Non meno del signore, ci son noti gli artefici della nuova fabbrica di Santa Maria di Perno.
Essa fu l’opera di una maestranza di operai della città di Muro, che ebbe vita tra lo scorcio del secolo XII e il principio del XIII, forse iniziati all’arte da quell’
Ingus protomagister
, da quel
Iobes cognonime Cito
e da quel
Iobes Musaneri
, tutti tre cives melfienses, i quali nel 1100 costruirono in Muro il bel ponte alle Ripe
.
Capo della maestranza era, senza dubbio, quel Sarolo o Sarlo, che dopo aver innalzato la chiesa e scolpito la porta di Santa Maria di Perno, fu nel 1209 architetto del campanile e autore de’ bassorilievi della cattedrale di Rapolla, menata a compimento, nel 1253, da Melchiorre da Anglona. Egli ebbe a compagni il fratello Ruggero da Muro, che la iscrizione di Perno rammenta, et alii magistri Murane civitatis: fra essi, certamente, quel
magister Bartholomeus
fabricator de
Muro
, il quale, insieme con Sarolo, figura tra’ testimoni dell’atto notarile di Margherita di Balvano del maggio 1200.
Un terzo lavoro – non più dubbio oramai – di Sarolo, è la chiesa dedicata alla Madonna delle Grazie, in quel di Muro, conosciuta sotto il nome di Santa Maria di Capitignano: essa «è meglio conservata, rimpetto a quella di Perno, non fosse altro perché non ha subita alcuna modificazione nel fabbricato, mantenendosi, benché rabberciata qua e là, nella sua forma primitiva». Una chiesetta del tutto simile al santuario di Capitignano, così da sembrare al BERTAUX opera dello stesso architetto, è quella di San Michele nella città di Potenza, che a torto il LENORMANT fa rimontare al Mille.
Checché sia di ciò, è bene osservare, che anche il Tempio di San Lorenzo in Tufara, extra muros
Pescopagani
, è identico, nell’antica sua pianta, alla chiesa di Perno: al pari di questa, l’edificio ha tre navate, divise da tre coppie di colonne a sezioni quadre, e da due pilastri, uno per ciascun lato; ed esso, quel che è più, ha tuttora le tre absidi terminali, sostituite a Perno da un’ampia crociera. È evidente, che l’uno servì di modello all’altro. Ma se e di quanto San Lorenzo in Tufara, opera di due ignoti maestri locali, Franciscus et Paulus, sia stato anteriore o posteriore alla costruzione di maestro Sarolo, noi non possiamo dire con sicurezza, perché la vecchia iscrizione della porta, variamente e malamente trascritta nei secoli XVI e XVIII, è andata, da tempo, perduta. Secondo alcuni, quel tempio rimonterebbe al 1100; secondo altri, e con maggiore fondamento, come io credo, al 1320.
Quando, poi, e come sia stata rinnovata o, meglio, deturpata la chiesa di Perno, risulta chiaramente da una inquisizione del 1565, che è riprodotta in un processo della Curia del Cappellano Maggiore. Dell’opera di maestro Sarolo non rimane, com’è noto, se non la metà anteriore dell’edificio, essendo di nuova costruzione l’altra metà, ossia la crociera. Or la opinione più diffusa è, che questa rimonti all’anno dopo il tremuoto dell’8 settembre 1694. Ma quel tremuoto, che non danneggiò molto la chiesa, essendo provato che allora non occorsero se non poche riparazioni, diede pretesto al vescovo di Muro di affermar cosa non vera, per quanto verosimile: quella, cioè, di averla quasi interamente rifatta, perché a terribili terremoti dirutam, come era detto in una pomposa iscrizione collocata su l’altare di San Guglielmo. In realtà, la chiesa di Perno, o per effetto di lungo abbandono, o per danni patiti nel precedente tremuoto – non meno terribile – del 5 dicembre 1546, «steva derelicta, senza prite né frate, et in essa non si officiava né si celebrava il culto divino», essendo «cascata insieme con le sue habitazioni», e trovandosi «molto abbandonata et tutta ruinata de mura scoperte», quando nel 1550, per ordine di don Luigi De Leyva, principe di Ascoli e signore di Atella, il governatore spagnolo Giovanni Salamanca faceva «fabricare le lamie di detta ecclesia et le habitationi de li frati, et fare una bellissima cona, che ce possetti spendere, per ditte fabrice et cona, da cinquecento ducati in circa, ultra tante infinite iurnate de Vassalli de Santo Fele et de Atella, vacate per commandamento et per servitio de l’illustrissimo signor Principe». – La «bellissima» cona del 1550 è la inelegante crociera dell’oggi.
H. W. SCHULZ, Denkmaeler der kunst des Mittealters in Unter Italien, Dresdam 1860, p. 315. – Cf. L. MARTUSCELLI,
Numistrone e Muro Lucano
, Napoli, 1896, p. 33.
MARTUSCELLI, ib., p. 449.
F. LENORMANT, À travers l’Apulie et la Lucanie
, Parigi, 1883, vol. I, p. 188. – Cf. BERTAUX, I mon. med. della regione del Vulture.
Per Monsignor D. Pietro Panfili Colonna o sia della Badia di S. Lorenzo in Tofara di Pescopagano e del dritto della S. Sede in su della Medesima, Napoli, 1766, pp. 8 e 21 (Bib. della Soc. Stor. Nap., 2ª st., VIII, C, 8).
DI MEO, ib., vol. X, p. 258: monsignor Pescara, della cui trascrizione è cenno nel Di Meo, fu arcivescovo di Conza dal 1574 al 1584 (UGHELLI, ib., vol. VI, p. 824). Cf. LUPOLI, Synod. Coms. – Il BERTAUX, il quale visitò San Lorenzo nel 1897, scrive che «nella misera ricostruzione del 1542 si scorgono a stento alcuni frammenti di un arco trionfale el 1200». Il ricostruttore fu Cesare Gesualdo, barone di Pescopagano e signore di Ruvo del Monte.
Arch. di Stato in Nap., Capp. Magg., proc. N. 1771, fasc. 76-77, dal fol. 27 al fol. 56. Processus R.mi Episcopi Nolani in presenti Regno nuntii Sue Santitatis cum Magnifico Procuratore fiscali Regii Patrimonii super exequtione literarum Abatie Sanctae Mariae de Perno.
Murana seu Melphien. Iurisdictionis, apud Sac. Cong. Con., pro Epis. Melph., Summarium, Romæ, typis de Comitibus, 1712 (Bib. della Soc. Stor. Nap., XIV, A, 28).