysia sua nipote sedici tomoli di frumento (che le doveva), quindici tarì e un mantello del prezzo di quindici carlini; lascia a Fusotto de Melfia, suo parente, tre tarì; ad Angelillo Ventre dieci tarì e quattro tomoli di frumento; a Merardo de Casalaspro, suo parente, due tarì; a Barthomuccio due tarì; a Comina de Puteo quindici tarì e otto tomoli di frumento; ad Angelillo de Granno ‹ovvero de Gratiano?› una botte di nove salme, un vineale in contrada de Granno ‹ovvero de Gratianis ?› e una vigna nella stessa contrada, vicino a detto vineale, con l’uva da vendemmiare, a condizione che rinunci alla parte a lui spettante di un’ulteriore vigna in favore del fratello Nicola (con cui la possiede in comune); lascia alle monache di S. Luca che presenzieranno ai suoi funerali quattro tarì e mezzo; alle monache di S. Lazzaro tre tarì; a Clemente de Grosso suo padrino speciale due tarì; a Giacomo Ventre un saccone blu pieno di cotone; ad Angelillo Ventre una tunica blu; lascia i suoi ulteriori vestiti ai predetti Giacomo e Angelillo; lascia al diacono Angelillo domini Ylarii, per le sue fatiche, sei tarì; ad Antonio de Gatta ‹ovvero Gaeta›, per i servizi resi in qualità di epitropo, sei tarì; da ultimo, designa quali propri epitopi Leonardo de Moyse, il diacono Giacomo Ventre, Antonio de Gatta ‹ ovvero Gaeta› e il diacono Angelillo domini Ylarii.
bibliography
- ASNa, Regia Camera della Sommaria, Diversi, 1a numerazione, Dip. Somm., I, 309, n. 4bis, cc. 181r-184v, n. 58 [S].
- Rendina, Istoria della città di Potenza cit., ediz. Abbondanza, p. 272 (notizia riportata sotto l'anno 1399); ediz. Villani-Mariano-Caserta, pp. 276-277; Pedìo, Cod. e cart. Potentino, pp. 340 (sotto l’anno 1399).
teibody
(c. 181r) In nomine domini nostri Iesu Christi amen. Anno a nativitate ipsius millesimo tricentesimo nonagesimo secundo, regnante serenissimo domino domino nostro ‹sic›
Nos ‹sic› condita vel etiam ordinata seu ordinatas, sub quacumque verborum serie sive forma, volens et mandans quod hec sit sua ultima voluntas et quilibet sibi quocumque iure succedens teneatur efficaciter adimplere. In primis, quia heredis institutio cuiuslibet testamenti dignoscitur esse capud, dittus testator instituit, ordinavit et fecit sibi heredes dopnum ‹sic›, reliquam nam medietatem ditti pantonis dittus testator legavit dopno ‹sic› cum bastis bambacinis, par unum linteaminum, cultram unam ad telam tres, trappetum unum et plumatium unum plenum pennis, amore consanguinitatis; item legavit ‹sic› quod dittus ‹sic› ad bleventum plenum bombice; item legavit preditto
Così S forse perindumentis
Così S forse persuperbrachiis
Così S forse perinducentes
Così S perferetrum
Così S per ?presbyteris
Omissione in S
Ovverode Gratiano
(da docc. docevi, qui e in seguito)
Così S perPasci
(qui e in seguito)
Così S persancti
Così S per ?alia
Così S perAntonelli
Così S, in docc. coeviGaeta
(qui e in seguito)
Quod scripsi ego predittus ut supra notarius qui premissis omnibus vocatus et rogatus intefui ipsumque meo consueto signo signavi; superius autem ubi legitur «donare vel permutare», item alibi ubi legitur «donare vel permutare», ut prefertur, interlineatum et emendatum est per me predittum notarium non vitio, sed quia scribendo erravi, unde pro autentico habeatur. Quod scripsi ut supra
Ego
Ego dopnus
Ego dopnus
Ego
Ego
Così S perLacupensuli
(da doc. coevo).
notes alpha
notes int