Rionero in Vulture, 24 ottobre
Continuarono per tutta la giornata di ieri, dall’alba fino alla mezzanotte, le manifestazioni dell’affetto che la cittadinanza rionerese sente per l’on. Fortunato, e della compiacenza vivissima con cui essa ha accolto l’on. Luzzatti e i suoi compagni di viaggio.
All’alba ci destò la musica della banda cittadina, una brigatella di giovanotti che in due soli anni ha imparato moltissimo. Cosa notevole, la banda non è sussidiata dal municipio, e a formarla concorse la Banca popolare, iniziatrice, oramai, di ogni progresso materiale e morale in Rionero ed anche in altri Comuni, dove ha estesa la benefica sua influenza.
Alle 10, passando in mezzo a folla compatta e dignitosamente cortese, andammo alla sede del Municipio. V’era il sotto Prefetto di Melfi, signor Zecchini, presidente del tribunale, il procuratore del re, prof. Rubini, solerte preside dell’Istituto tecnico di Melfi, i Sindaci e i rappresentanti dei Comuni del Collegio e di quelli dove la Banca ha succursali, una Commissione mandata dalla Società operaia melfese, ecc. Dopo le presentazioni, s’andò tutti insieme alla Banca, dove l’on. Luzzatti volle esaminare minutamente tutte le ruote del congegno. Il direttore della Banca, signor Pierri, modestissimo giovane, quando concepì il pensiero di fondarla, ignorava fin gli elementi della computisteria: con perseveranza non comune, si mise allo studio, ed ora è tanto pratico di cose commerciali e bancarie da poter dare dei punti a parecchi che amministrano capitali assai grossi
A mezzogiorno eravamo già nell’elegante teatrino, anch’esso sorto per iniziativa di privati cittadini. Inutile dirvi che non v’era un posto vuoto, in platea, nei palchi, sul palcoscenico. L’onorevole deputato Fortunato presentò all’adunanza il prof. Luzzatti con quella gentilezza e nobiltà di parola ch’egli possiede in sì alto grado. Il presidente dell’Associazione fra le Banche mutue popolari - egli disse - è vecchia conoscenza dei cittadini di Rionero, perché la sua propaganda per la diffusione del credito popolare ci spronò all’azione. E rivolto all’on. Luzzatti, soggiunse: «Da parte di tutti i miei compaesani e di tutti gli ospiti gentilissimi, che hanno onorato di loro presenza questa nostra festa, io gli devo dire che noi festeggiamo non il chiaro uomo politico e l’illustre economista, ma il fondatore benedetto delle cento Banche italiane, di quei mirabili istituti che dalla mutuità e dal risparmio fanno sorgere il credito nelle classi meno agiate, di quelle prospere fratellanze che danno luce e benedizione al ceto meno eletto e meno fortunato»
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Continuando, l’onor. Fortunato ringraziò l’ospite egregio di aver preferito le Banche di Rionero e di Barile tra tutte le altre del Napoletano e nelle sue escursioni in questa terra nostra così benedetta da Dio, così difficile all’uomo per singolare tristissima vicenda politica; di aver apportato a noi con preferenza la parola amorosa dei nostri fratelli dell’Alta Italia, che nel Congresso delle Banche popolari a Bologna, vollero stabilire un fondo di soccorso e d’incoraggiamento per la diffusione del credito popolare nelle provincie meno avventurate e più lontane dal fuoco, diciam così, di queste istituzioni. Conchiuse invitando l’adunanza a salutare l’on. Luzzatti, e allora scoppiarono applausi lunghi e fragorosi.
L’onor. Luzzatti sorse in mezzo a profonda attenzione, e parlò per circa due ore. Mi riesce impossibile riassumere tutto quanto egli disse, ora con viva commozione, ora con calda eloquenza, e sempre chiaro, insinuante, incisivo. Felicissimo fu al principio del suo discorso, ritraendo l’impressione che il Congresso di Bologna ricevette all’annunzio che anche il Mezzogiorno d’Italia v’era rappresentato, ed al sentire la dipintura che il deputato Fortunato fece delle provincie meridionali. L’eloquenza del deputato di Melfi, «limpida e profonda come i laghi alpini», indusse il Congresso a dare al suo presidente l’incarico di cercar di promuovere nel mezzogiorno gl’istituti di credito popolare, i quali posson essere efficaci strumenti per portare a uno stesso livello, non solo economico, ma morale e intellettuale le diverse parti d’Italia.
L’on. Luzzatti lodò assai la Banca di Rionero, giudicandola «un organismo perfetto», il quale contiene i germi di molte e utili esplicazioni. Rilevò l’importanza economica e morale della diffusione del credito popolare, e spiegò come questo, fondandosi sulla previdenza e sul risparmio, sia il mezzo più adatto per la redenzione del proletario. Propose alla Banca di Rionero di diminuire alcun poco l’interesse del denaro, innalzando così la bandiera d’una sempre maggiore concordia tra il capitale e il proletario. Trattò, poscia, lungamente il problema di adattare le Banche mutue al credito agrario, del quale disse esser due le condizioni essenziali: che si faccia a lunga scadenza, ed a ragion discreta d’interesse. Veicolo del credito agrario dovrebbe esser un titolo, al quale si può dar nome di buono del tesoro dell’agricoltore. Infine manifestò il suo vivo compiacimento per aver trovato che la Banca di Rionero promuove la previdenza, il risparmio, e conchiuse mandando un saluto all’operaio previdente ed economo.
Non vi descrivo l’entusiasmo che l’on. Luzzatti suscitò nei suoi uditori; e mi contenterò di dirvi che, convinti da lui, nella prossima adunanza generale gli azionisti della Banca cureranno di tradurre in atto i suggerimenti ricevuti.
Poco dopo la fine della conferenza, andammo a Barile, paesello incassato in una fossa del Vulture. Molti de’ suoi abitanti, che discendono dai compagni di esilio di Scandeberg, parlano ancora l’albanese. La popolazione è assai povera, e non son pochi quelli i quali, invece di case, abitano grotte cavate nel fianco del monte. Quivi, due anni or sono, un altro giovane volenteroso ed energico, Vincenzo Piacentini, fondò una Banca mutua popolare, con azioni di sole venti lire. Oggi è solidamente costituita.
L’on. Luzzatti fu largo di lodi e di consigli al Piacentini, e tornò soddisfattissimo a Rionero.
A cura del direttore della Banca, ieri sera gli ospiti di Rionero sedettero a lauto banchetto di cinquanta coperti. Al dessert parlarono l’on. Fortunato, l’on. Luzzatti, l’on. Pavoncelli, il cav. Pierro, sindaco di Rionero, il prof. Rubini, l’on. Sonnino, il Procuratore del re, il prof. Tammeo, l’avv. Vitelli ed altri di cui mi sfugge il nome. Anche il signor Cavalieri e il vostro corrispondente, tirati in ballo dall’on. Fortunato, dissero poche parole. Così finì con allegrezza e soddisfazione generale, come era cominciata, la festa di Rionero.
Mi son limitato a scrivervi la semplice cronaca della nostra visita; voi mi permetterete di rimandare le impressioni e le considerazioni ad altro tempo.