I percorsi di Giustino Fortunato

date

1907

author

Fortunato, Giustino

title

Commemorazione di Emanuele Gianturco

summary

bibliography

  • Fa parte di: "Il Mezzogiorno e lo Stato italiano. Discorsi politici (1880-1910), vol. II, Bari, Laterza, 1911, pp. 383-386.

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Consentite, onorevoli colleghi, che in nome de' deputati della provincia di Basilicata, che ebbe Emanuele Gianturco tra' migliori suoi figli, io mandi alla memoria di lui, da quest'aula dov'egli per sette legislature esercitò tanta potenza d'ingegno e tanta signoria di parola, il devoto ultimo saluto de' suoi corregionari.

Se — or sono tre anni — Emanuele Gianturco, obbedendo meno a' moti dell'animo che alla voce del dovere politico, optò in favore del primo collegio di Napoli, la città nobilissima e buona a cui da secoli fanno capo tutte le genti del Mezzogiorno continentale; se qui, su lo scorcio del '904, tre volte eletto, egli tornò compagno a noi di Basilicata, non più nostro duce, quale lo desiderammo per lo innanzi e lo avemmo: Emanuele Gianturco fu e rimase, fino agli estremi suoi giorni, l'uomo essenzialmente rappresentativo della sua e nostra terra natale, una terra non bella né feconda, ma da tempo assuefatta alle prove più dure, austera, semplice, pensosa; o, se vai meglio, rimase quello che fu sempre, uno spirito spiccatamente, manifestamente italico, cosi nella grande vigoria dell'intelletto, come nella infinita bontà e purezza del cuore (Bene!). Questa, senza dubbio, la sua nota distintiva, poiché in lui le idealità del pensatore e la genialità dell'artista si associarono, e in modo veramente insolito, con le doti positive e sane del carattere, con la scorta sicura e rigida del senno pratico, che lo spinsero a vita sempre più intensa e pronta; ond'egli — avvocato, professore, deputato, ministro — ebbe sempre in sé fermamente congiunti il culto della scienza e l'amore dell'arte, l'acutezza dell'analisi e la pienezza della sintesi, la dottrina e la esperienza: tutto un mondo interiore, che fatto proprio da mirabile forza di assimilazione, si esprimeva, per singolare dono di natura, con una eloquenza vivace e pacata, ornata insieme e lucida, la cui eco durerà a lungo qui dentro, modello di squisita eloquenza parlamentare (approvazioni ) .

Ben dunque si appose chi lo disse uomo dalle molte anime, poiché, in realtà, egli fu tra' pochi privilegiati, per i quali tutte le manifestazioni della vita intellettiva si traducono assai facilmente in attività vere, non immaginarie né fugaci. «Chi non stima la vita, non la merita»: questo il celebre motto leonardiano, che gli fu guida e divisa, da' primi anni giovanili, nell'operoso vario cammino della propria esistenza.

Vario il cammino, e con equo sereno passo percorso; ma breve, pur troppo: che il terribile male, da lui eroicamente affrontato, tutt'a un tratto gì' insidiò e gli spense la vita, cinquantenne appena, — lui primo a sparire dal novero de' maggiori nostri uomini politici, cresciuti ed educati dopo il '60; gliela spense poco avanti il pieno suo meriggio, allora che alla gloria del nome poc'altro mancava, se già gloria non è, ed io fermamente credo che sia, l'aver data soluzione, negli ultimi febbrili mesi della sua carriera ministeriale, a tutte le più gravi urgenti questioni riguardanti la politica generale de' pubblici trasporti: se gloria non è, e la commossa riconoscenza del popolo napoletano dice che sia, l'avere condotto a termine e il riordinamento degli edifizi universitari e, più ancora, i nuovi provvedimenti per l'assetto industriale di Napoli, la città di sua elezione e di lavoro, la patria de' cari suoi figli. Breve, pur troppo, quel cammino; assai breve, in particolar modo, per noi suoi comprovinciali, che a lui ormai sapevamo di essere tanto più spiritualmente avvinti quanto meno l'assenza e la lontananza avevan potuto, come che fosse, scemare in veruna guisa l'affetto e la stima, che sempre con lui ci avevano fraternamente uniti (bene).

Perché, onorevoli colleghi, la scelta che egli fece di rappresentar Napoli, non significò punto né oblio né abbandono dei primi suoi amici e compagni; che, anzi, da allora il generoso cuore egli volse più intento alla provincia nativa, molte volte affermando, che oggi più che mai sentiva di amarla passionatamente, di doverla ognora amare, soleva ripetere, per la memoria de' dolori sofferti da' padri, per la fiducia che a’ figli sarà un giorno fatta giustizia. E con che calda tenerezza, con quale irrequieta bramosia di indagane egli aveva ripreso a studiare l'immane problema della emigrazione, vivamente interessandosi alla triste sorte di tutta una regione, condannata poco meno che a rimaner vota di abitanti; già or sono alcuni anni, se rammentate, egli aveva costituito del suo, presso il dicastero degli Esteri, co' lucri professionali della causa per il naufragio della «Utopia», un primo fondo speciale di sussidi per i contadini emigranti della provincia, intitolandolo all'amato nome di quella che gli fu degnissima consorte in vita, come gli è stata, ahimè!, suprema consolatrice al capezzale di morte. E si riprometteva, intanto, di visitarla più spesso, di percorrerla tutta, la vasta nuda silenziosa terra de' suoi padri, — verso la quale era sempre diretta la più fervida ambizione della sua vita politica: riscattare, cioè, redimere dalla doppia servitù della miseria e della ignoranza coloro in mezzo a cui era nato, e da' quali, fanciullo, si diparti sconosciuto in cerca della fortuna. La fortuna, soggiungeva, gli aveva sorriso, ed egli voleva ripagare di tutto sé stesso quelli che lui, poco più che trentenne, elessero unanimi loro rappresentante al Parlamento. Come dimenticare quel felice tempo, passato ormai da anni?

«Oh fiore della primavera intellettuale lucana», esclamava, due anni e mezzo fa, sul feretro del suo e nostro amico Giuseppe Plastino, anche lui tolto anzi tempo, e crudelmente, alla vita: «oh cari giorni, de' quali più cara è la memoria, sacri non solo alle speranze ed a' sogni, ma ben anche alle dure lotte per la vita e per la gloria!» Que' giorni, non so, forse perché in cuor suo presago della fine, più volte rievocava durante gli ultimi mesi, lasciandosi andare a premurose, ad affettuose domande. Possibile, si chiedeva, non debba laggiù risorgere l'antica fede, e presto rinascere que' lontani anni della nostra primavera politica? Possibile anche noi sovrasti la minaccia, che dispersa ogni buona tradizione, anche da noi si smarrisca la retta via, fatta di sincerità e di decoro, — una via, certo, non agevole né sicura, ma l'unica che il dovere additi, perché sempre ci si liberi degli amari frutti della corruzione e della decadenza? Questi i ricordi che egli richiamava alla mente, questi i trepidi auguri che rifaceva a me, andato a salutarlo, qui in Roma, poco prima delle vacanze estive!

Or io, e insieme con me i pochi superstiti di que’ lontani anni, oh, noi non ignoriamo d'aver fatta opera pur troppo scarsa, andata già, o prossima ad andare, in dimenticanza! se il buon volere non mancò, le forze fallirono, e non ingiusto ma pietoso scenderà su di noi l'oblio. Ma un pensiero ci conforta, ed è che di quella opera, molto più in là degli stessi suoi fini immediati, ben oltre i confini della povera nostra provincia, un nome sopravviverà a lungo, assai dopo il pianto e la esaltazione dell'ora novissima (bene!]); un nome non pure familiare a' più umili abitatori del patrio Appennino, ma noto e caro a tutta Italia: Emanuele Gianturco (Benissimo! Approvazioni).

Per questo, ed anche perché non immemore del molto bene morale che a me venne da lui, mio amico e fratello della prima sua giovinezza, voi permettete io ascriva a grande onore poter qui risalutare, da parte di tutti i deputati di Basilicata, e, per essi, di tutt' insieme i nostri corregionari, quel nome a cui la Camera italiana, come or ora ha detto l'illustre nostro Presidente, rende oggi pubblica testimonianza di benemerenza nazionale. Sia esso il genio tutelare della provincia, e valga, occorrendo, a ridestare, a riaccendere tra noi il desiderio di quella mèta luminosa e pura, cui la nuova Italia così faticosamente aspira! (Vivissime approvazioni. Applausi prolungati. Moltissimi deputati si congratulano con l'oratore).

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